Editoriale

La svolta grillina e la tegola su Gravina/ Scurdammece o’ passato, wait and see

Nell’estate 2019 Salvini, buon per noi, cambiò il senso della smobilitazione agostana. Nel 2020 ci ha provato, buon per noi, il Mov (alias 5Stelle), che ha gettato in discarica le scatolette con tutto il tonno, si è sbiancato i tatuaggi e ora deve fare la cosa più difficile: darsi un’identità. Per ora la vistosa V rossa, simbolo imbarazzante di un Vaffa non più identitario, non si tocca, poi si vedrà, magari diventerà rosa.

Di Maio ha dichiarato: “Il Movimento si evolve”. Se significa “non siamo più prigionieri del passato”, più che evoluzione, sarebbe una liberazione, una rivoluzione e intanto la promessa di un ancoraggio al campo progressista con un’alleanza organica e non di convenienza col Pd. Se la Rifondazione grillista diventasse una cosa seria, ogni cittadino di buon senso potrebbe sognare un Paese finalmente avviato verso una sana politica bipolare.

Se dunque la politica ha veramente sradicato nel Mov la mala pianta dell’antipolitica (la casta, le poltrone, tutti ladri, elezioni a sorteggio), ora dovrebbe iniziare una fase di elaborazione di lutti e ripensamenti. E, dopo essersene dette di tutti i colori, dar vita con i Dem a una coalizione seria, alla tedesca, non come quella farlocca che il Mov sottoscrisse col truce Salvini facendosi fregare metà consensi. Ora però, con tutto quel bendiddio che mamma Europa ha imbandito per noi, bisogna puntare più sui risultati che sul consenso. Poi si vedrà per chi l’abbraccio sarà più mortale.

 

Ma veniamo al Molise. Prima del cambio di pelle stellato, sul sindaco di Campobasso è caduta l’imbarazzante tegola del bonus. Gravina si è scusato per l’errore, ma la politica ha leggi impietose. (E’ rimasta storica, in epoca napoleonica, la frase con cui il ministro Fouché condannò la fucilazione del duca di Enghien: è peggio di un crimine, è un errore”.) Così è successo che Gravina sia stato strapazzato più dal sodale di partito Greco che dai Dem, che si sono limitati a sarcasmi su ciò che i 5S avrebbero scatenato se la tegola fosse caduta in testa al loro ex sindaco Battista.

Siamo quindi in una fase calda sulla quale giocano fatalmente le dure polemiche passate, specie a sinistra e in area termolese dove è più vivace il dibattito tra collaborazionisti e no. In casa 5 Stelle, invece, il silenzio è assordante, ma comprensibile. Per loro si tratta infatti di ricucire non solo i rapporti interni dopo lo scontro Greco-Gravina, ma di riuscire a capire e digerire il senso della “evoluzione” annunciata da Di Maio.

Insomma si sta aprendo il sipario sull’atto primo di uno spettacolo politico nuovo e speriamo meno stucchevole.

 

Postilla – Nel piovoso e doloroso pomeriggio del 9 novembre 2019, a dare l’ultimo saluto a Fred Bongusto in una chiesa romana, al fianco di Roberto Gravina c’era Maurizio Mangialardi, da 50 anni sindaco di una cittadina, Senigallia, orgogliosa della sua bellissima rotonda sul mare. Cosa c’entra Mangialardi? C’entra perché è il candidato del centrosinistra nelle Marche, a un mese dal voto regionale è sotto di 5 punti nei sondaggi. Potrebbe però battere la destra se ricevesse il decisivo appoggio dai 5 Stelle. Pensate allora che furbata politica sarebbe se – ora, non tra un mese – il Sindaco di Campobasso inviasse un coraggioso endorsement al candidato Mangialardi.

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