L'intervista

Modello San Giacomo, dai conti in rosso al segno +. Il segreto del sindaco: “Esserci sempre, di persona e su whatsapp. E puntare a obiettivi possibili”

Costanzo Della Porta, 45 anni, traccia un bilancio della sua Amministrazione a un anno dalla scadenza del mandato e rivela come ha fatto a riportare i conti del Comune a galla senza aumentare le tasse locali e senza mutui a copertura dei debiti. Lotta all’evasione, rispetto rigoroso del programma elettorale, responsabilizzazione delle persone. Così ora San Giacomo degli Schiavoni è un Comune virtuoso. La ricetta del primo cittadino: “Un sindaco non può andare in vacanza nemmeno un giorno, tutto grava sulle sue spalle”. Uomo di destra, dirigente di Fratelli d’Italia: “Le bandiere politiche non servono per amministrare bene. La conoscenza delle norme e la capacità di leggere gli atti invece sì”.

San Giacomo degli Schiavoni, 1400 abitanti ma, contrariamente a quanto avviene per la maggioranza dei comuni molisani a rischio spopolamento, una popolazione relativamente giovane. Famiglie con bambini piccoli che hanno messo su casa nel paese alle porte di Termoli, dove la vita costa meno, il mercato immobiliare è accessibile, “e l’aria è più salubre”, garantisce il sindaco Costanzo Della Porta.

E’ giovane anche lui (ha 45 anni) e anche lui ha figli che stanno crescendo a San Giacomo, dove da pochi giorni è iniziato il campus estivo promosso dalla Scuola Calcio. “Abbiamo avuto un finanziamento di 6mila euro, più ingente di Comuni ben più grandi del nostro  – spiega Costanzo Della Porta – perchè i fondi non erano assegnati sulla base della popolazione ma dei residenti fra i 3 e i 14 anni. E San Giacomo in proporzione ha più bambini di molti centri limitrofi”. Un dato su tutti: nel 2019 ci sono stati 11 nati, la metà dei nati a Guglionesi che pure ha oltre 5500 residenti.

I servizi di base sono garantiti con un supermercato che esiste da 40 anni e resiste a dispetto della vicinanza con i centri commerciali di Termoli, da una rinomata macelleria, da una farmacia. Il mercoledì, giorno di mercato, è possibile acquistare ogni sorta di generi alimentari, pesce fresco compreso. Per chi ama la tranquillità San Giacomo degli Schiavoni è il posto ideale, sebbene debba fare a meno di un presidio di pubblica sicurezza.

Sindaco, non c’è una caserma dei carabinieri e non ci sono vigili urbani. Come si fa a garantire la sicurezza?

“Grazie alla vigilanza dei carabinieri di Termoli, che anzi ringrazio per tenere San Giacomo sempre in considerazione nei loro pattugliamenti. Il comandante Filippo Cantore ha preso a cuore il nostro Comune e il controllo non manca, tanto che la gente mi domanda ‘sindaco, ma sempre qua stanno i carabinieri?’. Ovviamente la popolazione si sente tutelata, i furti si sono ridotti moltissimo. C’è anche una stretta collaborazione con i carabinieri forestali che mi aiutano nella repressione dei crimini ambientali. Grazie alle telecamere installate è stato abbattuto il 95 per cento di smaltimento incontrollato e ora l’eco-centro, che era un immondezzaio, è un posto ordinatissimo e pulito”.

 Non la spaventa la strada dei controlli, delle sanzioni?

“No, affatto. La popolazione deve essere responsabilizzata, e gli amministratori sono eletti proprio per garantire il rispetto delle regole e il buon uso della cosa pubblica. Quando mi sono insediato, 4 anni fa, San Giacomo aveva difficoltà pure a pagare gli stipendi ai dipendenti. Sui conti pubblici c’era un segno meno di 383mila euro, con una forte criticità per le anticipazioni di cassa, e io ho fatto quello che dovevo fare”.

E cioè?

“Mi sono rimboccato le maniche e ho avviato un controllo a tappeto su tutte le tasse non pagate al Comune, procedendo a sanzioni laddove era necessario. Risultato: abbiamo recuperato 200mila euro e il recupero sta proseguendo. Oggi tiriamo il fiato, siamo sereni da questo punto di vista”.

Tutto questo non le è costato in termini di popolarità? Non le ha messo contro la popolazione?

“Ritengo di no, e per varie ragioni. Una è che abbiamo approvato subito in Consiglio un regolamento per rateizzare gli importi dovuti dai cittadini non più in 3 mesi ma in 24 mesi. E la gente ha pagato, fino all’ultimo centesimo, quello che nessun sindaco prima aveva chiesto di pagare. E poi non abbiamo scialato niente, nemmeno un euro, utilizzando al meglio le poche risorse che avevamo. Oggi il disavanzo è diminuito di due terzi, siamo a meno 100mila euro, non siamo più in apnea e non abbiamo problemi a pagare i fornitori perché abbiamo una buona anticipazione di cassa da poter utilizzare. Sono certo che nel giro di un paio d’anni, continuando con questo trend, potremmo tornare in positivo con il segno più sul conto corrente”.

