Il caso dei 3 nuovi positivi

Covid, famiglia venezuelana a Campobasso da 15 giorni. Chiuso il campus frequentato dai bimbi, tamponi a compagni e genitori

In queste ore saranno sottoposti al test orofaringeo i piccoli che frequentavano il campus 'La Baita' di Ferrazzano, chiuso oggi per le operazioni di sanificazione: era frequentato dai bambini venezuelani risultati positivi al coronavirus. La famiglia era in città da 15 giorni, dopo essersi autodenunciata in Questura e avviato le pratiche per il rilascio dei documenti di soggiorno. Era ospite del convento della chiesa di Sant'Antonio di Padova, dove il sacerdote responsabile puntualizza: "Non hanno avuto contatti con i parrocchiani e la chiesa è igienizzata e sanificata".

A Campobasso era arrivata lo scorso 7 luglio la famiglia venezuelana che ieri (21 luglio) è stata sottoposta a tampone nasofaringeo per una sintomatologia sospetta. Test che, come ormai è noto, ha messo in evidenza tre casi di positività al virus nel capoluogo, in cui da settimane non si registravano nuove infezioni.

La notizia ha messo in subbuglio la cittadinanza, memore ancora del cluster legato alla comunità rom e scoppiato lo scorso maggio, e soprattutto sta creando il panico tra i genitori dei bambini del campus La Baita di Ferrazzano, chiuso da oggi per le operazioni di sanificazione della struttura sportiva che era frequentata anche dai bambini giunti con i loro genitori in Molise dal Sud America. I loro compagni di giochi inoltre saranno sottoposti a tampone, come pure i familiari conviventi che potrebbero aver contratto il coronavirus. 

Campus La Baita Campobasso Ferrazzano

Il rischio che esploda un focolaio in città sta mettendo in apprensione le autorità sanitarie molisane impegnate da ieri a ricostruire la mappa dei contatti dei cinque stranieri – i genitori con i tre figli – e ospiti  del convento adiacente alla chiesa di Sant’Antonio di Padova, una delle più grandi e più importanti di Campobasso. Al convento questa mattina, nonostante le finestre aperte, nessuno ha risposto al campanello.

Chiesa Sant'Antonio di Padova Campobasso

“Non hanno avuto contatti con i parrocchiani, cerchiamo di non creare allarmismi”, è la prima puntualizzazione che fa a Primonumero il parroco della chiesa, fra Giancarlo, probabilmente in queste ultime ore tempestato dalle telefonate delle persone che frequentano la chiesa e che gli chiedono informazioni. A loro ha anche inviato una lettera per rassicurali.

Il sacerdote spiega che la famiglia è arrivata a Campobasso perchè “non si nega l’ospitalità a chi ha bisogno”, lo dice del resto proprio il Vangelo. Il  convento di Sant’Antonio di Padova, come già aveva fatto in passato, si è offerto per un’accoglienza temporanea in attesa di una sistemazione definitiva in città. Poi, con il passare dei giorni, sembra che uno dei bambini abbia manifestato i sintomi di quella che in apparenza sembrava una innocua congiuntivite. Invece, il medico che lo ha visitato si è insospettito e ha chiesto alle autorità sanitarie di fare qualche accertamento in più sul loro stato di salute. Quindi, il tampone che ha evidenziato l’infezione da Sars-Cov-2.

“Non hanno sintomi”, ribadisce padre Giancarlo. Al tempo stesso non nasconde la sua preoccupazione perchè, dice, “è tutto sotto controllo, io stesso ho fatto il tampone da poco perchè devo sottopormi ad un intervento chirurgico ed è risultato negativo”. Ma teme ripercussioni sulla comunità, in particolare la ‘fuga’ dei fedeli da Sant’Antonio di Padova. “La chiesa viene igienizzata dopo ogni celebrazione eucaristica, viene sanificata tre volte a settimana. Inoltre c’è un rigido servizio di accoglienza”, incalza. Tanto è vero che nessuno può entrare senza mascherina nella chiesa che è fornita di due grossi dispenser con il disinfettante posti ai due ingressi”. Insomma, “vengono rispettate le regole imposte per evitare il contagio – insiste il parroco – sono sicuro che non ci saranno problemi”.

Inoltre i venezuelani, in chiesa non sarebbero mai entrati, erano in quarantena volontaria (non c’è alcun obbligo di autoisolarsi al momento) e si erano autodenunciati alla Questura di Campobasso, dove si erano recati per avviare le pratiche e ottenere il rilascio dei documenti necessari al loro soggiorno in Italia. La loro provenienza dalla Serbia, dove vivevano, non ha destato dubbi.

Se in chiesa forse non ci saranno difficoltà, discorso diverso al campus La Baita di Ferrazzano che i bambini venezuelani frequentavano anche se sporadicamente: oggi – 22 luglio -il centro è chiuso. Dopo aver appreso la notizia dei nuovi contagi i piccoli frequentatori che potrebbero avere avuto contatti a rischio sono stati contattati dall’Asrem per il test assieme ai familiari e agli operatori. Nel pomeriggio – ecco l’immagine – lunghe file sotto al sole per fare i test. I risultati si conosceranno entro le prossime 48 ore. 

Polizia Cardarelli tamponi bambini campus
commenta