Nell’anno in cui manifestazioni ben più radicate nella tradizione molisana hanno ceduto il passo alle restrizioni anti Covid-19, il Cvtà Street Festival è stato un mezzo miracolo. Alice Pasquini, in arte Alicé, non nasconde le difficoltà ma al tempo stesso sottolinea il messaggio. “La resilienza dei residenti ha portato a creare qualcosa che sta cambiando le sorti del paese”.
Romana ma con forti radici a Civitacampomarano, Alice Pasquini è la donna che potrebbe aver invertito la rotta. “Sei anni fa ricevetti una mail da Ylenia (Carelli, ndr) che da presidente della Pro Loco mi chiedeva di venire a dipingere qui”. È bastato poco per far scattare la scintilla. Dalle prime opere di Alicé sono arrivati grazie alle sue conoscenze tanti altri artisti da tutto il mondo. “Oggi abbiamo più di 30 opere e installazioni”.
Civitacampomarano è ormai un museo a cielo aperto, visitata quotidianamente da turisti che ne hanno sentito parlare alla tv o hanno letto e visto delle immagini sul web. Tanto che di recente un circolo è stato riconvertito in bar e qualcuno sembra intenzionato ad aprire un ristorante.
Quello di quest’anno è poi un piccolo capolavoro. Impossibilitati a raggiungere Civita, gli artisti hanno guidato a distanza i residenti nella realizzazione di merletti, palline colorate, panni stesi colorati. “La reazione istintiva è stata di bloccare tutto, ma poi i cittadini mi hanno detto: ‘Il festival è nostro, non ci abbandonare’. Questa comunità non si è arresa ed è molto interessante riflettere: di chi è l’arte, di chi la crea o di chi la fa?”.
Un altro punto a favore della rinascita di Civitacampomarano. “Il festival ha un po’ cambiato il destino di questo piccolo borgo medievale difficile da raggiungere. Passo dopo passo l’utopia diventa sempre più realtà”.
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