Bambini dimenticati

Scuola chiusa, giochi vietati, amici a distanza: anche nella Fase 2 bambini senza diritti. Ma loro sono resilienti

Se dal 4 maggio è possibile tornare a vedere nonni, zii e cuginetti per bambini e adolescenti restano limitazioni importanti. Tra scuole chiuse, corsi sospesi, centri estivi che non ripartiranno prima della metà di giugno e divieto di assembramento e utilizzo dei giochini nei parchi, per i più piccoli ben poco è cambiato nella fase 2. Eppure un lato buono c'è e riguarda la loro capacità di adattarsi alle nuove situazioni.

Qualche giorno fa Sofia ha compiuto 4 anni. La sua mamma aveva prenotato una nota ludoteca di Campobasso ma la pandemia – è proprio il caso di dirlo – le ha guastato la festa. Le animatrici, però, non si sono date per vinte organizzando per i piccoli festeggiati come Sofia dei party virtuali in cui ci si incontra in rete con gli invitati (utilizzando strumenti come quelli per le videoconferenze che mettono in contatto più utenti fisicamente distanti tra loro) e ci si scambia gli auguri, si partecipa al rito delle candeline e ci si inventa qualche gioco da fare tutti assieme durante il collegamento.

Sono centinaia i bambini che hanno compiuto gli anni durante il lockdown o nella fase due che ancora vieta assembramenti e dunque anche feste di compleanno in locali pubblici e privati. Durante questo periodo di emergenza i più fortunati hanno soffiato sulla torta in videoconferenza, altri nel corso di una semplice videochiamata. Qualcuno ha ricevuto anche dei regali da nonni, zii e cuginetti che finalmente, dopo due mesi di quarantena, è possibile tornare a frequentare (con la mascherina obbligatoria sopra i sei anni).

Ma lo stop ai party resta. Ed è solamente di uno dei tanti inviti alla prudenza disposti dal governo per tenere lontano il virus con cui anche i più piccini stanno facendo i conti. E non è purtroppo l’unico. Basta fare un giro nei parchi o nelle ville di Campobasso (o in qualunque altro centro della regione e dell’Italia) per vedere giochi e giostrine ‘incartati’ come regali da guardare e non poter aprire. All’ingresso di tutte le aree verdi del capoluogo un cartello dice cosa si può fare (camminare o correre a distanza di sicurezza) e cosa non si può (riunirsi in gruppo, fare pic-nic e, per l’appunto, utilizzare scivoli e altalene) dopo le recenti disposizioni del 4 maggio.

parco

A rendere ancora più pesante la convivenza col Coronavirus anche le scuole chiuse e gli asili nido fermi. E poi non sono in funzione piscine o palestre con relativi corsi per bambini e ragazzi. Non c’è il catechismo, le lezioni di chitarra o d’inglese, non è attivo l’oratorio, i servizi per le famiglie sono sospesi e i centri estivi non partiranno prima del 15 giugno (salvo diverse disposizioni delle singole Regioni in base alla situazione epidemiologica). Insomma, a ben guardare i bambini sono quelli ai quali più è stato tolto in termini di socialità. Anche dopo che le maglie della fase due si sono allentate per loro ben poco è mutato. E sappiamo bene tutti quanto lo stare assieme agli altri, al di fuori della famiglia, sia fondamentale per la loro crescita e lo sviluppo. Come importante è, o dovrebbe essere, la loro opinione che è, tra le altre cose, uno dei principi ispiratori della convenzione Onu del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Eppure un aspetto positivo c’è: tanti in questi mesi hanno riscoperto il piacere semplice del gioco sotto casa, della vita nel loro quartiere che si è rivelato decisivo rispetto alla tollerabilità dei divieti. Forse la pandemia ha riportato tutti, gli adulti e i bambini, a una dimensione più umana e meno frenetica. Non per scelta, e questo è il grande limite, ma per necessità i genitori non sono visti più come un servizio taxi (da scuola alla palestra, dal catechismo al corso d’inglese) e i nonni, i più vulnerabili nell’emergenza sanitaria mondiale, dei baby sitter disponibili h24.

C’è chi ha imparato ad aspettare a casa, da solo, mamma e papà impegnati col lavoro, facendo anche da ‘sorvegliante’ sulla sorellina più piccola. Ancora una volta bambini e ragazzi hanno dimostrato una straordinaria capacità di adattamento. E di resilienza.

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