Il lungo lockdown dell'economia

Senza lavoro e niente ammortizzatori sociali: l’autunno caldo degli artigiani è già arrivato

La pandemia ha fermato la produzione anche dopo la fine del lockdown e oggi tanti lavoratori artigiani sono in attesa della cassa integrazione. Burocrazia e risorse insufficienti alla base del ritardo che tanti dipendenti delle piccole imprese artigiane stanno pagando a caro prezzo. Ma anche i datori di lavoro soffrono: "Molti hanno anticipato con risorse proprie ma ora non ce la fanno più neppure loro perché sono senza nuove commesse" spiega Francesco Toci, presidente di Confartigianato. La soluzione potrebbe non avere tempi brevi: "Non sappiamo dire quando arriveranno altri fondi per finanziare gli ammortizzatori sociali". Ma senza gli artigiani muore anche il commercio.

Non ci sono più ordini alla Confezioni tessili italiana, piccola camiceria che opera alla zona industriale di Campobasso. I cinque dipendenti sono a casa per una carenza di lavoro diventata cronica anche dopo i durissimi mesi del lockdown. Il datore di lavoro non può licenziare per il divieto esteso a fine agosto dal decreto Rilancio. Ma la cassa integrazione richiesta per questi artigiani non è ancora arrivata.

“Aspettiamo i soldi da marzo, ho chiesto lumi a tutti ma nessuno sa ancora dirci se e quando arriverà questa benedetta cassa integrazione che darebbe a tutti noi una boccata di ossigeno”. A parlare così è Tiziana Silvaroli, 51 anni, dipendente del laboratorio che per conto terzi confeziona camicie in una azienda che, come tante altre, rischia di non ripartire più per le conseguenze della pandemia da Covid-19.

In tutta la regione sono circa 1300 i lavoratori artigiani come la signora Tiziana. Per tutti loro servirebbe più o meno 1 milione e mezzo di euro di ammortizzatori sociali, come riferisce a Primonumero il presidente di Confartigianato Francesco Toci che è anche a capo del Consiglio di amministrazione dell’Ebram (ente bilaterale regionale artigianato molisano). “Ma di queste risorse ne sono arrivate solamente una parte e in ritardo – spiega Toci – per cui ad oggi bisogna pazientare in attesa che arrivi il resto del finanziamento promesso dal governo. Non so onestamente che tempi ci sono per poter esaurire tutte le richieste di cassa integrazione presentate in regione. Al di là degli annunci, infatti, ci sono stati 40 giorni di ritardo dal decreto al trasferimento dei fondi. Per di più le somme sono insufficienti e chissà le altre quando arriveranno”.

francesco toci (confartigianato)

Inoltre, nel caso dei lavoratori artigiani, non è direttamente l’Inps che gestisce la cassa integrazione ma il Fsba (fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato con il quale la Regione Molise ha un accordo). C’è, pertanto, un ulteriore passaggio burocratico che rallenta la concessione degli ammortizzatori “e non parliamo di grosse cifre visto che sono tanti, tantissimi, gli artigiani in attesa di bonifici nell’ordine delle 300/400 euro mensili” racconta ancora Toci. Il presidente è stato contattato in questi mesi di difficoltà dalle maestranze ma anche “da tanti datori di lavoro di queste piccole imprese i quali hanno anticipato con risorse proprie fino a quando hanno potuto ma ora, non avendo più commesse, non sanno dove prendere i soldi per i dipendenti”.

Da venerdì scorso qualcosa si è mosso e le prime risorse sono state accreditate “sebbene il fabbisogno complessivo resti insoddisfatto nonostante i nostri ripetuti solleciti a Roma”.

Senza un intervento di sostegno al reddito e con la produzione ferma l’autunno che tanti economisti già prevedono caldo potrebbe iniziare ben prima. E questo rischia di avere conseguenze non solo sui lavoratori dipendenti delle imprese artigiane “giacché – come sintetizza efficacemente la camiciaia Tiziana – se non lavorano gli artigiani anche il commercio è fermo”.

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