Il caso

Amministratori che hanno preso il bonus: “Al Comune con la politica non si campa”. Gravina: “Li ho dati in beneficenza”

Anche in Molise molti amministratori hanno ottenuto il bonus Covid per le partite Iva. “Nessun problema a dirlo, il vero scandalo sono parlamentari e consiglieri regionali”. Molti inoltre gli avvocati percettori del sostegno al reddito erogato dalla Cassa Previdenziale Forense: tra questi anche il sindaco di Campobasso che rivela di aver fatto delle donazioni benefiche.

Consiglieri comunali, assessori, qualche sindaco, come Roberto Gravina di Campobasso che rivela di aver dato i soldi in beneficenza. Ci sono anche tanti amministratori locali molisani fra i percettori del bonus per le partite Iva o di altre forme di sostegno al reddito (dalle relative casse previdenziali private) che hanno avuto perdite economiche derivanti dalle chiusure per la pandemia da Covid-19. Il tema caldo di questi giorni afosi di agosto, cioè lo scandalo dei cinque parlamentari che nonostante il lauto stipendio da circa 13mila euro al mese hanno pensato bene di chiedere e ottenere il bonus, coinvolge indirettamente anche loro.

Ma paragonare lo stipendio di senatori, deputati o consiglieri regionali a quelli di chi ricava qualche ora al giorno dai propri impegni per portare avanti un Comune è il classico ragionamento da tutt’erba un fascio.

Nessuna irregolarità nelle richieste dei politici, e questo testimonia che i criteri sono stati pensati male, ma che un politico che siede in Senato o anche solo in Consiglio regionale chieda quei soldi è un insulto a chi davvero ha avuto difficoltà.

In attesa di conoscere i nomi, che anche il Garante della Privacy ha intimato di rivelare all’Inps, ecco che qualche amministratore locale molisano ammette di aver preso quei soldi e spiega anche perché non ci si possa sentire in difetto per averlo fatto.

Massimo Sabusco

Massimo Sabusco, consigliere comunale di opposizione a Campobasso e nella passata legislatura assessore al Bilancio, è avvocato nella vita: “Sì l’ho preso, sono un avvocato, pago regolarmente le tasse e la mia cassa di previdenza, quindi la cassa forense, me l’ha riconosciuto per marzo, aprile e spero me lo diano anche ad agosto. I tribunali sono chiusi, non ho potuto esercitare la professione”.

Va detto che moltissimi sono gli amministratori nelle medesime condizioni. Avvocati nella vita, amministratori per qualche anno, hanno ottenuto il bonus da 600 euro dalla Cassa forense e non dall’Inps.

Come Manuela Vigilante, consigliera comunale del Pd a Termoli e in passato Presidente dell’assise termolese. “L’ho percepito e non ho problemi a dirlo. Per mesi non abbiamo lavorato e anche la ripresa delle udienze è stata molto lenta. Ma è ridicolo paragonarci ai parlamentari”.

Idem Annibale Ciarniello, consigliere di maggioranza a Termoli in quota Lega. “Anche io l’ho percepito e non me ne vergogno. Tre mesi fermo senza un’entrata professionale, con moglie e due figli. Mica potevo vivere con le 30 euro del gettone di presenza”. Poi aggiunge. “So solo che pago sempre tutto in anticipo, in particolare le scadenze fiscali… Non vedo perché quando capita di ricevere un aiuto, per di più dalla cassa previdenziale ed assistenziale, dovevo rinunciarvi”.

Annibale Ciarniello

L’assessore del Comune di Petacciato, Nicola Del Re, ha fatto una sorta di ‘confessione’ via social, con un chiaro riferimento politico polemico nei confronti del ministro Di Maio. Un intervento che ha scatenato un piccolo dibattito. “Ebbene sì, lo confesso, pur essendo un amministratore comunale ho richiesto (e ottenuto) dalla Cassa Forense il bonus Covid-19”. La posizione di Del Re è simile a quella di tanti colleghi amministratori locali. “Tengo però a precisare che su parlamentari e amministratori regionali ritengo la percezione del bonus un atto inqualificabile. Diverso è per gli amministratori comunali che non godono di nessuna lauta indennità pur stando sempre in prima linea”.

Sabusco è esplicito. “Il gettone di presenza per commissioni o consigli in Comune per 50 euro lordi non sono paragonabili a quello dei consiglieri regionali. Non me ne vergogno, e sono indennità non paragonabili a quelle percepite dai parlamentari e dai consiglieri regionali”.

