Sacrifici e soddisfazioni sono gli stessi. Parola sua. “Tanto ti dà tanto, quando lavori e fai sacrifici, i risultati e le soddisfazioni arrivano e sono bellissime”. Martina Brandimarte, 20 anni esatti, racconta così la sua vita, in acqua ormai da sei. Una vita che da Termoli l’ha prima portata a Pescara e poi a Roma, fino ad approdare ad Ostia dove la sua società ha la sede. Gioca in Serie A come portiere della Lifebrain Sis Roma di pallanuoto.
Sport e studio sono ormai la sua vita quotidiana, con tutti gli annessi e connessi. Ovvero impegno, fatica, allenamenti ad orari improponibili per chi l’ascolta, lezioni da seguire, esami da preparare, studio matto e disperatissimo anche nel pullman che la porta con le compagne di squadra alle gare fuori dal Lazio. Ma a lei piace e va bene così. Perchè senza passione non si fa nulla e lei la passione per lo sport ce l’ha nel sangue, da sempre.
Gli allenamenti non finiscono mai. Nemmeno in quarantena e nemmeno in vacanza. “Sono entrata in acqua per l’ultima nuotata il 6 marzo. Ero tornata a casa a Termoli dalla mia famiglia con una sola valigia e mi sono fermata qui, per fortuna però mi allenavo con mia mamma a casa, poi quando la quarantena è stata allentata mi sono allenata anche con nonno al parco. E ora che sono in vacanza – racconta in un momento di relax al mare, dopo il bagno nelle acque termolesi – gli allenamenti non si interrompono. Dopo la nuotata al mare, vado al campo sportivo per rimanere in forma”.
Fisico scolpito e atletico, abbronzatura scura di chi al mare ci vive e giorni di riposo in famiglia con fratello, genitori, nonni e zii. La sua avventura in acqua è cominciata a San Salvo nella “Scuola nuoto” dove andava quattro volte a settimana “e dove sono entrata nella squadra di pallanuoto mista per divertimento, frequentavo la terza media e mi piaceva”. Da lì non si è più fermata.
Poi la sua vita cambia: passa al liceo scientifico delle scienze applicate e si trasferisce per gli allenamenti a Pescara. “Ogni giorno uscivo da scuola dieci minuti prima, mi ricordo benissimo i prof che mi guardavano male – racconta sorridendo – poi mangiavo, prendevo il treno e mi allenavo, riprendevo il treno e tornavo a Termoli dove mi mettevo a studiare. Quando avevo gli allenamenti alle 18.30 mi accompagnava mamma in macchina. E’ stata dura, impossibile dire il contrario”.
Lì incontra Paolo Ragosa, l’allenatore che la porta a Roma e la fa approdare alla Sis. “Era luglio 2015 e a settembre mi sono trasferita”. “Ho pianto tutto il tempo”, racconta la mamma Sabrina, anche lei una vita per lo sport, che si introduce nel discorso con disinvoltura. “Da allora – continua Martina – sono lì, all’inizio non ho giocato da subito con la rosa fissa, ma dal terzo anno sono entrata tra le 13 della squadra e faccio il portiere. Perché? Per caso, l’allenatore a San Salvo un giorno mi ha detto di provare durante un’amichevole perché ero senza ruolo e l’ho fatto, da allora non ho più lasciato la porta. Il mio allenamento è diverso dalle mie compagne, siamo 7 in acqua, un portiere e sei giocatori di movimento”.
Poi è arrivato Pierluigi Formiconi e infine Marco Capanna, l’attuale allenatore “che non è solo un allenatore, è anche una persona fantastica. Dico sempre che ha gli occhi anche dietro alla testa, non gli sfugge nulla e riesce a capire tutto. Siamo tornate il 3 giugno in vasca e ci ha rimesse in forma, ha fatto con noi i salti mortali per recuperare”.
L’accento romano racconta della sua nuova vita alle porte della Capitale. “Anche lì ho fatto tanto, ho frequentato il primo anno di liceo a Termoli, dal secondo al quarto ho frequentato a Roma perché la mia squadra si allenava lì, poi la società ha spostato la sede e siamo approdate a Ostia, dove ho concluso gli studi e mi sono diplomata. Ma da quando frequento la Sapienza, torno a Roma quotidianamente dopo essere uscita dalla vasca alle 7.30 del mattino”.
Ogni settimana affronta con la squadra le partite di Serie A che le vedono impegnate con altre sette squadre italiane, “da metà ottobre abbiamo il campionato, giochiamo di solito una volta in casa e una in trasferta, perciò spesso andiamo ad Ancona, Milano, Catania ed è bello arrivare in piscina e sentire l’affetto dei tifosi. Anzi, invito tutti a vedere le partite perché ci si diverte tanto e per noi è una vera e propria carica per fare bene”.
E il futuro? “Non lo so, spero tanto che a Termoli possano rifare la piscina del parco comunale, mi piacerebbe andare lì ad allenarmi e magari chissà anche a giocare con la mia squadra. E poi sogno le Olimpiadi“.
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