Termoli

Boom di richieste per il superbonus, il consulente: “Può essere un grande rilancio per l’edilizia in BassoMolise, ma non sarà così facile”

Federico Tocci, consulente, amministratore della Digito Srl, subissato di richieste da privati intenzionati a ristrutturare la casa gratis. “Ma nella realtà – avverte – sarà molto meno facile di come sembra. Tuttavia potrebbe essere una svolta per l’edilizia e per tutto quello è collegato”. Come funzionerà? “Teoricamente è tutto lineare, ma bisogna vedere linee guida e decreti attuativi”.

E’ sulla bocca di tutti, addetti ai lavori e no. Il superbonus, il provvedimento varato dal Governo contenuto nel decreto rilancio. Ovvero la possibilità di fare lavori di ristrutturazione gratis a casa. Si tratta, tradotto in soldoni, di un incentivo al 110% per lavori che, altrimenti, non si farebbero mai, con l’obiettivo di far girare l’economia, muove più soldi possibile alla luce del sole, consentendo parimenti la riduzione del lavoro nero. Sulla carta nessuno ci perde, e anzi, ci guadagnano tutti: il contribuente (che può fare interventi mirati al miglioramento energetico del suo immobile a certe condizioni senza spendere un euro), l’impresa che effettua il lavoro (perché avrà molte più richieste di intervento e potrà usufruire del credito d’imposta ceduto dal cliente), le banche e, in ultima analisi, lo Stato.

 

Troppo bello per essere vero, dottor Tocci. Dove sta il trucco?

“Una domanda che fanno molti, a dire la verità. Ma non parlerei di trucco, quanto di paletti. Perché tra gli annunci, i proclami e la fattibilità concreta c’è di mezzo il mare, come si dice. Nel senso: molto più facile a dirsi che a farsi”.

Partiamo dall’inizio. Cosa è il superbonus al 110%?

“Un credito d’imposta che lo Stato riconosce a fronte di interventi di riqualificazione energetica dell’immobile. I lavori di miglioramento devono garantire il salto di almeno 2 classi energetiche dell’edificio o dell’appartamento in questione. Se il mio stabile è in classe C, per esempio, devo arrivare in classe A”.

Se io spendo 100 lo Stato mi garantisce 110. E’ davvero così?

“Sì, è così. L’intervento può essere a costo zero”.

E come si richiede questa agevolazione?

“Ci sono varie possibilità. Una è che si fanno gli interventi per 100 e si porta in detrazione dalla dichiarazione dei redditi 110 in 5 anni a titolo di credito di imposta. In questo caso spendi 100 e recuperi 110, ma in 5 anni. C’è poi il modo di accedere al superbonus senza anticipare nulla e senza pagare nulla”

E come?

“Si effettuano interventi di miglioramento per 100, cedendo il credito di 110 al fornitore, cioè alla ditta, che in questo caso si porterà in detrazione il credito in 5 anni. Naturalmente non è facile per niente trovare una ditta disponibile ad anticipare il costo dei lavori per intero. Ma la ditta può acquisire il credito al 110% e portarlo in banca, la quale a sua volta può concedere il denaro trattenendosi una percentuale da usare a compensazione con lo Stato. In questo modo il cliente è contento perché ha i lavori gratis, la ditta non ha problemi perché ottiene dalla banca esattamente lo stesso importo che avrebbe ottenuto dal cliente se non ci fosse stato il superbonus, e la banca ha il suo margine di guadagno”.

E quindi? Sembra un meccanismo perfetto, no?

“Certo, ma la realtà è diversa. Il superbonus ha messo in testa a tante persone di poter fare lavori di ristrutturazione completamente gratis. Ma a oggi le regole generali, che costituiranno il discrimine rispetto alle decisioni di concedere il denaro da parte delle banche, non sono ancora state fissate. Restano da definire molti aspetti del meccanismo, che sicuramente, comunque vada, premierà le ditte più solide e più grandi, che in parte possono compensare i crediti e in parte non hanno problemi con gli istituti bancari. Quindi diciamo che c’è un fortissimo e legittimo interesse da parte delle persone, ma che probabilmente non sarà così facile come sembra”.

