La transazione

Piattaforme in mare, Edison ed Eni trovano l’accordo coi Comuni: 6 mln a Termoli e Petacciato

Le due società dell'energia pagheranno 13 milioni e 696mila euro, oltre a 610mila e 578,14 euro di interessi da suddividere fra Termoli, Petacciato, Montenero e Vasto per i tributi non pagati dal 2012 al 2019 delle piattaforme Rospo Mare e la nave galleggiante Alba Marina

I Comuni di Termoli, Petacciato, Montenero di Bisaccia e Vasto si sono accordati con le società Eni ed Edison per ottenere parte delle somme reclamate da anni per il pagamento di Imu e Tasi mai versate per le piattaforme petrolifere in mare negli anni dal 2012 al 2019, considerando che le annualità precedenti sono prescritte.

In base a questo accordo sottoscritto dalle parti, i Comuni si impegnano ad accettare, tramite apposite deliberazioni di Giunta comunale, queste somme: 5,9 milioni al Comune di Termoli, 5,9 milioni al Comune di Petacciato, 1,6 milioni al Comune di Vasto e 690mila euro al Comune di Montenero di Bisaccia. Quest’ultimo è al momento l’unico Comune ad aver già ratificato l’accordo in Giunta, lo scorso 3 agosto.

Arriva quindi a una svolta una questione che da poco meno di un decennio vede impegnati i quattro Comuni costieri e in particolare Termoli e Petacciato che da anni reclamano somme notevoli dalle due società dell’energia per l’utilizzo nel mare di fronte alle rispettive coste delle piattaforme Rospo Mare A, B, e C e la centrale di produzione “Alba Marina”.

In particolare nello scorso mese di ottobre una sentenza della Commissione Tributaria provinciale di Campobasso aveva indicato in 23 milioni la somma che Eni ed Edison avrebbero dovuto versare al Comune di Petacciato. Tuttavia già lì, spiegando la sentenza, sia gli amministratori petacciatesi che il legale impegnato nella vicenda precisarono che si trattava del primo grado di giudizio e altri ne sarebbero seguiti a meno di un accordo transattivo.

Eni e Edison devono 23 mln a Petacciato, parte la trattativa. Il Comune: “Aspettiamo la loro mossa”

Il fatto è che nel frattempo sono intervenuti altri procedimenti giudiziari che hanno rilevato il fondamento delle pretese di Vasto (Commissione tributaria provinciale di Chieti) e quello di Termoli (Consiglio di Stato). Motivo del contendere è l’effettiva geolocalizzazione delle piattaforme e della nave galleggiante per decidere a chi spettano quei tributi.

Sentenze apparentemente contraddittorie l’una con l’altra e alle quali si è andata ad aggiungere la decisione dello Stato di istituire l’imposta immobiliare sulle piattaforme marine che sostituisce ogni altro tributo locale sulle piattaforme. A partire dal 2020 quindi le piattaforme verseranno quanto devono allo Stato che a sua volta avrà sei mesi di tempo per individuare a quali Comuni spetta il gettito fiscale.

Alla luce di questo, i Comuni di Termoli e Petacciato hanno avviato delle trattative con i legali di Edison ed Eni. Nel documento che certifica l’accordo, i Comuni spiegano che a spingerli verso questa mossa ci sono più fattori e tra questi “la persistente incertezza giuridica e normativa in tema di esatta ubicazione territoriale delle piattaforme in questione e l’eventualità, neppure troppo remota, che il decreto ministeriale di prossima emanazione possa attribuire a diverso Comune rivierasco, abruzzese o molisano, l’appartenenza territoriale dello spazio acqueo antistante in cui insistono le piattaforme medesime”.

E ancora: “In ogni caso non esiste alcuna cartografia ufficiale in base alla quale si possa avere contezza oggettiva e giuridicamente tangibile della effettiva geolocalizzazione delle suddette piattaforme”.

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Così, la proposta degli avvocati Antonio Di Giovanni e Davide De Girolamo per conto delle rispettive assistite Edison ed Eni è stata quella di definire, relativamente alle annualità d’imposta dal 2012 al 2019 compreso, tutti i rapporti pregressi e comunque pendenti con i Comuni di Montenero di Bisaccia, Petacciato, Termoli e Vasto con il pagamento della somma complessiva di 13 milioni e 696mila euro, oltre interessi di legge, successivamente calcolati in 610mila e 578,14 euro”.

I Comuni hanno sottoscritto l’accordo transattivo che prevede anche la rinuncia a qualsiasi pretesa per imposte, interessi e sanzioni relativamente alle piattaforme Rospo Mare A, B, e C ed alla centrale di produzione “Alba Marina”, relativamente agli anni dal 2012 al 2019 compreso.

Questa la suddivisione delle somme. A Montenero di Bisaccia 660 mila euro più 29mila e 429,87 euro di interessi. A Vasto 1 milione e 600mila euro, oltre a 71mila e 315,53 euro di interessi. A Petacciato e Termoli cifre identiche: 5 milioni e 718mila euro, più 254mila e 916,37 euro di interessi.

In attesa della ratifica in Giunta, a Petacciato l’esponente di minoranza Matteo Fallica critica l’operato dell’Amministrazione comunale sulla vicenda. “Questa definizione tributaria concordata, fuori giudizio, comporterà il riconoscimento al Comune di Petacciato dell’importo onnicomprensivo di euro 5 milioni e 972 mila 916,37 euro: cifra cospicua ma di gran lunga inferiore rispetto ai 23 milioni circa riconosciuti in giudizio dalla Commissione Tributaria di primo grado. A mio avviso è un risultato davvero deludente. Mi domando: perché non si è voluto continuare nel procedimento tributario? Perché ci si è accontentati di una cifra così bassa rispetto all’intero ammontare degli arretrati dei tributi non corrisposti?”.

Fallica punta il dito poi sul compenso del legale Stefano Labbate. “All’avvocato che ha rappresentato in primo grado il Comune di Petacciato e che ha verosimilmente seguito la trattativa, andranno a titolo di compenso un milione e trecentomila euro, oltre Iva e Cap come per legge (percentuale del 22% sul ricavato). Una somma spropositata” commenta Fallica.

La Giunta Comunale, lo scorso 19 agosto, ha deliberato una modifica al ribasso della convenzione pattuita con lo stesso legale, facendo scendere il suo compenso sotto il 30% della somma ottenuta nel contenzioso, come accordato in precedenza. Il legale ha quindi accettato una somma di 1 milione e 300mila euro in luogo e 1 milione e 781mila euro.

Per il consigliere comunale di minoranza Matteo Fallica però “la quota del 22% sul ricavato dalle piattaforme appare esorbitante e incongrua. Per questo motivo, una volta acquisiti gli atti, mi riservo di trasmettere l’intera documentazione alle autorità competenti. Intendo verificare, infine, se l’assessore Nicola Del Re abbia in passato collaborato professionalmente con questo avvocato, perché se è così, per evidenti motivi di opportunità, avrebbe dovuto astenersi dal voto di giunta. Ma su questo ci sarà una apposita interrogazione in consiglio comunale”.

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