A campobasso e jelsi

Minacce di morte e molestie: denunciati due stalker. Avevano reso un inferno la vita delle ex

I due ex fidanzati sono stati incastrati dai Carabinieri che hanno ricostruito la lunga escalation di violenze: molestie, insulti e messaggi. Le due donne avevano paura persino a uscire di casa per andare a lavorare.

“Devi morire”, “sei una str…”. Più o meno questi i messaggi che inviava alla ex compagna. Le aveva reso la vita un inferno: la inseguiva, la minacciava anche di morte, la offendeva. Telefonate continue e insistenti, di giorno e di notte. Tutto avveniva in un piccolo paese della provincia di Campobasso, Jelsi.

Lui, tossicodipendente e particolarmente violento, non si rassegnava al fatto che lei avesse deciso di troncare la loro relazione.

La ragazza, sempre più spaventata, ad un certo punto si è rivolta alle forze dell’ordine, temendo per la sua vita: aveva paura di uscire, perfino di recarsi al lavoro. Al termine delle indagini dei militari di Jelsi, che hanno attivato le procedure previste dal ‘codice rosso’, l’ex fidanzato è stato denunciato in stato di libertà per minacce ed atti persecutori.

carabinieri Jelsi

Storia simile quella avvenuta a Campobasso.

Anche in questo caso una donna, ormai sfinita dalle assidue e pesanti molestie messe in atto dall’ex compagno 40enne, ha raccontato tutto ai carabinieri che, trattando il caso come “codice rosso”, hanno celermente raccolto tutti gli elementi comprovanti gli atti persecutori da tempo messi in atto dall’uomo nei confronti della sua ex deferendolo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Campobasso per il reato punito dall’articolo 612 bis del codice penale.

I due stalker, la ricostruzione dell’Arma, “non si erano rassegnati alla fine dei rispettivi rapporti sentimentali con le loro compagne ed avevano iniziato a molestarle con continue telefonate, anche di notte, e con l’invio di migliaia di messaggi. Tanto che entrambe le vittime, avendo paura durante i loro spostamenti da casa al lavoro, erano cadute in uno stato di ansia che le aveva portate a modificare le loro abitudini”.

Inoltre, “le donne, prima di denunciare le loro pesanti condizioni caratterizzate da continui soprusi, hanno subito una lunga escalation di violenze e minacce confermate poi da evidenze investigative che hanno permesso ai militari dell’Arma operanti di deferire i relativi responsabili e porre fine alle angherie”.

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