Lei ha avuto molte richieste?

“Moltissime, e non solo dal territorio, anche da fuori regione. Sono tanti quelli interessati a capire come funziona e a farlo valere, anche se, ripeto, al momento le linee attuative non sono state perfezionate. In ogni caso è giusto ribadire che il superbonus scatta solo se c’è il miglioramento di due classi energetiche rispetto all’attestazione energetica dell’abitazione”.

Per che tipo di intervento vale?

“Il Decreto Rilancio stabilisce che la detrazione per risparmio energetico, cioè il Superbonus, si applica al 110 per cento per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, ma già è in programma di estenderlo fino al 2022, per tutti gli interventi  di isolamento termico, in modo particolare per il cosiddetto “cappotto termico”, per la sostituzione degli impianti di climatizzazione, riscaldamento e raffrescamento, per l’installazione di impianti fotovoltaici, colonnine per la ricarica di auto elettriche. A questi interventi trainanti si agganciano interventi di recupero dell’immobile, che possono godere della detrazione massima sempre a condizione che avvenga il salto di due classi energetiche. Poi ci sono tetti massimi di spesa, limitazioni varie da affrontare caso per caso”.

Vale per tutte le tipologie abitative?

“Appartamenti, villette, ora lo stanno ampliando anche alle seconde case. E’ rivolto sia ai condomini che alle persone fisiche”.

Al netto di quelli che chiama paletti, e che abbasseranno l’asticella delle aspettative delle persone, comunque lei ritiene che sia uno strumento utile?

“Non ci sono dubbi, anche se immagino che non saranno molte le ditte in grado di fornire lo sconto diretto in fattura o di scambiare il credito con la banca. Ma sarà una questione che si giocherà sulla quantità, attivando tutta una serie di microeconomie di scala: il muratore, l’idraulico, l’imbianchino, il rivenditore di piastrelle, di infissi, il caldaista, il fornitore di sanitari, eccetera. Ovvio che se l’intervento di recupero energetico si potrà fare gratis, si cercherà di allargare il più possibile la ristrutturazione. E il 110 per cento del bonus per diverse aziende potrà essere una grande possibilità di rilancio, nonché una chance per far circolare denaro attivando quelle che ho definito microeconomie di scala. Qualcuno potrà anche triplicare i fatturati, ma…”

Ma?

“Non tutte. Ci saranno anche aziende che chiuderanno. La crisi, di qualsiasi tipo sia, in genere salva e premia alcuni mentre penalizza molti altri. Due mesi e più di lockdown potrebbero costare la chiusura anticipata ad alcune ditte, per le quali il Covid è solo una spinta decisiva”.

Quali sono stati i principali problemi per i quali, nei mesi difficili del lockdown, le persone si sono rivolte a lei?

“Principalmente le difficoltà legate all’accesso alla cassa integrazione. E in parte anche al contributo da 600 euro, che a mio giudizio è stato dato con un meccanismo eccessivamente “a pioggia” nella fase iniziale. Ora i paletti sono stati messi. Poi ci sono stati i tanti problemi per avere accesso ai finanziamenti a fondo perduto e ai prestiti da parte delle imprese molisane, resi più complessi dal famigerato meccanismo del click day”.

La gente sta soffrendo la povertà? Lei che percezione ha?

“Oggi non è più come 30 anni fa, non si può fare affidamento su risparmi, su un tesoretto cui attingere nei momenti bui. Oggi la gente spende quello che guadagna, se non di più. Una famiglia su due va avanti esclusivamente con lo stipendio. Quando viene a mancare, come è accaduto in questo periodo specialmente in relazione ai tanti lavoratori in nero per i quali non ci sono state agevolazioni, può bene immaginare quello che accade”.

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