Maggioranza a pezzi

Nuvole nere sul futuro del governatore. Fa ricorso pure Paola Matteo, ex consigliera eletta nella lista di Patriciello

Dopo aver accusato il capo della Giunta di maschilismo, l'ex consigliera regionale estromessa dopo l'abrogazione della surroga annuncia di essersi rivolta al Tribunale amministrativo: "Non porto nessun rancore, ma esprimo profonda disapprovazione istituzionale per gli atti posti in essere dal Consiglio regionale". La durissima presa di posizione della Matteo potrebbe fornire un indizio sulla progressiva presa di distanza del potente europarlamentare dallo stesso presidente Toma.

In attesa di sapere se andrà in porto il primo ‘agguato’ dei franchi tiratori – lunedì prossimo (15 giugno) in Consiglio regionale si svolgerà la riunione monotematica sull’ospedale covid – la settimana più calda della legislatura guidata da Donato Toma si conclude con un’altra bad news, direbbero gli anglofoni.

Paola Matteo, una delle consigliere regionali estromesse dopo l’abolizione della surroga, alla fine ha deciso di seguire l’esempio dei suoi colleghi Antonio Tedeschi e Massimiliano Scarabeo: tramite i suoi legali (gli avvocati Pino Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano) ha depositato un ricorso al Tar Molise. E’ il terzo ‘collezionato’ dal capo della Giunta regionale che lo scorso aprile, alla vigilia dell’approvazione del bilancio in Aula, con un ‘blitz’ ha deciso di cancellare le cosiddette ‘porte scorrevoli’ contestualmente all’azzeramento della Giunta regionale.

Il meccanismo di sostituzione degli assessori in Aula introdotto dalla legge elettorale approvata nell’ex legislatura Frattura aveva consentito l’ingresso di Paola Matteo, Nico Romagnuolo, Antonio Tedeschi e Massimiliano Scarabeo al posto rispettivamente degli assessori Vincenzo Cotugno (Orgoglio Molise), Roberto Di Baggio (Forza Italia), Vincenzo Niro (Popolari) e Nicola Cavaliere (Forza Italia).

 

Il Consiglio regionale cancella le “porte scorrevoli” per assessori e consiglieri. Il Tar respinge ricorso dei “supplenti”

Il 10 giugno al Tribunale Amministrativo si è svolta l’udienza sulle istanze di Tedeschi e Scarabeo. Seguirà invece un percorso ‘autonomo’ il ricorso di Paola Matteo che questa mattina – 12 giugno – in una nota stampa spiega di aver voluto prima riflettere sulla vicenda politica che l’ha vista protagonista. Poi ha rotto gli indugi “dopo un periodo di profonda riflessione e dopo un serrato confronto con i cittadini molisani, incredibilmente colpiti dalla mia estromissione dalla carica di consigliera regionale, tra l’altro in un momento storico tra i più drammatici della nostra Repubblica”, sottolinea l’ex consigliera regionale in una nota.

“Sono serena”, aggiunge. Poi scandisce parole durissime: “Non porto nessun rancore né personale né politico, ma non rinuncio ad esprimere profonda disapprovazione istituzionale per gli atti posti in essere dal Consiglio Regionale in una vicenda che segna un punto di non ritorno nel rapporto tra Organi Istituzionali e cittadini. Pertanto, mentre ogni eventuale approfondimento legale può essere richiesto ai miei avvocati, personalmente preferisco non rilasciare ulteriori commenti né dichiarazioni, riservandomi di farlo in una prossima conferenza stampa”.

Sempre la Matteo un paio di giorni fa aveva accusato Toma di maschilismo: “Solo in Molise, viene negata la presenza delle donne all’interno della Giunta regionale. Dopo tante battaglie portate avanti, con forza, in Consiglio regionale a favore dei diritti femminili e delle pari opportunità, non posso assolutamente accettare scelte così maschiliste da parte del Presidente della Regione, Donato Toma”.

Il riferimento è alla designazione del quinto assessore, il leghista Michele Marone, nominato martedì dal governatore dopo l’incontro con Matteo Salvini e nonostante il veto del gruppo dei dissidenti: “Non vogliamo un assessore esterno”. Com’è andata forse lo ricorderete: una seduta del Consiglio regionale ‘bollente’, la maggioranza a pezzi, che va sotto con i numeri.

La nomina di Marone assessore beffa la maggioranza: la crisi politica diventa scontro. Prova di forza in Aula: Toma non ha i numeri

E poi la costituzione del ‘polo civico’ di cui fanno parte il presidente dell’assise Salvatore Micone, le ex leghiste Aida Romagnuolo e Filomena Calenda, oltre ai consiglieri Andrea di Lucente, Armandino d’Edigidio, Gianluca Cefaratti. Infine, il ricorso del Pd contro una Giunta considerata illegittima e due assessori (si parla di Vincenzo Cotugno e Vincenzo Niro) pronti a defilarsi.

Il quinto assessore parte male. Il Pd fa ricorso, i dissidenti accusano: “Svenduti alla Lega”. Ora l’obiettivo è logorare il governo Toma

Dulcis in fundo, il ricorso di Paola Matteo, eletta con Orgoglio Molise, lo stesso movimento di cui fa parte l’attuale assessore Vincenzo Cotugno, nonchè lista che fa riferimento all’europarlamentare Aldo Patriciello, il più potente alleato di Donato Toma. Probabilmente la controffensiva davanti ai giudici amministrativi segna la presa di distanza dello stesso europarlamentare di Forza Italia dal governatore.

La ‘radio’ della politica in questi giorni ha fatto trapelare il malumore di chi due anni fa ha sostenuto la coalizione guidata dall’attuale capo della Giunta e che in Consiglio regionale (lunedì e martedì sono in programma due riunioni) potrebbe lanciare altri segnali di dissenso. O addirittura votare la mozione di sfiducia che porterà in Aula, come annunciato, il capogruppo del Movimento 5 Stelle Andrea Greco.

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