La protesta

I genitori di Lupara scrivono a Conte: “Dateci uno scuolabus o non mandiamo più i nostri figli in classe”

Ventidue bambini della scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado che da Lupara vanno a scuola a Casacalenda sono senza autobus scolastico. Dopo due settimane in cui si sono arrangiati con le auto, i genitori annunciano battaglia. “Se continua lo scaricabarile ci rivolgiamo alla Corte Europea di Giustizia”

Da lunedì prossimo 28 settembre ventidue bambini di Lupara iscritti all’Istituto Omnicomprensivo Statale di Casacalenda non andranno più a scuola. Lo hanno deciso i rispettivi genitori, stufi di aspettare un autobus scolastico idoneo che nessuno riesce a mettere a disposizione come è loro diritto. Non ce la fanno più, non possono continuare a fare avanti e indietro con le auto da Lupara a Casacalenda tutti i giorni, due volte al giorno.

Così, esasperati da questa situazione, hanno scritto al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, al Ministero dell’Istruzione, alla Prefettura, al presidente regionale Donato Toma e a diverse altre istituzioni. Per far sapere loro che davanti al bivio fra il diritto alla salute e il diritto all’istruzione sono costretti a sacrificare quest’ultimo. Ma non si danno per vinti e annunciano che andranno fino alla Corte europea di Giustizia se un autobus solo per gli alunni non verrà trovato.

“Noi sottoscritti genitori degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado residenti nel Comune di Lupara, provincia di Campobasso, iscritti presso l’Istituto Omnicomprensivo Statale di Casacalenda – si legge nella missiva – veniamo a segnalare un’incresciosa situazione ormai consolidatasi a prassi che ci costringe a non poter più garantire l’assolvimento dell’obbligo scolastico e la conseguente prosecuzione delle attività didattiche da parte dei nostri figli”.

La vicenda infatti si trascina dall’inizio delle lezioni. “Dopo i ripetuti solleciti alle Autorità competenti, infatti, nessuna soluzione idonea a garantire il trasporto pubblico scolastico e la sicurezza dei bambini e dei ragazzi è stata posta in essere. Va premesso che, sin dall’apertura delle scuole in Molise avvenuta lo scorso 14 settembre, noi genitori siamo stati costretti ad accompagnare sia per l’entrata che per l’uscita da scuola, ognuno con il proprio autoveicolo, i ventidue bambini e ragazzi frequentanti le scuole summenzionate a causa della mancanza di uno scuolabus”.

Ma le difficoltà sono tante, perché molti di questi genitori lavorano e di mattina non possono assentarsi per andare ad accompagnare o riprendere i figli a scuola. “A due settimane dall’inizio delle attività didattiche, si è reso ormai impossibile poter continuare ad assicurare la frequentazione della scuola da parte degli alunni che da lunedì non potranno più recarsi a scuola per assenza di idoneo trasporto. Giova considerare che a causa dell’emergenza sanitaria in atto e del diffondersi della pandemia da Covid – 19, nell’esercizio della responsabilità genitoriale, siamo costretti ad operare un bilanciamento di interessi tra il diritto alla salute di cui all’articolo 32 della Costituzione e quello all’istruzione di cui all’articolo 34”.

I genitori manifestano apertamente le loro preoccupazioni. “Non possiamo accettare che i nostri figli, per raggiungere la scuola, usufruiscano di autobus di linea pubblica affollati e frequentati da numerosi lavoratori, peraltro in servizio presso fabbriche ed ospedali, mettendo così a repentaglio la loro salute e quella degli altri compagni di classe. I servizi di trasporto scolastico attualmente garantiti restano, infatti, soltanto quelli pubblici per i quali non è possibile rispettare le nuove linee guida in materia di trasporto scolastico”.

Per questo gli autori della lettera si dicono “estenuati dai continui rimbalzi tra una pubblica amministrazione e l’altra. Si è resa di assoluta urgenza la dotazione di uno scuolabus che possa assicurare il trasporto in sicurezza e nel rispetto delle nuove norme di contenimento della pandemia da Covid19 di ventidue alunni”.

Quindi l’avvertimento. “In assenza di un riscontro positivo, qualora si rappresentassero ulteriori dinieghi di competenza, ci vedremo costretti ad adire le sedi giudiziarie competenti non risparmiando un interpello presso la stessa Corte Europea di Giustizia che più volte si è espressa in merito. Crediamo fermamente che negare il diritto all’istruzione ai bambini ed ai ragazzi, estromettendoli dalla vita scolastica, o peggio mettendoli in seria condizione di pericolo sanitario, sia il più grave crimine di cui uno Stato Civile possa macchiarsi. Restiamo in attesa di un celere riscontro che impedisca il protrarsi della sospensione delle attività didattiche”.

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