La polemica

Molise escluso dai fondi per le città d’arte. Calenda: “Penalizzati i nostri operatori”

Su un totale di 29 città, infatti, solo nove sono del Mezzogiorno hanno ricevuto i finanziamenti assegnati a fondo perduto dal Governo. La consigliera regionale ex Lega (ora gruppo misto) chiede l'intervento dei parlamentari M5S

I 500mila euro a fondo perduto destinati alle città d’arte dal Governo sono al centro delle polemiche politiche di oggi: quasi tutti i soldi sono stati assegnati alle regioni del Nord. Tra le regioni escluse compare anche il Molise. E la notizia ha provocato le proteste degli operatori economici: quei fondi potevano essere un’altra boccata d’ossigeno per un settore messo in crisi dalla pandemia provocata dal covid che ha quasi paralizzato le presenze dei turisti, in primis degli stranieri. A farsi portavoce del loro malumore è la consigliera regionale Filomena Calenda, ex Lega e ora esponente del gruppo misto, che denuncia: “Ancora una volta la nostra regione resta a bocca asciutta e a rimetterci, purtroppo, sono i nostri commercianti, colpiti da una crisi senza precedenti e che stanno facendo un’enorme fatica a risollevare la china”.

Filomena Calenda

La consigliera chiede l’intervento dei parlamentari per rimediare al ‘pasticcio’ commesso dall’esecutivo guidato dal Movimento 5 Stelle e dal Pd.  “Il governo, a guida Cinque Stelle e Partito Democratico, ha stanziato ben 500 milioni di contributi a fondo perduto da destinare ad alcune categorie profondamente colpite dagli effetti economici e sociali del Covid-19. Peccato, però, che a beneficiarne sarà soprattutto il Nord: su un totale di 29 città, infatti, solo nove sono del Mezzogiorno, nessuna di queste è molisana”, ha continuato Calenda che ha fortemente criticato il metodo di assegnazione del contributo. “A beneficiarne – ha spiegato – saranno solo quelle città d’arte dove nel 2019 le presenze turistiche sono state tre volte superiori al numero dei residenti. Sappiamo bene che realtà piccole come il nostro Molise, ma anche altre regioni come l’Umbria, dove c’è un turismo di nicchia, non possiedono questi requisiti statistici. In questo modo, però, non si fa altro che creare una disparità di trattamento. E’ logico pensare che i commercianti delle città a più alta vocazione turistica seppur con enormi difficoltà, siano ripartiti e, laddove ci sia stato un calo delle presenze di stranieri, questo in parte è stato tamponato dai tanti vacanzieri italiani che hanno deciso di scoprire le meraviglie nostrane. Al contrario, invece, i commercianti e gli operatori turistici che già prima della pandemia dovevano fare i conti con i piccoli numeri, come avviene in Molise, oggi lanciano un grido d’allarme rimasto inascoltato da chi è alla guida di questo Paese. Motivo per cui chiedo ai parlamentari molisani, in particolare quelli di maggioranza, di farsi portavoce delle istanze dei tanti nostri corregionali rimasti esclusi dal contributo”.

Per quel che concerne il comparto turistico molisano, inoltre, il consigliere Calenda, ha chiamato nuovamente in ballo anche il governo regionale, ricordando al presidente Toma l’impegno assunto nei giorni scorsi per riaprire il Presidio Turistico della Provincia di Isernia, il Musec (Museo del Costume) e l’Osservatorio di San Pietra Avellana. “Sicurezza, luoghi incontaminati, relax, arte e cultura, sono questi gli elementi che oggi richiamano i visitatori, tutti elementi peculiari del nostro territorio; motivo per cui sarebbe davvero grave farci trovare impreparati”.

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