Il nodo del consorzio industriale

Cosib, i Comuni pagano le quote arretrate ma non mancano le polemiche: “Verifica superficiale e pretestuosa”

“Mai al Consorzio è stato chiesto un controllo delle quote per avere diritto al voto, né si comprende cosa si intenda: il consorzio delibera l’esclusione al voto” . Così Francesco Roberti, sindaco di Termoli conferma quanto già sollevato da Primonumero.it , e insinua il dubbio sulla regolarità procedurale delle passate elezioni. Intanto quattro dei cinque comuni morosi corrono ai ripari e si mettono in regola. Il quinto, San Martino in Pensilis, per voce del proprio sindaco dice di non essere moroso ma di avere in conti in regola. Una smentita che evidenzia la superficialità della verifica effettuata e di come la stessa fosse solo un escamotage politico per far saltare accordi già fatti.

Giovedì 22 ottobre, dopo oltre un anno e mezzo di commissariamento, il Consorzio per lo sviluppo industriale del basso biferno (Cosib) avrebbe dovuto eleggere e nominare il nuovo Presidente e il relativo Comitato direttivo. Ed invece l’assemblea del Consiglio generale, dove sono presenti gli otto comuni facente parte del consorzio, più l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Termoli , non si è svolta.  Meglio, non si è mai costituita perché in via preliminare il presidente facente funzioni, Gianfranco Cammilleri, comunica che, dopo una verifica, cinque comuni su otto non risultano in regola con il versamento delle quote associative. Ragion per cui, non potendo raggiungere il numero legale, lo svolgimento dell’assise veniva rinviata.

La procedura adottata  non è piaciuta a Giovanni Di Matteo, sindaco di San Martino in Pensilis: “ […] dubbi sulla correttezza della decisione e della procedura di contestazione della morosità adottata dal Presidente meriterà il giusto approfondimento […]”. Ma neanche al primo cittadino di Termoli Francesco Roberti: “Mai al Consorzio è stato chiesto un controllo delle quote per avere diritto al voto, né si comprende cosa si intenda: il consorzio delibera l’esclusione al voto”.

A richiedere la verifica è stato Raffaele Primiani, sindaco di Ururi che raggiunto telefonicamente da Primonumero.it dichiara: “Nello scorso mese di giugno  l’ente consortile ci aveva inviato una nota di sollecito in merito al versamento delle quote. Nei giorni scorsi, dovendo fare una variazione di bilancio comunale, ho controllato se avessi provveduto al pagamento. A questo punto, dato che Ururi è un comune virtuoso, ho chiesto che si facesse una verifica”.  Nulla da eccepire sulla trasparenza e regolarità mostrata da Primiani, ma: perché richiedere la verifica poche ore prima della convocazione del Consiglio generale? Non si sarebbe potuto chiedere un incontro preliminare per verificare la regolarità sul versamento delle quote?

“Qualora il Consorziato non provveda al pagamento, in tutto o in parte, della quota di conferimenti o contributi di cui all’art. 7: in tal caso, per il mancato pagamento di un solo esercizio, il Consorzio delibererà la sospensione del moroso dal voto negli Organi, mentre in caso di ritardo nel pagamento di quanto dovuto per due esercizi consecutivi, il Consiglio Generale delibererà l’esclusione dal proprio consesso”. Così recita l’articolo 5, comma 3, dello Statuto del Cosib. Articolo che se fosse rispettato alla lettera avrebbe dovuto escludere dal Consiglio generale diversi comuni membri tra cui Petacciato, che con ogni probabilità esprimerà il nuovo Presidente, che ha provveduto a colmare la propria morosità solo nei giorni scorsi: subito dopo il rinvio dell’assemblea del Consiglio generale del 22 ottobre scorso. Così come gli altri enti morosi: Portocannone, Termoli e San Giacomo degli Schiavoni.

Verifica richiesta all’ultimo momento che, più un controllo sulla regolarità (che è sempre lecito e giusto fare), sembra un espediente tattico per far saltare accordi già presi dalla nuova maggioranza politica nata nell’ente consortile.

