Nuovo decreto, vecchi problemi. Le disposizioni del dpcm del 13 ottobre scorso hanno (re)introdotto un corollario di obblighi e responsabilità ulteriori per i cittadini. Colpa del Covid e dell’ormai nota “seconda ondata”, di un timore in fondo mai definitivamente placato: quello di vivere e vedere scene già sofferte, qualche mese fa appena, patendo gli squilibri – emotivi, sociali ed economici – di un altro potenziale lockdown.
Mascherine anche all’aperto, per tutti. Un cambio di rotta varato, insieme ad altre misure restrittive specifiche, dinanzi alla crescita dei contagi osservata nelle ultime settimane. Ma la scelta ha portato, oltre alla prevedibile scorta di malcontento e musi lunghi, anche a una deriva non esattamente principesca dal punto di vista comportamentale.
Così come nel “periodo nero” della pandemia, sono tornate a far capolino anche nel capoluogo condotte poco gratificanti: mascherine abbandonate sull’asfalto, sui marciapiedi e nei pressi dei cassonetti dell’immondizia sembrano costellare di nuovo gli angoli urbani della città.
Basta fare un giro in strada per comprendere come, dalle arterie del centro a quelle più periferiche, la problematica sia tornata straordinariamente attuale: da via Marconi a via Roma, dal quartiere Vazzieri al corso è sin troppo facile incrociare sul proprio cammino dispositivi di protezione personale incautamente abbandonati dai rispettivi proprietari.
L.A.
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