Dopo oltre tre anni di immobilismo, qualcosa si muove. No, per fortuna non è la frana che ha ripreso a muoversi. Quella è rimasta identica dal marzo 2017, quando uno smottamento traumatizzò il paese che fu di Vincenzo Cuoco. Intere famiglie costrette a sgomberare, una parte del centro abitato dichiarata inagibile, la casa di Gabriele Pepe stritolata dalle crepe. Una ferita rimasta aperta soprattutto perché le istituzioni hanno reagito con lentezza, nonostante le esortazioni di un Comune di 400 anime.
Un Comune che però nel frattempo è diventato meta di visitatori da ogni parte d’Italia e in qualche caso del globo, grazie a uno straordinario festival di street art che quest’anno è stato rinviato causa covid-19 ma non definitivamente annullato, perché un piccolo spiraglio c’è.
Intanto qualcosa di nuovo c’è. Innanzitutto va ricordato il finanziamento da 8 milioni e 192 mila euro che il Ministero per l’Ambiente aveva stanziato fra gli interventi di maggiore urgenza contro il dissesto idrogeologico. La Regione Molise ha ‘candidato’ le due frane più note del territorio: quella secolare di Petacciato e Civitacampomarano.
La Regione Molise è anche soggetto attuatore dell’intervento e appena prima dello scoppio dell’epidemia da coronavirus, aveva nominato come Responsabile unico del procedimento il direttore del Dipartimento Territorio, Mobilità e Risorse Naturali, l’ingegner Massimo Pillarella. Il Comune ha a sua volta individuato un proprio tecnico per il ruolo di supporto al Rup e insieme i due enti hanno avviato il dialogo per definire il percorso amministrativo che dovrà portare alla redazione di un progetto per la messa in sicurezza del territorio.
400mila tonnellate di roccia che si spacca: il mostro minaccia il futuro del borgo più bello
Il primo passo è quello delle indagini geognostiche, che il sindaco Paolo Manuele aveva chiesto a gran voce da subito. “Purtroppo se avessimo iniziato già nell’autunno 2017, adesso avremmo avuto già lo studio fatto e il progetto da realizzare. È stato perso del tempo prezioso, ma dire che non è stato fatto nulla non è vero. Anzi, un primo passo c’è stato ed è importante. Senza le indagini geognostiche non potremmo avere un progetto”.
Manuele precisa che lo stanziamento da 8,1 milioni è molto indicativo. “Proprio perché occorre uno studio approfondito per sapere quanto servirà”. I tempi non saranno brevi. “Per delle indagini geognostiche occorrono 12-18 mesi. Se ci avviamo adesso finiremo nel 2021 e credo potremo avere il progetto nel 2022. A quel punto saranno passati cinque anni”.
Nel frattempo restano 24 le persone sgomberate perché residenti nella cosiddetta zona rossa della frana. “Altre 25 persone risiedono nelle case della Zona blu. Per fortuna non c’è stata un’espansione della frana ma come detto, non conosciamo il fenomeno senza le indagini. Quindi ci vuole ponderazione: né allarmismo ma nemmeno superficialità”.
Il sindaco poi rimarca una stortura esistente nella legislazione nazionale a proposito dei contributi che spettano a chi rimane senza casa. “Chi subisce danni a causa di un terremoto non può essere privilegiato rispetto a chi la perde per una frana. Il danno è lo stesso. Capisco il disagio di chi vive fuori dalla propria casa, anche perché a Civitacampomarano ci vivo, sono coinvolto personalmente. Però posso assicurare che abbiamo vissuto momenti più bui, adesso vediamo un orizzonte”.
A rischiarare l’orizzonte potrebbe essere ancora una volta il Cvtà Street Fest, cioè il festival di arte contemporanea ideato da Alice Pasquini, artista originaria del Borgo incastonato sulla roccia dove sorge il magnifico Castello Angioino.
La quinta edizione di un evento finito presto nel calendario degli eventi da non perdere durante l’estate è stata chiaramente rinviata a causa delle restrizioni anti coronavirus. Ma col miglioramento della situazione a livello sanitario e l’allentamento di molte disposizioni anti contagio, una fiammella di speranza si è riaccesa.
L’associazione CivitArt e l’ideatrice Alice Pasquini stanno lavorando per mettere su una edizione in formato ridotto di sole due giornate e chiaramente con ingressi contingentati per evitare assembramenti. Non è semplice, perché il periodo ipotizzato è quello di settembre, dopo quattro anni in cui giugno era stato il mese prescelto.
Questo crea sicuramente delle difficoltà rispetto ai programmi e ai calendari degli artisti. Ma non tutto è perduto. Molto dipendere dall’evolversi dell’epidemia in Italia e dalla possibilità di rispettare nel dettaglio le normative.
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