Vuoto incolmabile

Il silenzio assordante e la rinuncia epocale ai Misteri: il Corpus Domini surreale di Campobasso

Per la prima volta dal dopoguerra, nel capoluogo non ci sarà la secolare sfilata degli ingegni del maestro Paolo Saverio Di Zinno. La città in queste ore e in condizioni ‘normali’ sarebbe stata colma di gente, di suoni, colori, odori, turisti. Niente concerto, niente bancarelle e città in silenzio. Per gli “Scannett allert” bisognerà attendere il 6 giugno 2021, o l’eventuale, speciale edizione invernale.

Niente sfilata, niente concerti, niente bancarelle. E niente presenze record, le migliaia e migliaia di persone accalcate sotto al sole sono un ricordo. Nessun palloncino nelle mani dei bambini incantati, a bocca aperta, al passaggio degli angioletti e dei demoni, dei santi, dei personaggi biblici, ma anche di un cagnolino e un agnellino. La ‘tunzella’ non dovrà faticare per evitare di regalare un sorriso, rubato, a quel diavolaccio di un diavolo. E forse, in fondo in fondo, le mancherà quella linguaccia screanzata, quello sguardo spiritato del fastidioso ‘vicino di casa’ che l’ha sempre accompagnata nei secoli. Dal 1740 addirittura, anno in cui il maestro Paolo Saverio Di Zinno ebbe la geniale idea di costruire gli ingegni e farli diventare il simbolo di Campobasso.

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E già, la medievale e insieme ottocentesca Campobasso, che quest’anno sarà orfana della sua tradizione, della sua anima, oseremmo dire. Il silenzio assordante si sostituirà al Mosè di Rossini suonato dalle cinque bande (e 100 bandisti) che dettano il ritmo alla sfilata. Ma coprirà soprattutto quello “scannett allert” che fa venire i brividi quando risuona per il comando ai portatori. Sensazioni, emozioni uniche, che fanno parte del vissuto e dell’intimità di ogni campobassano che oggi, almeno una volta, fischietterà o accennerà l’inno per antonomasia dei Misteri.

I colori della fiera del Corpus Domini

Ma è tutta l’atmosfera attorno alla grande festa che è mancata e resterà una ferita per tutti. Dai primi arrivi degli ambulanti del giovedì sera alle infinite e sfiancanti passeggiate per le bancarelle a caccia dell’affare migliore (che di solito si fa la domenica poco prima di mezzanotte, ndr). E poi, l’odore inconfondibile delle noccioline (‘nucell’) abbrustolite, quello del ‘mussillo’, il profumo delle cento, mille fragranze – qualcuna anche sgradevole – provenienti da ogni parte del mondo. Il piacere di gustare il ‘panino zozzo’ in una mano e una birra fredda nell’altra. E che dire dei ‘piattari’ che quest’anno non potranno fare il consueto show a cui tutti, almeno una volta nella vita, hanno assistito? Mancheranno addirittura le arrabbiature per il parcheggio che non si trova o, quando si scorge, è a qualche chilometro dal centro…

Profano e sacro, sacro e profano. Una commistione che qualcuno, dall’esterno, definirebbe quasi ‘peccaminoso’. Sì, proprio peccaminoso. E per questo affascinante, fuori dal tempo, ordinato nel proprio caos e caotico nel proprio ordine. Il Corpus Domini nel capoluogo di regione del Molise è qualcosa di misterioso. Ecco perché ci piace pensare e credere che il termine Misteri sia stato declinato dal suo significato meno scontato ma infinitamente più coinvolgente.

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Mancherà come l’ossigeno nei polmoni assistere in diretta o in differita alla vestizione, un rito sacro che segue la messa della mattina officiata dal vescovo. Battito del cuore accelerato prima di salire ‘a bordo’ e udire il primo: “Uno-due-tre, scannett allert”. La curva tra via Trento e via Milano lascia senza fiato, l’attraversamento del Centro storico è una centrifuga di storia e leggenda, di mito e tradizioni centenarie, custodite con la gelosia di chi sa di avere un tesoro tra le mani.

 

Si potrà soltanto immaginare il regale e poderoso corteo degli ingegni lungo via Mazzini, Corso Vittorio Emanuele, fino al Palazzo di Città, per la benedizione dei 76 figuranti (58 bambini e 16 adulti oltre al cane e all’agnello), 250 addetti al trasporto, 26 addetti alla vestizione. Senza dimenticare i due fabbri, il falegname e il tappezziere. Tutti resteranno a riposo, nell’attesa spasmodica di tornare a lavorare per gli amati Misteri.

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Mancherà perfino la malinconia serale della domenica, quella che ti prende subito dopo la fine del concertone, quando ti accorgi che tutto sta per finire e non resta che salutare l’annuale sfilata dandole appuntamento all’anno successivo (6 giugno 2021). Silenzio, solo silenzio assordante. Con la timida speranza che venga spezzato da un’edizione straordinaria 2020: difficile, molto difficile. Ma non impossibile. E i Misteri di cose al limite del possibile se ne intendono. Lunga vita al Corpus Domini di Campobasso.

Nel video, l’edizione 2019.

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