Due sono i fatti che fanno propendere per questa seconda ipotesi: il comunicato stampa di commiato del presidente uscente Gianfranco Cammilleri la mattina di giovedì 22 ottobre (giorno di convocazione dell’assemblea); la superficialità dei controlli:  tra i cinque comuni morosi, secondo il Cda, c’era San Martino In Pensilis. Un errore gravissimo per Di Matteo: “Il Comune da me rappresentato, incluso tra i presunti morosi, moroso non era affatto! Infatti, aveva provveduto a tempo debito al pagamento delle quote; quelle contestate, riferite alle annualità 2017 e 2018, rispettivamente il 14/03/2018 e il 11/05/2018 ( mentre quelle del 2019 e il 2020 risultavano regolarmente pagate); ma questo non rilevava al solerte Cda convocato in tutta fretta pochi minuti prima del Consiglio”.  

Fa riflettere di come uno degli enti più indebitati verso il Consorzio fosse Petacciato, comune che esprimerà, con ogni probabilità la presidenza. Nell’ultima determina, datata 22 ottobre, vengono “saldate” tre annualità (2018, 2019, 2020) per una cifra complessiva di 5.343,78 euro così suddivisa: 1.968,22 euro per il 2018; 1.438, 85 euro per il 2019; 1936, 71 euro per il 2020. Il Cosib, a onor del vero, aveva sollecitato i comuni  al pagamento delle quote già da mesi. A conferma di ciò c’è la determina del 22 giugno dell’ente guidato da Roberta Di Pardo che si impegnava a pagare altri 4 anni di ritardo, quelli che vanno dal 2014 al 2017 per una somma complessiva di 7.760,28 euro. In definitiva Petacciato ha dovuto versare tra giugno e ottobre complessivamente 13.104,06 euro nelle casse del consorzio. Ciò che è mancato, da parte del Cosib, è stata la verifica sull’avvenuto pagamento o meno.

Diverso il discorso per Portocannone. Quanto mette in evidenza il sindaco di Termoli Roberti, “Portocannone, comune in dissesto, non ha mai pagato le quote”. E’ vero in parte. Iniziamo con il dire che il giorno 23 ottobre con due distinte determine, il comune guidato da Caporicci ha dato mandato di eseguire i versamenti per gli anni 2019 e 2020: 1.269,45 e 1.248,29 euro.  Mentre per gli anni 2017 e 2018 le quote risultavano già versate, fanno sapere dalla casa comunale. Dalla quale, inoltre, fanno sapere che tutto ciò che va dal 2016 in giù è congelato, debiti compresi, per via del dissesto economico. Non smentiscono che qualche anno non sia stato pagato ma che, comunque, non è da addebitarsi all’attuale amministrazione bensì a quella passata. Governance locale che, tra le altre cose, esprimeva proprio il Presidente del Nucleo industriale e attuale Vice, Luigi Mascio.

Così come Petacciato e Portocannone, anche Termoli ha provveduto a versare le proprie quote, circa 36mila euro; e San Giacomo degli Schiavoni. Ururi versa circa 1.400,00 euro all’anno, mentre San Martino in Pensilis circa 2.400,00 euro. Guglionesi 2.648,91 euro.

Nell’attesa che una ulteriore verifica confermi materialmente il versamento delle quote di partecipazione, si attende la nuova convocazione dell’assemblea del Consiglio generale. Assise che potrebbe svolgersi nel giro di una decina di giorni o di un mese.

Piccola curiosità: a tempo debito Giuseppe Caporicci propose che l’ente fosse guidato da tecnici, da esperti del settore del marketing industriale. La proposta fu bocciata perché una delle obiezioni sollevate fu che lo Statuto non la contemplasse e che, quindi, lo stesso avrebbe dovuto subire delle modifiche. Eppure l’articolo 15 recita: Il Presidente è nominato dal Consiglio Generale, che può individuarlo anche al di fuori dei propri componenti, tra persone dotate di comprovate capacità ed esperienza manageriali”.

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