La storia controcorrente

Lezione anti razzismo dal Molise: il pakistano Alì muore d’infarto a Sepino, lanciata una colletta per la sepoltura in patria

Si è spento improvvisamente a 47 anni l'uomo che dal 2016 era arrivato in Italia. Da qualche tempo viveva nel piccolo paese dell'area matesina, dove stava provando ad integrarsi e aveva trovato un'occupazione per regalare condizioni di vita migliori ai suoi quattro figli e alla moglie. Per sostenere le spese per il rientro della salma l'associazione Dalla parte degli ultimi ha organizzato una raccolta fondi.

Ali Amjad è morto a 47 anni agli inizi di settembre. Abitava a Sepino, il piccolo centro della provincia di Campobasso. Era sfuggito alla povertà del Pakistan, e per integrarsi meglio nel paese molisano a quasi 50 anni era tornato a scuola per imparare l’italiano. Poi si era rimboccato le maniche e aveva iniziato a lavorare in un’azienda del luogo.

Alla sua famiglia, che era rimasta in Pakistan, aveva promesso di tornare a vivere tutti insieme non appena le condizioni economiche glielo avrebbero consentito. E invece un arresto cardiaco che non gli ha lasciato scampo: ha drammaticamente messo improvvisamente fine al suo progetto, ha interrotto il suo sogno di regalare una vita più dignitosa ai suoi quattro figli e alla moglie.

A rendere ancora più tragici i contorni di questo dramma è l’impossibilità per la famiglia di sostenere economicamente i costi per il rientro della salma in Pakistan e dare ad Alì una degna sepoltura. L’unico modo per pagare le spese era organizzare una colletta: questa l’idea dell’associazione  ‘Dalla parte degli ultimi’, l’ente che gestisce a Sepino il progetto ‘Siproimi’, che prevede “anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico”, come si legge sull’apposito sito Internet.

Un segno di vicinanza alla famiglia dello sfortunato 47enne che aveva provato a costruirsi una nuova vita in Molise, terra tradizionalmente accogliente che ha l’occasione per confermare la sua generosità e lanciare un messaggio di solidarietà ad un Paese che sembra ‘intriso’ da nuovi sentimenti razzisti. Particolarmente emblematici gli ultimi episodi, dalla brutale morte del giovane Willy ucciso di botte a Colleferro agli insulti razzisti alla candidata alle Regionali in Veneto, Assia Belhadj, di origini algerine.

“Alì – riferiscono dall’associazione – era un uomo pakistano di 47 anni che, come molti suoi connazionali, è stato costretto a lasciare la sua terra per cercare un posto sicuro dove poter vivere in pace, lavorare e un domani ricongiungersi con la sua famiglia. Arrivato in Italia nel 2016, Alì era stato accolto in diversi centri di accoglienza straordinaria, fino ad arrivare a Sepino in provincia di Campobasso, una volta ottenuta la protezione internazionale.

A Sepino Alì aveva iniziato una nuova vita, quasi cinquantenne si era messo in gioco tornando tra i banchi di scuola e aveva svolto un tirocinio formativo presso un’azienda del posto. Tutto pur di riuscire un giorno a dare una vita dignitosa ai propri cari che da lui dipendevano. Alì aveva una moglie e quattro bambini, salutati con la promessa di vivere finalmente presto tutti insieme. Purtroppo il cuore fragile di Alì non ha retto e in una notte di inizio settembre ha smesso di battere. Arresto cardiaco”.

Chiunque volesse dare il proprio contributo può farlo contattando l’associazione Dalla parte degli ultimi al seguente indirizzo mail: dallapartedegliultimi@gmail.com o al numero 0874/98238.

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