L’esponente di minoranza del capoluogo arriva persino a diffondere i documenti che attestano i suoi guadagni di aprile e maggio. Ad aprile, in pieno lockdown, poco più di 400 euro grazie alle varie commissioni. A maggio qualcosa meno del doppio, sempre grazie all’attività amministrativa, ma nulla per quella professionale che era bloccata. “Sono pronto al confronto pubblico, aspetto di vedere i cedolini dei parlamentari”.

A Campobasso anche un consigliere comunale del M5S come Pio Bartolomeo ha avuto i soldi dall’ente previdenziale statale. “Sì, ho usufruito del bonus perchè la mia attività, anche se non era tra quelle prescritte, è stata sospesa e nella mia famiglia ci sono due partite Iva” afferma il geometra.

Pure Giose Trivisonno, capogruppo del Pd in consiglio comunale a Campobasso e titolare di una società che si occupa di amministrazione condominiale, ha percepito il bonus a marzo e aprile.

A difesa degli amministratori dei piccoli comuni anche l’Anci tramite il presidente Pompilio Sciulli. “Nelle richieste del bonus Inps, equiparare Sindaci e amministratori comunali ai parlamentari è del tutto assurdo e anche grave sul piano istituzionale. Sindaci e deputati hanno status e condizioni diverse, ma soprattutto nei piccoli Comuni, ma anche in Enti fino a 15mila abitanti, i Sindaci sono poco più che volontari. Carichi di responsabilità e di impegni, con indennità che coprono a malapena le spese di viaggi e spostamenti sul territorio”.

Pompilio Sciulli

Per Sciulli “ben venga se un sindaco di un Comune montano o meno, piccolo o grande, ha chiesto il bonus. Circa 5.000 sindaci di Comuni piccoli e piccolissimi prendono indennità pari ai percettori del reddito di cittadinanza. Delle indennità degli assessori e dei gettoni di presenza dei Consiglieri comunali nemmeno parlo perché si arriva a cifre che dovrebbero far vergognare altri, non loro. Ma non basta. I Sindaci e gli Amministratori, nella fase di lockdown, hanno costituito la spina dorsale della Repubblica lavorando per settimane e settimane da soli, nelle loro comunità, con responsabilità immani. Evitiamo l’antipolitica e il fango nel ventilatore a tutti i costi. Passare con un un rullo sopra a ogni livello istituzionale e alle articolazioni territoriali dello Stato è proprio quello che oggi non serve al Paese”.

Tra i beneficiari del bonus concesso dalla cassa Previdenziale Forense c’è anche Michele Marone, attuale assessore regionale del Molise. È stato uno dei tantissimi percettori del sostegno al reddito per i mesi di marzo e aprile, prima che Donato Toma lo nominasse come esterno nella sua Giunta.

Michele marone

“Non ho fatto domanda per il bonus Inps – spiega Marone a Primonumero.it – ma ho percepito 600 euro mensili come sostegno al reddito per i mesi di marzo e aprile dalla Cassa Previdenziale Forense”.

Il motivo: drastico calo del fatturato con la professione di avvocato “quella con cui vivo, non vivendo io di politica”. Studio legale chiuso, impossibilità di incontrare i clienti, attività giudiziaria sospesa: queste le ragioni tecniche che hanno determinato per Marone, che in quel periodo ricopriva l’incarico di presidente del Consiglio comunale di Termoli, l’accesso al bonus di sostegno, come quasi tutti gli avvocati che svolgono anche attività politica.

A maggio invece le cose sono cambiate. Marone, che nel frattempo era diventato assessore regionale (con uno stipendio lordo di circa 12.500 euro mensili) ha rinunciato al bonus. “Nel momento in cui ho iniziato a ricoprire la carica istituzionale ho rinunciato al sostegno senza esitazione”.

Fra quelli che l’hanno ricevuto ma ne hanno fatto un uso diverso c’è anche il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, il quale percepisce uno stipendio superiore ai 3mila euro mensili come primo cittadino. “Il bonus che ho ricevuto dalla Cassa previdenziale forense (non dall’Inps, ndr) l’ho destinato in parte al fondo Covid del nostro Comune ed in parte a 3 famiglie, di cui due di Campobasso e una di Morrone (quest’ultima particolarmente in difficoltà per via di problemi particolari). Ho ritenuto di utilizzare queste risorse per lasciarle sul nostro territorio. Ovviamente non ho chiesto altro (fondo perduto e altri aiuti sebbene potessi farlo). In quel momento ho ricevuto molti messaggi di persone in difficoltà e mai avrei voluto pubblicizzare la beneficenza”.

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