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Tutti parlano di ricerca scientifica, pochi sanno cos’è e come funziona. “Mettersi in discussione sempre, come fa la scienza”

Orazio Pinti, giovane ingegnere aerospaziale, spiega come si dimostrano le teorie della scienza e perché la ricerca, bistrattata e snobbata, è così importante. “Senza le migliaia di menti costantemente al lavoro con l’unico scopo di farci superare questo momento di difficoltà, cosa succederebbe?” E’ bene ricordare che ogni cosa che usiamo e diamo per scontata oggi, che ci semplifica, migliora o salva la vita, è stato frutto di ricerca e sperimentazione scientifica avvenuta in un certo momento della storia.

Orazio Pinti

Orazio Pinti, 26 anni, è di Termoli e vive a Los Angeles. E’ laureato in Ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino e attualmente è Research Assistant, Ingegneria Aerospaziale, a Los Angeles, California

A cosa serve la ricerca scientifica? Ma poi, cos’è questa ricerca scientifica?

Tutto si basa sul paradigma del metodo scientifico, un modello di pensiero tanto semplice quanto potente. L’obiettivo è raggiungere verità assolute, oggettive, indipendenti da ogni preconcetto iniziale. Questo metodo si struttura sinteticamente come segue:

  1. Si osserva un fenomeno
  2. Si costruisce una teoria che cerchi di spiegare il fenomeno osservato
  3. Si fanno previsioni con la suddetta teoria
  4. Si effettuano esperimenti riproducibili per testare le previsioni.

Come scherzosamente sottolineava il fisico premio Nobel Richard Feynman, il metodo è anche molto democratico: se la tua ipotesi non passa il test finale, ovvero se le previsioni non combaciano con le osservazioni, la tua teoria è sbagliata. Punto. Non importa chi tu sia, o quanto sofisticata la tua ipotesi possa essere.

Il metodo scientifico è un modello costantemente autocritico, che invece di accontentarsi solo delle osservazioni che confermano le ipotesi iniziali, si sforza di cercare e costruire test ed esperimenti (mentali o fisici) atti a stressare la teoria sotto esame, per trovarne i limiti e possibili falle. L’obiettivo è far fallire la teoria che si vuole provare vera, e finchè non ci si riesce, la teoria non è da gettare. Nessuna teoria è mai provata vera, è solo non ancora provata falsa.

Tale metodo potrebbe essere applicato, in senso lato, alla vita di tutti i giorni. Se facessimo un piccolo sforzo, si potrebbe facilmente evitare di cadere trappola di molte temute fake news e balordaggini che si sentono ogni giorno. Per amor proprio, dovremmo sempre mantenere allenato il nostro spirito critico senza mai abbassare la guardia, ed analizzare minuziosamente ciò che ci circonda e ci viene detto.

In questo approccio di continuo mettersi in dubbio risiede il cuore della scienza, che per quanto semplice non va affatto sottovalutato. Infatti, finora il metodo scientifico ha incontrato strabilianti successi e ci ha reso la vita molto migliore di quanto i nostri avi avessero mai potuto immaginare. “Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”, tanto per citare Arthur C. Clarke. E chi sono i futuri maghi?

Ogni anno, in Italia, tantissimi ragazzi speranzosi e appassionati di scienze e tecnologia (circa 200mila) si iscrivono a facoltà di matematica, fisica, chimica, biologia, ingegneria e via discorrendo. Cosa li aspetta? Dopo la laurea di I livello, solitamente di 3 anni, molti decidono di proseguire con la propria formazione, iscrivendosi ad un corso di laurea magistrale, della durata nominale di 2 anni. Dopo questi lunghi e duri anni di studio, uno si aspetterebbe che ci si metta finalmente a lavorare davvero, per iniziare a raccogliere i frutti delle nottate sui libri, passate a cercare di comprendere astrusi concetti che toccano gli arcani del mondo.

Eppure, qualche pazzo sceglie un’altra strada: continuare a restare in ambito accademico, magari facendo un dottorato, per fare ricerca su temi scientifici molto avanzati e pioneristici. Ma perché si dovrebbe scegliere questa strada? Non certo per i soldi, se mai vi fosse venuto il dubbio. L’obiettivo, intrinsecamente nobile, è quello di provare a spingere, anche di pochissimo, i confini della conoscenza umana verso nuovi orizzonti. Questo però non significa solo passare il proprio tempo a elucubrare su teorie astratte, per il solo amore dell’esercizio mentale e per testare la potenza dell’intelletto umano. Fa bene ricordare che ogni cosa che usiamo e diamo per scontata oggi, che ci semplifica, migliora o salva la vita, è stato frutto di ricerca e sperimentazione scientifica avvenuta in un certo momento della storia. Ogni singola cosa, partendo del telefono cellulare, passando per i voli di linea, fino ai vaccini. Se state leggendo questo articolo, devo assumere che non siete morti di polio. Credo sappiate cosa dovete ringraziare per questo. Se possiamo videochiamarci in tempo reale, scambiarci sorrisi sentendoci più vicini gli uni agli altri, se siamo arrivati a controllare la materia a livello atomico e a far orbitare una stazione spaziale attorno alla terra, lo dobbiamo alla scienza.

Fortunatamente, non dobbiamo pensare troppo al perché la scienza è così importante. Infatti, quale momento migliore per onorare i nostri scienziati-eroi se non durante una pandemia? Senza le migliaia di menti costantemente al lavoro con l’unico scopo di farci superare questo momento di difficoltà, cosa succederebbe? Quindi forse quei pazzi non sono poi così pazzi, e accettano ogni giorno di lavorare in condizioni quanto meno opinabili, con pochi mezzi e tanta dedizione, per il solo amore della scienza e quindi di noi tutti.

Purtroppo, l’Italia vive da anni il problema degli scarsi fondi alla ricerca, e dopo aver costosamente e faticosamente formato scienziate e scienziati di prima classe, deve salutare a malincuore queste giovani menti, che troppo spesso si vedono costrette a salpare in cerca di migliori opportunità. Quindi, forse, è arrivato il momento di smetterla di preoccuparci delle persone che arrivano in Italia, ed iniziare a contare i giovani costretti a partire. Perché, forse, se ci impegniamo davvero, qualcosa può cambiare, e scegliere di diventare uno scienziato, in Italia, non sarà più un sacrificio, ma un’ambizione. E la voglia di lavorare per migliorare il mondo ad aiutare il prossimo sarà una scelta ripagata, e non piena di compromessi. Come suggerisce il fisico Brian Greene: “Quando i nostri bambini ammireranno i grandi scienziati allo stesso modo dei musicisti, attori o sportivi, la civiltà passerà al livello successivo”.

 

 

 

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