Termoli

Imprevisto, al via la mostra diocesana. Opere d’arte ospitate da botteghe e negozi del Borgo

Al via oggi la mostra diocesana di Termoli-Larino con le opere dell'artista Michele Porsia e le opere di arte sacra ospitate nelle vetrine delle botteghe e dei negozi del Paese Vecchio

Oggi, lunedì 17 agosto alle 19, nel centro storico di Termoli, verrà inaugurata la dodicesima edizione della mostra diocesana di Termoli-Larino dal titolo “Imprevisto – Dialoghi d’arte”. L’esposizione comprende le opere dell’artista Michele Porsia e le opere di arte sacra della Diocesi di Termoli Larino, provenienti da collezione privata, che verranno ospitate nelle vetrine delle botteghe e dei negozi del Paese Vecchio.

Una scelta che permette non solo il distanziamento previsto dalle normative antiCovid ma soprattutto la partecipazione della comunità che si fa custode e promotrice del patrimonio culturale ecclesiale.

La sezione di arte contemporanea dell’artista Michele Porsia trova il perfetto connubio con le opere di arte sacra della Diocesi attraverso installazioni artistiche che termineranno nelle sale espositive della Termoli Sotterranea presso il Palazzo Vescovile.

La mostra diocesana, condivisa e incoraggiata dal vescovo, mons. Gianfranco De Luca, è stata realizzata e curata dall’architetto Ivano Ludovico, direttore del museo diocesano, da don Nicola Mattia, dall’architetto Michele Porsia e dall’associazione Pietrangolare impegnata da alcuni anni nella promozione e valorizzazione del patrimonio storico e culturale della diocesi di Termoli-Larino. Si potrà visitare fino al 31 agosto.

“Si ringraziano tutti i titolari delle botteghe e dei negozi che hanno accolto l’iniziativa con disponibilità e piena collaborazione per la riuscita della mostra”.

mostra imprevisto

 

Nota critica a cura di don Nicola Mattia

Il Mistero di Cristo, seppur annunziato, atteso e desiderato, si è manifestato in modo imprevisto.
Fin dall’inizio, l’incontro di una ragazza con un angelo in un luogo sconosciuto al mondo, l’amore di Dio ha cercato e trovato strade d’amore che non potevano essere percorse se non affascinati dall’imprevisto che può cambiare la vita.

L’incontro di Gesù con gli apostoli e con tutti coloro che ne hanno fatto esperienza, è l’incontro con una persona esperta di umanità e capace di “cambiare le carte in tavola” lanciando sfide sempre nuove al nostro desiderio di felicità.

I nostri preconcetti, il nostro bisogno di certezze, la nostra pretesa di aver tutto programmato e progettato ci fa temere l’imprevisto e nella maggior parte dei casi, incapaci di riconoscere il mistero che ci viene incontro e ci incalza per strade, circostanze, situazioni che sfuggono alle nostre aspettative.
La paura ci costringe a chiudere il cuore e di conseguenza a chiudere i porti, a chiudere le case, a chiudere le comunità, a chiudere la società, a chiudere le culture.

In questo continuo rinchiudersi il cattivo odore dello stantio rischia di soffocare il desiderio di un di più che ognuno di noi si porta nel cuore e necessariamente non può essere compresso ma che prima o poi deve esplodere creando percorsi inattesi.

In questa esplosione dei grandi desideri del nostro cuore, Dio apre strade impreviste che a primo acchito possono sembrare baratri e invece sono gallerie che ci permettono di risalire verso la luce.
Come nelle opere di Michele Porsia possiamo leggere e vedere degli strappi o delle aperture in base a ciò che il nostro cuore è pronto ad accogliere come sfida, così il tempo che stiamo vivendo, un tempo imprevisto e inatteso può essere accolto come spazio nel quale, come dice papa benedetto “Dio scrive dritto sulle righe storte”.

Anche questo tempo imprevisto, come più volte ci ha ricordato papa Francesco sia con le parole ma soprattutto con i gesti e con i fatti, può essere circostanza da accogliere come inedito della storia della quale Dio è Signore che salva.

L’arte e ogni forma di bellezza che raggiunge la nostra vita e la coinvolge è chiave di lettura perché l’imprevisto si erga ad occasione propizia.

La bellezza, in ogni sua espressione ci aiuta a capire che la bruttura più profonda è la perdita della grandezza della dignità umana; la bruttura diviene grava mancanza quando si nega ad una persona la ricerca del suo destino.

La bellezza ci aiuta a capire che l’anima umana non ha colori, o meglio, riassume e fa sintesi di tutti i colori.

L’anima, sempre pellegrina mai profuga, si abbevera alla bellezza con l’avidità di chi sa che ad essa è legato il desiderio più profondo dell’esistenza.

Scriveva Kandisky: “Ogni arte è spirituale” per questo di fronte all’arte alziamo lo sguardo all’infinito, verso Dio per scoprire e accogliere “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” (G.S.1) e viverle come un imprevisto inatteso che salva”.

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