Termoli

Assi traballanti e solo una transenna per fermare i tuffi da incoscienti: il trabucco distrutto è un pericolo

In attesa dell'annunciata legge regionale per costruire o rifare 6 trabucchi, quello danneggiato nel 2015 rappresenta un grosso rischio più che un'attrazione

I turisti arrivano, ammirano il trabucco di Celestino, l’unico rimasto in piedi sulla passeggiata nord di Termoli. Scattano foto, lo prendono da ogni angolazione. Poi si spostano un po’ più in là, dove l’altro trabucco è distrutto da quasi cinque anni. E devono stare attenti a dove mettere i piedi. Perché quell’area è diventata un pericolo, non solo a causa dei giovanissimi che scavalcano per provare dei tuffi ad altissimo tasso di rischio.

In attesa della nuova legge regionale annunciata nelle scorse settimane dalla Regione dopo l’approvazione in terza commissione consiliare, i trabucchi di Termoli non solo restano una grande incompiuta, ma rappresentano anche un rischio.

Trabucco rotto Termoli assi legno

L’area era stata recintata tempo fa per impedire quei tuffi più volte segnalati, anche con foto e video. Ma di quella recinzione oggi resta poco e niente. Solo una transenna del Comune di Termoli, che probabilmente è un ostacolo risibile per chiunque voglia provare il brivido di scavalcare e tentare di arrivare in fondo a quel che resta della passerella del trabucco, fra assi mancanti e fili arrugginiti. Il rischio di cadere sugli scogli sottostanti è enorme.

Trabucco rotto Termoli assi legno

Ma anche l’area circostante all’ingresso ha un che di precario. Le assi di legno sono semi rotte, traballanti, in qualche punto quasi corrose dal tempo e dalle intemperie. Ci sono buche e avvallamenti e anche solo sedersi ad ammirare le onde che si schiantano sugli scogli può essere un rischio. La cabina dell’Enel invece è stata divelta e ci sono fili scoperti in bella evidenza.

Bisognerebbe metterci mano subito e non attendere una legge regionale pensata per dare impulso alla costruzione di nuovi trabucchi e ricostruire quelli esistenti, trasformando le vecchie macchine da pesca in moderni bar e ristoranti.

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