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Donna, grande è la tua fede

XX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Donna, grande è la tua fede (Mt 15,21-28).

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

 

E’ con racconti come questo che si può testare l’affidabilità storica dei vangeli, che non hanno timore di riferire un episodio in cui Gesù fa una figura non bella ed è costretto da una donna straniera a cambiare il suo punto di vista. E’ un fatto imbarazzante presentare un Gesù che ha tutti i pregiudizi tipici dei suoi connazionali giudei nei confronti dei pagani, chiamati con disprezzo “cani”. Il grido della cananea mi ricorda le tante grida che oggi salgono al cielo da parte di esuli e migranti torturati in Libia o ammassati nei campi di contenimento della Turchia e della Grecia o dei confini messicani degli Stati Uniti e la fredda risposta di Gesù, nonostante la sollecitazione dei suoi discepoli (“non sono stato mandato se non per la casa d’Israele”), come non può far pensare a slogan terribili come “prima gli italiani” o “America first”? Già, persino Gesù, nonostante la sua sensibilità innata per il dolore umano, è incappato nell’assurdità del pregiudizio razziale. Ma il vangelo racconta il fatto per dirci una cosa ancora più importante: la capacità di Gesù di cambiare idea, di non rimanere arroccato in posizioni dogmatiche che, alla prova dei fatti, si rivelano assurde (quante ce ne sono ancora oggi nella chiesa!). Il miracolo della sua conversione intellettuale però non avviene grazie a ragionamenti filosofici oppure a citazioni scritturistiche (che pure ci sarebbero) ma grazie all’incontro personale con quella donna, grazie all’aver messo i suoi occhi negli occhi di una disperata che avrebbe fatto di tutto per salvare la figlia, come tanti disperati fanno di tutto per dare un futuro a sé e ai loro figli. In quell’incontro Gesù ha avuto modo di capire che anche  quella donna era una “vittima di questo mondo”, non un mostro di cui avere paura. Due persone sono guarite quel giorno: la figlia della cananea, certo, ma anche Gesù, completamente liberato ormai, grazie a quella donna coraggiosa, dall’ultimo residuo di pregiudizio nazionalista.

 

Don Michele Tartaglia

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