Agnone e la sua ricchezza

Fonderia Marinelli e Museo delle campane. Neanche il Covid ha fermato mille anni di storia

Lavorano senza sosta da mille anni, poteva mai il coronavirus fermare i rintocchi delle campane di Agnone, alla Fonderia Pontificia Marinelli? Ovviamente no.

“E’ stata dura – spiega Armando Marinelli – ma i nostri contatti con la gente sono stati lo stesso frequenti, sebbene indiretti. Abbiamo la responsabilità di portare avanti mille anni di storia, quindi ci siamo subito rimessi in moto”.

maurizio cavaliere fonderia marinelli

In questo momento il Museo internazionale della Campana, che abbiamo visitato domenica 7 giugno, può accogliere 25 persone per visita. “E’ la metà del numero standard previsto. Rispettiamo il distanziamento sociale e le regole del momento – spiega Armando – per quanto sia complicato muoversi nel contesto di norme assai complesse”.

Gli ampi spazi del Museo, istituito nel 1999 e intitolato a Papa Giovanni Paolo II, favoriscono il distanziamento, sia al piano inferiore, dove il visitatore viene introdotto all’universo campanario che ha reso celebri nel mondo Agnone e l’Alto Molise, sia al primo piano, dove è possibile ammirare le campane che hanno fatto la storia delle chiese, non solo italiane.

museo campana agnone covid

“Il tour che proponiamo è quello completo, quello di sempre. Una visita al museo per capire cosa è stato realizzato nei secoli, il racconto della nostra storia, le opere, e la visita alla fonderia, dove l’ambiente è ancora quello di mille anni fa” spiega Armando. I Marinelli producono le campane con le stesse tecniche e gli stessi materiali usati dagli avi. E’ un’ambientazione medievale, dove per ambientazione s’intende il mix di saperi tecnici, artigianali e musicali che occorrono per realizzare una campana a prova di… Papa.
Misurazioni, studi accurati per avere il suono migliore, manualità, la colata di bronzo che penetra gli spazi, l’opera finita.

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C’è tutto il processo antico e ci sono i segreti, naturalmente. Alcuni li svela il mitico Tonino Delli Quadri, mastro campanaro, tecnico esperto e straordinario narratore. E ci sono i calchi, i cimeli e anche le campane, tante. I Marinelli hanno lavorato a tutte le latitudini del pianeta, anche in Indonesia, Sri Lanka, Tailandia, quindi paesi con prevalenza di altre religioni, a Buenos Aires, nella cattedrale, e altrove.

In Italia ricordiamo tra le altre quelle al Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, all’Abbazia di Montecassino, perfino sulla torre di Pisa dove le campane sono ferme perché come ha spiegato Delli Quadri, classe 1937 e metà vita passata sulle torri campanarie, il movimento ne aumenta fino a 4/5 volte la spinta: “Quando la campana va a bicchiere (da 90 a 180 gradi, ndr) c’è il massimo della spinta. La campane possono mandare giù i campanili” ha spiegato senza possibilità di essere frainteso. Caspita.

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“La cultura dei popoli determina anche il tipo di strumento utilizzato – ha proseguito -. In tre regioni italiane, Calabria, Sicilia e Sardegna, ho montato campane ferme perché lì si usa così. Anche in Russia non si muovono – ha proseguito – perciò sono penalizzate sotto l’aspetto acustico, invece è possibile costruirne di davvero grandi perché, muovendosi solo il battaglio, non c’è il rischio di una spinta eccessiva”. A proposito del battaglio, il suo peso non deve andare oltre il 3 per cento di quello della campana. “Un buon battaglio, che è realizzato in ferro dolcissimo – ha spiegato il tecnico e mastro campanaro agnonese, al servizio della fonderia dagli anni ’50 – è determinante per la durata di una campana”.

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Sono queste solo alcune delle nozioni offerte alla curiosità di noi visitatori. Interessanti non soltanto per gli appassionati. La delizia finale è il dolcissimo concerto di cui è protagonista lo stesso Tonino.
Nel video che vi proponiamo ascoltiamo le sue parole, insieme a quelle di Armando Marinelli, il quale con il fratello, Pasquale, ci ha accolto da par suo. Poi parte del concerto.

A furia di ascoltare possenti rintocchi Tonino ha perso un po’ di udito, ma il mestiere lo accompagna ancora ottimamente nel suo sogno musicale che è anche il sogno del visitatore: quello di imprimere un nuovo impulso alla Fonderia Pontificia Marinelli, di condurla per mano oltre il meraviglioso millennio percorso tra fatica e successi. Un rintocco (di sol) della campana del Giubileo, fusa anch’essa dalla celebre Fonderia altomolisana, vale assai più delle cinque tonnellate di bronzo minuziosamente lavorato. Vale per l’eternità.

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