Una scommessa vinta, dunque. E come ha convinto la gente a pagare?

“Senza alzare di un centesimo le tasse, senza contrarre mutui per pagare i debiti, concedendo opportunità inedite. Grazie proprio al recupero dell’evasione fiscale e alla possibilità date alle imprese di modificare il diritto di superficie in diritto di proprietà, per esempio, siamo riusciti a investire 67mila euro di bilancio nostro, intendo dire comunale, per le opere pubbliche. Nessuno ci avrebbe scommesso, a vedere come siamo partiti, eppure siamo riusciti a rimettere a posto le strade interpoderali, che erano mulattiere, a realizzare altri 24 loculi nel cimitero, mentre proprio in questi giorni è partito il progetto per farne altri 24, a sistemare il belvedere del Colle, che ora è degno del nome. Il tutto, ripeto, con fondi nostri. E credo che la gente abbia capito”.

San Giacomo come un piccolo modello di buona amministrazione?

“Sì. Io dico di sì, e lo affermo prove alla mano. Per anni, troppi anni, si è perso tempo. Io ho affrontato le varie criticità, che poi in un comune non finiscono mai, e mi sono dato delle priorità. In fondo il segreto è questo, lavorare un passo alla volta, concentrarsi su una cosa e fissare un obiettivo”.

Lei da dove ha iniziato?

“Dalla scuola. I soldi c’erano, erano disponibili dal 2011, ma si è perso tempo negli anni passati e si è persa anche una parte del finanziamento che siamo riusciti però a recuperare, anche grazie alla disponibilità della ex Giunta regionale. E in un anno e mezzo la scuola è stata fatta ed è funzionale. Ora resta da ultimare il nuovo piano e sono stati aggiudicati i lavori per la pavimentazione esterna. D’altra parte la scuola era uno dei primi punti del nostro programma amministrativo”.

Il programma amministrativo in genere è un libro dei sogni che viene messo in soffitta il giorno dopo la vittoria elettorale…

“Non per me, né per i miei assessori. Guardi (apre un cassetto, prende il depliant delle elezioni, ndr) questa per me è una bibbia che ogni tanto mi vado a leggere. Da sindaco mi domando spesso: ma io il 5 giugno 2016 cosa ho promesso alle persone per meritare la loro fiducia? E leggo i vari punti… scuola, pulizia e decoro, viabilità, cimitero, sicurezza, villa romana, eccetera eccetera. E, lo dico senza presunzione, sono punti ai quali abbiano tenuto fede. Penso all’accordo con i carabinieri, ai lavori di ripristino della nostra splendida Villa Romana che attendevano da anni e finalmente sono stati aggiudicati, al nuovo impianto a led per la pubblica illuminazione, alle iniziative per favorire le coppie e le famiglie, come la possibilità di acquistare terreno edificabile a 30 euro al metro quadro, agli impianti sportivi rimessi a nuovo. Proprio in questi giorni abbiamo presentato un progetto già approvato in Giunta per ripristinare anche il campo da tennis e il campo da calcetto. Insomma, se per caso mi dovessi dimettere domani, avrei la coscienza a posto, consapevole di aver toccato tutti i 12 punti del programma”.

Esiste una ricetta, secondo lei, per essere un buon sindaco?

“Sì, secondo me esiste e consiste nell’esserci sempre, dalla mattina alla sera, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Io cerco di farlo, rispondo sempre al telefono, anche quei pochi giorni di vacanza che riesco a ritagliarmi dalla mia professione (è avvocato, ndr), sono presente e interagisco perfino nei gruppi WhatsApp. Di una cosa sono certo: non c’è persona a cui non abbia dato retta. Certo, poi se le cose si possono fare si fanno e se non si possono fare non si fanno, ma essere un buon sindaco consiste soprattutto nel dare ascolto a tutti. E questo richiede tempo, un sindaco non va mai in vacanza. E soprattutto un buon sindaco deve stare in contatto continuo con i dipendenti del Comune, li deve seguire, affiancare, indirizzare tutti i santi giorni”.

A volte i dipendenti, specialmente i responsabili degli uffici pubblici, sono considerati una spina nel fianco dagli amministratori eletti. Sentiamo frequentemente storie di incomprensioni e perfino scontri fra sindaci e dipendenti, di privilegi e ingerenze.

“Sì, appunto. Io sono fortunato dal punto di vista dei dipendenti perché sono tutte persone che portano a termine gli obiettivi che vengono dati loro, riescono a raggiungerli. Ma bisogna motivarli, e nei limiti del possibile indirizzarli bene…”.

