La Sala del Regno di via San Lorenzo a Campobasso è chiusa. “Non ci riuniamo da sette mesi, dal periodo del lockdown, per rispettare le regole anti-contagio”: è una delle prime precisazioni che arriva dal movimento religioso dei Testimoni di Geova dopo la notizia di un caso di positività al coronavirus registrato all’interno di una famiglia di Baranello. L’infezione è stata comunicata ieri (20 settembre) dall’Azienda sanitaria regionale nel consueto bollettino.
“Da mesi svolgiamo le nostre riunioni in videoconferenza“, ha riferito a Primonumero uno dei rappresentanti del gruppo religioso. “Basta andare sul nostro sito, Jw.org, per avere tutte le informazioni”.
Sul sito c’è un apposito avviso che esplicita che le adunanze sono state sospese proprio a casa dell’emergenza sanitaria.
Non solo. “Proprio per evitare rischi abbiamo deciso anche di sospendere le attività di diffusione casa per casa“. Due elementi che potrebbero rivelarsi fondamentali dal punto di vista della diffusione del contagio che quindi potrebbe essere limitato grazie ai comportamenti virtuosi assunti dal movimento religioso dei Testimoni di Geova. Il chiarimento dunque potrebbe contribuire a tranquillizzare la comunità dove nelle scorse ore ha creato scompiglio la notizia dell’infezione da coronavirus riscontrata a Baranello che ha risvegliato ‘vecchi’ timori. A Campobasso, del resto, uno dei focolai più importanti di questa estate è stato rilevato all’interno di un gruppo religioso, quello dei neocatecumenali, di cui faceva parte la famiglia venezuelana arrivata il 7 luglio nel capoluogo e ospitata nei locali dell’ex convento di Sant’Antonio da Padova.
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