Due soli pediatri in servizio al San Timoteo di Termoli, l’ospedale di riferimento dell’intero Basso Molise. Tanto che l’Asrem è corsa ai ripari, mediante un avviso pubblico, per reperirne altri tre. Perché è chiaro che, con due soli medici specialisti, portare avanti il servizio diventa impossibile.
L’ultima delibera del Direttore Generale Asrem è la 466 del 13 luglio, preceduta pochi mesi prima da un’altra che prevedeva la assunzione di 5 specialisti in Pediatria con questa premessa: “Verificata la gravissima carenza di Medici Specialisti in Pediatria presso la ASReM, e al fine di scongiurare l’interruzione di pubblico servizio in violazione dell’art. 32 della Costituzione”.
“La Asrem continua giustamente a pubblicare avvisi e, in queste condizioni e al netto del coronavirus, più di tanto – onestamente – non credo si possa fare”. A parlare è il dottor Giancarlo Totaro, strenuo difensore della sanità pubblica del territorio. Il medico, in servizio presso il laboratorio analisi del nosocomio termolese, allo stesso tempo si chiede: “Ma perchè i medici dimostrano una così scarsa propensione a programmare il loro futuro professionale negli ospedali del Molise?”
Una domanda quasi retorica e che molti si fanno, per rispondere alla quale non basta certo un’unica risposta. “Le ragioni sono tante e vanno dai turni estenuanti – compresi notte, festivi e super festivi – che si è costretti a fare quando si è in pochi, arrivando alla enorme difficoltà a godere dei giorni di ferie e dei riposi, per non parlare persino dell’impossibilità ad ammalarsi o godere di un permesso per motivi familiari”.
A queste condizioni è difficile biasimare medici, magari autoctoni, che scelgono di non lavorare nelle strutture pubbliche molisane e di fare le valigie per fare carriera. “E poi – aggiunge Totaro – c’è l’assenza di una università che fornisca specialisti e specializzandi da immettere nel circuito assistenziale regionale che possa garantire il futuro ai reparti esistenti”.
E che dire della spada di Damocle che incombe proprio sul Punto Nascita di Termoli? Una eventuale chiusura del reparto si trascinerebbe giocoforza anche l’attiguo reparto di Pediatria col suo Nido.
Non è dato ancora sapere come sarà il nuovo Piano operativo sanitario su cui si giocherà il futuro di tanti reparti. C’è dunque “l’incognita del nuovo POS 2019-2021, che tarda ad arrivare, con la spada di Damocle di eventuali tagli e riorganizzazione dei servizi che potrebbero cambiare la geografia assistenziale del Servizio Sanitario regionale del Molise con eventuali chiusure e/o accorpamenti di reparti”.
Un confronto può aiutare a capire la gravità della situazione. “Si pensi che all’ospedale di Vasto, 8 posti letto e servizio di neonatologia, risultano in servizio 8 medici più 1 responsabile”. Invece da noi, in tutto il Molise, “sommando gli organici dei tre reparti di Campobasso, Isernia e Termoli ci sono in totale 9 pediatri/neonatologi dipendenti a tempo indeterminato”. Di questi due soli, appunto, al San Timoteo.
“Ma la cosa più grave – argomenta Totaro – è che le variabili relative delle problematiche elencate non sono di pertinenza della politica locale o della Asrem ma sono nelle mani di altri soggetti istituzionali decisionali in sede nazionale. Infatti il nuovo POS si sta scrivendo a Roma, con la sanità commissariata, e la programmazione universitaria è esercitata dal competente ministero, il MIUR. Quindi bisogna attendere le decisioni che arriveranno dall’alto nella speranza che nel frattempo la nostra sanità post-coronavirus non vada in ‘malora’ e riesca a sopravvivere”.
L’ospedale del Basso Molise, per il dottor Totaro, si è dimostrato il più fragile della rete ospedaliera molisana. “Il modello organizzativo dell’ospedale unico molisano, uno e trino, su tre plessi ospedalieri (Cardarelli hub e Veneziale e San Timoteo spoke, ndr) non mi sembra che fino ad oggi abbia prodotto i frutti sperati in termini dei servizi sanitari resi ai cittadini”.
Questo stato di cose e questa protratta incertezza di certo non favoriscono che la scelta di operatori sanitari ricada sulla nostra regione. “Ci vogliono certezze organizzative per il futuro affinchè i medici pediatri, così come gli altri specialisti, possano decidere di investire il proprio futuro e la propria vita nella regione Molise. Senza il nuovo POS nessuno può dare onestamente certezze sul futuro della rete ospedaliera molisana”.
Nel caso specifico della branca pediatrica i problemi poi sono anche altri e relativi non solo alla struttura ospedaliera ma finanche al territorio, con la carenza di pediatri di libera scelta e la situazione ‘emergenziale’ del Consultorio. Sebbene dal Distretto sanitario sono arrivate di recente buone notizie.
“Una cosa è però chiara: gli standard di assistenza sanitaria sia ospedaliera che territoriale previsti a livello nazionale non sono affatto adatti e funzionali al Molise, una regione di appena 300.000 abitanti divisa in 136 comuni sparsi su una superficie di 4461 Kmq ed una popolazione da 0 a 14 anni di circa 33mila unità”. 33.748 al 1 gennaio 2020 (dati Istat).
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