Quanti sono i dipendenti comunali a San Giacomo? Come siete messi?

“Sono 5 più 3 operai, due dei quali assunti a 18 ore al posto di Franco, che è andato in pensione. C’è l’ufficio tecnico, l’ufficio ragioneria, il segretario in condivisione con Petacciato, due dipendenti all’ufficio anagrafe”.

Lei ha avuto esperienze nella pubblica amministrazione sia come consigliere che come assessore. Fare il sindaco è diverso?

“Completamente diverso. Non c’è paragone. I sindaci oggi devono farsi carico di tutto, tutto grava sulle loro spalle. Lo abbiamo visto anche durante l’emergenza da Covid 19, quando lo Stato, a parte assegnare risorse che comunque andavano assegnate, ha scaricato la responsabilità di tutto sugli Amministratori. La nostra fortuna è stata che avevamo attivato la sezione della Misericordia di Termoli a San Giacomo, come promesso in campagna elettorale, e i volontari hanno fatto un lavoro straordinario nella fornitura di farmaci e beni di prima necessità a domicilio. Detto questo, e per rispondere alla sua domanda, i sindaci rischiano l’abuso d’ufficio ogni giorno, devono conoscere norme e regolamenti, saper interagire con gli Enti come con i cittadini. A loro sono richieste professionalità e competenza enormi, e questo è il motivo per cui sono convinto che per andare in Parlamento a legiferare occorra essere stati sindaci, o almeno amministratori”.

Un Parlamento fatto di sindaci e assessori, se l’immagina?

“Risolverebbe inefficienze e perdite immani di tempo, perché solamente se sei stato qui, se hai avuto esperienze dirette con i veri problemi delle persone, puoi capire quali sono i problemi di un popolo sia a livello occupazionale che di infrastrutture e altro. Se non hai fatto l’amministratore locale non hai mai avuto a che fare con un padre disperato perché il figlio non lavora, con un anziano scippato 4 volte in un anno, con una donna aggredita sotto casa. Per legiferare o per ricoprire posti apicali non si può essere scelti dall’alto e catapultati nella massima Istituzione, ma occorre conoscere davvero le priorità, i bisogni delle persone, e questo noi sindaci lo impariamo ogni giorno sulla nostra pelle”.

Quanto conta il fatto che lei sia avvocato e quindi abbia dimestichezza e padronanza con le carte con i regolamenti, nello svolgere ogni giorno questo ruolo?

“Mi ha aiutato parecchio perché ovviamente quando leggo atti che arrivano dalla regione o da altri enti ho la forma mentis dell’avvocato e sono agevolato. Oppure, se bisogna impostare una lettera dall’ufficio, la conoscenza tecnica degli incartamenti mi aiuta. Specie oggi, con tutte le leggi che si susseguono, con una burocrazia che fa paura. Per fare il sindaco non ci vuole solo impegno e passione, ma anche tanta competenza professionale”.

Lei è un uomo di destra, ben identificabile. E’ cresciuto in contesti molto politicizzati e ideologizzati. Le è stato di ostacolo o di aiuto quando ha chiesto ai sangiacomesi di scegliere lei?

“Ho scisso radicalmente il mio ruolo di sindaco da quello di presidente provinciale e dirigente di Fratelli d’Italia. Sono sindaco a capo di una lista civica, amministro con persone che la pensano diversamente sul piano partitico da me, e nell’interesse di cittadini con idee diverse. Quando si amministra le bandiere di partito non valgono assolutamente niente. Sono fiero di essere il sindaco di tutti, non ho mai – e dico mai – fatto i conti su chi mi ha votato e chi no prima di prendere una qualsiasi decisione. Ho dato incarichi tecnici a tutti, seguendo la rotazione, non ho mai guardato al mio orticello partitico. Con Fratelli d’Italia faccio altre battaglie, che non c’entrano niente con San Giacomo”.

Tuttavia il fatto che Quintino Pallante, esponente di Fratelli d’Italia, sia assessore regionale è un aiuto, no?

“Sì, nel senso che avere buoni rapporti con un rappresentante del mio stesso partito rappresenta un’agevolazione. Tuttavia i miei rapporti sono buoni e chiari con tutti, con la Regione Molise come con gli altri sindaci sia dell’Unione dei comuni che dell’ambito sociale. Credo nella rete istituzionale, senza la rete non si va da nessuna parte e oggi essere un battitore libero non ha più senso. In tutte le decisioni che si prendono, a maggior ragione nella gestione politica del territorio, bisogna mettere da parte l’orgoglio e sedersi a un tavolo senza preclusioni”.

Si ricandiderà l’anno prossimo?

“Indicativamente si”.

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