Editoriale

C’è un po’ di Salvini in ognuno di noi – Di mascherine, distanze e amici troppo affettuosi

AfFondo/ Criticato da tutti e imitato dai più: come la refrattarietà all'utilizzo delle mascherine e al rispetto delle norme anti Covid ha preso il sopravvento

Ebbene sì, anch’io sono stato contagiato. Non dal coronavirus, bensì dall’ossessione che affligge milioni di italiani: pensare continuamente a Matteo Salvini. Ma in queste righe leggerete il contrario di quello che dicono/scrivono molti: stavolta l’intenzione è quella di giustificarlo. Parlarne bene no, quello sarebbe troppo.

Nel giugno scorso il leader della Lega fu protagonista di uno scambio di battute col giornalista Giovanni Floris, conduttore del programma ‘DiMartedì’ su La7. “Posso quando parlo con una signora abbassarmi la mascherina?” chiese il senatore. E il giornalista replicò quasi sorpreso: “Eh no, se non sta a un metro e mezzo no”. “Ah no?!” fu la risposta quasi inebetita dell’ex ministro. Il concetto, all’epoca, sembrava chiaro a tutti: un metro di distanza o mascherina.

Da lì sono nati video ironici, meme, scherzi e sfottò di vario genere contro Salvini. Tutti a voler significare: “Ma questo non ha ancora capito come funziona?”.

Il fatto è che Matteo Salvini avrà mille difetti ma sull’efficacia della sua comunicazione, piaccia o non piaccia, c’è poco da dissentire. Il suo abbassarsi volutamente la mascherina, già dal giugno scorso, non era altro che l’interpretazione di un sentire comune che a inizio giugno era strisciante e oggi è invece dilagante. Gli italiani, o almeno gran parte di loro, la mascherina non la sopportano, e le regole tantomeno.

Quindi il numero uno dei sovranisti italiani non fece una gaffe, come molti ritennero all’epoca, ma semplicemente anticipò i tempi. In sostanza lo fece volontariamente, mandando un messaggio decisamente pericoloso, ma che è andato perfettamente a segno e che suona più o meno così: se ne può fare a meno.

Qualcuno leggendo queste righe penserà che l’autore dell’articolo stia vaneggiando. Bene, allora facciamo così: è capitato anche a voi di andare al bar, o dal macellaio, o dal panettiere e trovare il negoziante con la mascherina abbassata? Se rispondete di no probabilmente non siete usciti di casa nemmeno dopo la fine della serrata, oppure vivete in Svizzera.

È capitato anche a voi di andare a un compleanno, un aperitivo, una cena e trovare chi viene ad abbracciarvi e/o baciarvi? E magari se a queste persone offrite loro il gomito per saluto, vi rispondono “Ah, tu sei di quelli che hanno paura del virus?”. Se rispondete di no, non avete amici affettuosi, o magari vivete in Svezia.

È capitato anche a voi di evitare posti affollati, locali troppo pieni, posti in cui l’assembramento è pressoché inevitabile e sentirvi apostrofare da qualcuno nella migliore delle ipotesi come ipocondriaco, nella peggiore come fifone o asociale? Se rispondete di no siete proprio fra quelli che i posti affollati li frequentano e trattano gli altri come marziani. O in alternativa vivete in Nuova Zelanda (meno di 2mila casi di Covid-19).

Il fatto è che la percezione del rischio è calata e basta guardare le foto che ci scattavamo tre mesi fa (gomito a gomito) e quelle di oggi uno sopra l’altro con mascherina rigorosamente abbassata, per averne conferma. La lezione semplice semplice (un metro di distanza o mascherina) sembra già dimenticata, nonostante il virus sia tuttora fra noi. Per non parlare di chi rappresenta le istituzioni e fa consigli comunali utilizzando la mascherina come fossero occhiali da lettura da togliere e mettere all’occorrenza o persino parlando al microfono e passandolo di banco in banco. Altro che rimproveri di Floris.

Ora, sarebbe un po’ il caso di smetterla di pensare che Salvini sia l’uomo nero (battutaccia, lo so) e cominciare a capire che parla/agisce come buona parte degli italiani. Come disse qualcuno: “non è Salvini che mi preoccupa, ma il Salvini che è in ognuno di noi”.

Gli italiani sono stati elogiati per come hanno reagito alla pandemia nientemeno che dall’Oms e dal NY Times. Ecco, continuare a rispettare le regole e magari farlo notare a chi vuole infischiarsene, sarebbe un bel modo di dimostrare di che pasta siamo fatti. “Amiamo la libertà, ma anche la serietà” ha dichiarato di recente il presidente Mattarella rispondendo indirettamente a Boris Johnson, un altro che la lezione sembra non averla imparata.

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