Quadro a tinte fosche

Molise, lo Stato si riprende 11 beni dalle mani della mafia. La commissione: “Col Covid aumentano estorsione e usura”

Il rapporto conclusivo della Commissione speciale regionale di studio del fenomeno della criminalità organizzata in Molise parla di “situazione variegata e che preoccupa”. Sul nostro territorio sono stati confiscati 11 beni nel solo 2019: da Venafro a Campomarino, passando per Campobasso, Vinchiaturo e Cantalupo. Il presidente Vittorio Nola: “Un anno e mezzo di lavoro fruttuoso che mette in rilievo le criticità sull’argomento. Droga, evasione fiscale, lavoro sommerso: qui le mafie trovano terreno fertile”. La proposta di legge sull’istituzione di un Osservatorio sulla Legalità è già in fase avanzata.

C’era un tempo in cui si utilizzava, anzi spesso si abusava, di una specie di ‘adagio popolare’: il Molise è un’isola felice. Non lo è, bisogna sgombrare subito il campo, ma può mirare ad esserlo. La fotografia scattata dalla Commissione speciale regionale di studio della criminalità organizzata non è così nitida e a tinte chiare e luminose. Le infiltrazioni e i tentativi di ‘ingressi’ sgraditi da parte delle mafie ci sono e vanno combattuti attraverso non solo la repressione da parte delle forze dell’ordine ma anche e soprattutto con l’educazione alla legalità.

Diciamo pure che il covid ha per certi versi acuito il problema. Uno in particolare: quello legato all’usura e all’estorsione. Un dato salta all’occhio in modo perentorio e significativo: il 75 percento delle aziende del nostro territorio è composto da ditte individuali, solo una su quattro è una società di capitali, di persone e società cooperative. Questo non fa che aumentare il rischio legato a fallimenti i cui effetti spesso sfociano in fenomeni, appunto, usurai ed estorsivi. In parole povere, si ricorre a canali di finanziamento illegali per riuscire a restare a galla. Falsa illusione.

Proprio per tale ragione, sarebbe più che opportuno predisporre un supporto finanziario alle imprese per colpa di una crisi che morderà nei prossimi mesi. Di pari passo, la formazione degli imprenditori: i dati rivelano che la stragrande maggioranza delle nuove imprese nasce e cessa nei primi tre anni.

Di tutto ciò e di tanti altri aspetti interessanti legati al tema criminalità organizzata si è parlato nel corso della conferenza di questa mattina, 11 settembre, presenziata dal presidente della commissione speciale, Vittorio Nola, e delle componenti della stessa, Micaela Fanelli e Aida Romagnuolo. “Un anno e mezzo di lavoro fruttuoso – spiega Nola – che mette in rilievo le criticità molisane sull’argomento. Droga, evasione fiscale, lavoro sommerso: qui le mafie trovano terreno fertile e per questo noi dobbiamo tenere alta l’attenzione e suggerire misure che possono essere prese in considerazione”.

Mesi di audizioni, incontri, riunioni, per avere sotto mano una visione d’insieme per quel che riguarda il Molise. E grazie all’esistenza di questa commissione è stato possibile accedere al tavolo nazionale, che ha fornito dati e situazioni dettagliate e interessanti. “Serve un raccordo importante tra istituzioni, politica, forze dell’ordine, associazioni – prosegue il consigliere del Movimento Cinque Stelle –. Anche perché siamo venuti a conoscenza del fatto che undici beni sul nostro territorio sono stati confiscati alle mafie”.

commissione antimafia Fanelli Nola Romagnuolo

Nel dettaglio, si tratta di 11 tra immobili e terreni sequestrati e restituiti allo Stato, grazie a nove interdittive antimafia nel solo 2019, che vanno da Venafro a Campomarino, passando per Cantalupo, Vinchiaturo e Campobasso. Due di questi sono già stati destinati ad altro uso, uno al Corpo Forestale mentre l’altro è un garage. “Sul capoluogo l’amministrazione comunale ha iniziato un percorso con ‘Libera contro le mafie’ per restituire alla cittadinanza alcuni immobili del Centro Storico” spiega la consigliera del Partito Democratico Fanelli, che spinge anche ad “accelerare su questo punto”. Per quanto riguarda Cantalupo e Campomarino, si tratta di terreni abbandonati.

Le zone più delicate dal punto di vista delle infiltrazioni mafiose sono notoriamente quelle a confine: “Le zone del Venafrano e del Basso Molise riscontrano le maggiori criticità – aggiunge la consigliera di ‘Prima il Molise’ Romagnuolo –. Gli interessi della criminalità organizzata sono i più disparati, dall’agricoltura ai rifiuti, dagli appalti alle rapine. Il nostro deve essere un lavoro di raccordo tra tutti i soggetti in campo e dobbiamo fare di tutto per creare un’educazione alla legalità”. Molte persone che sono ‘confinate’ nella nostra regione provengono però dalle regioni limitrofe, e su questo la commissione chiede che “vengano individuate persone che magari non provengano da così vicino per evitare possibili infiltrazioni”.

Il capogruppo del Pd aggiunge che “bisognerebbe trasformare questa commissione da temporanea a permanente, visto che ha dimostrato di saper lavorare e di essere unita al di là delle appartenenze politiche. ‘La mafia uccide, il silenzio pure’, diceva Peppino Impastato. Ebbene, noi vogliamo tenere gli occhi ben aperti sulla questione criminalità. Che, non lo dimentichiamo, lucra anche sulla tratta delle donne, costrette a prostituirsi”.

In definitiva, “viene fuori una situazione variegata e preoccupante per la specifica realtà sociale, economica, culturale ed ambientale in un contesto reso ancora più difficile a causa della pandemia e del lockdown dei primi mesi del 2020”. In tale direzione va la proposta di legge che è in fase di completamento sull’istituzione di un Osservatorio sulla Legalità chiamato a riunirsi almeno una volta l’anno per proseguire i lavori della Commissione speciale.

Se si pensa che in Molise ci sono ben 15mila persone (di cui 8mila nella sola città di Campobasso) che si rivolgono ai centri Serd per problemi legati alla droga, ecco che dovrebbe immediatamente scattare l’allarme per prendere di petto i problemi elencati e cercare di scardinarli alla base.   FdS

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