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Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro

di Don Michele Tartaglia

 

XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro (Mt 18,15-20).

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

 

E’ interessante notare come nella storia e nella prassi cristiana spesso si sia insistito più su un atteggiamento negativo che positivo verso chi sbaglia. Ciò che rimane impresso è l’esito finale del confronto che Gesù invece ha voluto fosse graduale, soprattutto perché lo scopo non dovesse essere quello di giudicare o condannare, ma di “guadagnare un fratello”. Invece spesso si ha fretta di giungere alla sentenza anche saltando completamente i passi intermedi dove la virtù principale è l’ascolto, sentire, cioè, le ragioni dell’altro. Anche della sentenza finale si è insistito sempre più sul legare (a volte anche materialmente attraverso l’imprigionamento o il rogo) anziché sullo sciogliere che è invece lo scopo principale dell’impegno a voler salvare la relazione col fratello/sorella. Il credente, poi, è consapevole che solo Dio può cambiare veramente il cuore per cui dopo aver accettato il fatto che l’altro sia un pagano e un pubblicano non va in cerca di legna per accendere il rogo ma si mette in preghiera con altri perché Dio compia il miracolo. E’ ciò che ha fatto Gesù che non ha invocato i fulmini dal cielo su chi lo stava crocifiggendo ma il perdono. Essere riuniti nel nome di Gesù non significa mettere su un tribunale per stanare e punire il male del mondo ma significa far crescere quei germi di bene che possano far comprendere a chi è attanagliato dal male che c’è un altro modo, l’unico veramente giusto, di lottare e vincere sul male. Una chiesa che non testimonia una misericordia che va oltre il cuore malato dell’uomo semplicemente non testimonia nulla perché Gesù non abita più in essa.

 

(foto barlettaviva.it)

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