Giustizia in tilt

Tribunali bloccati dopo il covid: processi rinviati e avvocati in agitazione. “A rischio i diritti dei cittadini” – VIDEOINTERVISTE

"La giustizia è una funzione essenziale in uno Stato di diritto come l'Italia, non può morire", dicono gli avvocati che stanno protestando in tutta Italia con flashmob o sit-in davanti ai palazzi di Giustizia. A Roma hanno perfino restituito le toghe. A Campobasso l'iniziativa organizzata dall'Organismo congressuale forense.

E’ ripartito perfino il campionato di calcio. Invece nei tribunali, tre mesi dopo l’inizio dell’emergenza causata dal covid-19, l’attività è ancora paralizzata: udienze rinviate, cancellerie in tilt. E i tempi della giustizia, già definita lumaca, rischiano di essere ancora più lenti. “La giustizia è una funzione essenziale in uno Stato di diritto come l’Italia, non può morire”, dicono gli avvocati che stanno protestando in tutta Italia con flashmob o sit-in davanti ai palazzi di Giustizia. A Roma hanno perfino restituito le toghe.

Non è solo una questione di meri interessi economici. “Anche la giustizia è un servizio essenziale. Ma in queste condizioni – dicono – non possiamo tutelare i diritti dei cittadini“.

Nemmeno l’emendamento inserito nel decreto intercettazioni sulla fase 3 della giustizia, in programma dal 1 luglio, lascia tranquilli tutti coloro che operano nel settore. Le previsioni sul futuro sono nerissime.

E’ in questo contesto che l’Organismo congressuale forense si fa sentire. Questa mattina (23 giugno) a Campobasso e in altre 26 sedi distrettuali sono state organizzate manifestazioni e conferenze stampa per rappresentare “i problemi in cui la giustizia versa: gli uffici sono in gran parte bloccati, gli accessi alle cancellerie non sono consentiti dappertutto o consentiti solo su prenotazione per via telematica o telefonica”, sottolinea l’avvocato Franco Palladino. “Tanti colleghi hanno aspettato una convocazione arrivata loro a tempo scaduto e non hanno potuto svolgere gli adempimenti necessari, molti processi e cause civili vengono rinviati alle cosiddette calende greche. Molti processi sono stati rinviati al 2021 o a fine anno”.

Dunque, “bisogna riprendere i processi nelle Aule, dare la possibilità ai cittadini che hanno bisogno di giustizia di essere tutelati e di ricevere adeguate risposte”.

“Gli uffici giudiziari già erano in sofferenza prima del lockdown, ora sono proprio in crisi”, sintetizza l’avvocato Demetrio Rivellino.

E’ una voce unica quella che emerge dal mondo forense molisano: a Campobasso, Isernia e Larino ci sono alcuni nodi da risolvere.

Nel Tribunale di Campobasso qualche difficoltà in più si è verificata quando all’inizio di maggio è scoppiato il cluster rom: nel capoluogo la fase 2 è iniziata il 1 giugno. “La pandemia è in corso e bisogna essere responsabili – la riflessione dell’avvocato Giuseppe De Rubertis, presidente dell’ordine degli avvocati di Campobasso – ma anche la giustizia è un servizio essenziale”. Nel palazzo di Giustizia di viale Elena sono state rinviate le cause che, ad esempio, prevedevano la presenza di testimoni e periti per il rischio assembramento. “Auspico che anche questa attività possa riprendere dopo l’estate”, il suo augurio.

 

Il Tribunale pentro ha ripreso in parte le attività “grazie anche alla sinergia con il presidente Di Giacomo e il procuratore Fucci – sottolinea il presidente dell’Ordine degli avvocati di Isernia Maurizio Carugno – anche perchè in città non ci sono stati focolai”. Il capoluogo pentro qualche giorno fa è stato dichiarato covid free e gli ultimi due contagi registrati in città sono legati a persone rientrate da fuori regione. “Dal 1 luglio potremo accedere alle cancellerie del Tribunale dalle 9 alle 13”.

Le modalità telematiche hanno piuttosto complicato la vita degli avvocati: “Bisogna rivedere lo smart working che rischia di bloccare la giustizia”, l’osservazione dell’avvocato Oreste Campopiano, presidente dell’Ordine degli avvocati di Larino. “L’Avvocatura rischia di restare schiacciata tra due massi: da una parte la necessità avvertita dalla collettività di una ripresa piena del sistema giustizia, dall’altra la strozzatura che l’Avvocatura trova nell’accesso ai servizi cancellerie, ai servizi notifiche e alle udienze che sono ridotte per evitare il rischio contagi”. Questa la difficoltà vera: “L’Avvocatura non riesce ad esercitare la propria funzione per le pressioni che arrivano dall’esterno e dall’interno del sistema giustizia”.

 

Cinque le richieste al Governo contenute in un documento consegnato ai giornalisti presenti in conferenza stampa e che contiene un piano straordinario per la messa in sicurezza delle attività e degli edifici giudiziari. Soluzioni per assicurare lo svolgimento delle attività giudiziarie in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, adeguate risorse per la Giustizia, strumenti informatici adeguati e l’aumento del fondo di dotazione del patrocinio a spese dello Stato per la difesa dei più deboli: queste le istanze.

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