Una passione in versi

Sara, che a 27 anni pubblica un libro di poesie: “Scrivendo ho trovato me stessa”

Esordio letterario con 'Spuntano fiori dalla testa" per la molisana Sara Bruscino. "Una raccolta di poesie nata piano piano, la scrittura mi è servita per esorcizzare un dolore"

Un libro di poesie mentre il mondo vive sui social network. Componimenti brevi, perché il mondo va veloce. Ma la poesia è capace di andare oltre il tempo e lo spazio. Così ecco ‘Spuntano fiori dalla testa’, raccolta di poesie di recente pubblicata da Edizioni La Gru. L’autrice si chiama Sara Bruscino e vive a Petacciato, 27 anni da compiere, studi umanistici che l’hanno portata a conseguire una Laurea Magistrale in Italianistica e una passione per la scrittura affiorata piano piano.

Sara bruscino poesie

Sara, che cos’è per te la poesia?

“Per me la poesia è tutto. Qualsiasi intuizione può essere poesia. È cercare il mondo attraverso il linguaggio. È sempre rivoluzionaria”.

Ma ha senso la poesia oggi?

“Ha sempre senso. Non esiste un tempo in cui la poesia non abbia senso, perché fa parte di noi, è un rapportarsi alla nostra lingua madre. Ti dà la possibilità di rifare il mondo, ricostituirlo con le parole”.

Come nasce la tua raccolta di poesie?

“Sono poesie con una linea narrativa, che traggono spunto dalla mia storia personale ma non solo. Sono frammenti sparsi, l’idea del libro è nata dopo”.

Quando hai iniziato a scriverle e perché?

“Dalla fine del 2017, dopo un dolore d’amore. La scrittura, che già mi apparteneva ed è fondamentale per me, mi è servita per esorcizzare il dolore. Semplicemente prendevo la penna e il foglio e mi gettavo a capofitto. Mi è servito a ritrovare i miei spazi”.

Quindi le poesie sono autobiografiche?

“Non solo. C’è una evoluzione del personaggio, una trasfigurazione. Se all’inizio il tema era solo quel tormento, piano piano quel sentimento si ridimensiona e vengono fuori altri temi come il desiderio di libertà, la ricerca della propria identità. In alcuni passi si passa ad altro, cercando la propria via, il rapporto con la natura, il misurare con le parole il rapporto con la natura. E poi ci sono i disegni”.

Li hai realizzati sempre tu?

“Sì e completano lo scritto. Ho conosciuto Ruben, che disegna per passione. Mi ha suggerito che per disegnare devi imparare a osservare. Così ho iniziato. Avevo immagini nitide in testa che volevo mettere su carta. Piccole visioni, foto minimaliste”.

Quando hai pensato di condividere ciò che scrivevi e disegnavi?

“Ci sono persone con le quali ho condiviso i miei scritti dopo qualche mese. Penso a mia sorella Denise o la mia amica Chiara. Lo facevo anche tramite Whatsapp o con delle e-mail”.

Da lì hai capito di poterne fare una pubblicazione?

“Sì, la scrittura è iniziata a fine 2017 e finita a inizio 2019. Nel momento in cui ho sentito di essere arrivata alla fine ho pensato di inviare la raccolta alle case editrici”.

Che risposte hai ottenuto?

“All’inizio le tre che mi hanno risposto mi chiedevano una coproduzione. In sostanza avrei dovuto investire dei soldi nella pubblicazione. Io però avevo voglia di qualcuno che decidesse di investire su di me. Così ho insistito e ce l’ho fatta”.

La Edizioni La Gru ha deciso di pubblicare il tuo libro.

“Era appena iniziato il periodo della quarantena. Mi hanno chiesto se ero ancora disponibile e ho detto di sì, così ci siamo accordati per la pubblicazione”.

Quando uscirà?

“Sul loro sito è possibile leggere qualche poesia e ordinarlo. La stampa avverrà in questi giorni”.

Questo periodo di confinamento limiterà un po’ la presentazione del libro?

“Beh, è inevitabile. Erano previste delle presentazioni e adesso non so cosa accadrà, dobbiamo organizzarci e riadattarci. Avevo in programma una presentazione alla libreria ‘Il vecchio e il mare’ di Termoli e spero di riuscire a farla in qualche modo”.

Che mi dici del titolo? Ha un significato particolare?

“Sarebbe dovuto essere diverso all’inizio, avevo pensato a ‘Fiori gialli’. Pensavo a un titolo riguardo al rifiorire, dal seme a un’evoluzione, ai fiori come buoni pensieri che affiorano nella mente, addolciscono le ferite e ti riscaldano. Ho voluto mettere un verbo per evidenziare la crescita. Si sono coagulate tante cose, riguardo al mio percorso e alle esperienze, comprese quella della danza e del teatro”.

Hai mai pensato di poter dare sfogo alla tua passione per la scrittura anche in altre forme?

“Di racconti ne ho scritti ma non so se è quello è il mio mondo. Forse aspetto che accada qualcosa nella mia vita, per il momento ho scritto solo racconti brevi. Da poco invece sto lavorando a qualcosa di diverso”.

Di che si tratta?

“Si tratta di semplici illustrazioni, con poesie o brevi didascalie. Mi sto divertendo a farlo, prendo ispirazione dagli elementi naturali”.

Il fatto di non poter uscire di casa è limitante per la tua ispirazione?

“Non fare esperienze all’esterno ti toglie tanto, ma al tempo stesso ho più tempo per sperimentare con la fantasia”.

Ci sono autori a cui ti ispiri?

“Sì, leggo spesso Gianni Celati, che è l’autore che preferisco e poi Rupi Kaur. Anche lei ha iniziato a scrivere per dei dolori, scrive e disegna”.

Le persone a te più care come vedono questa tua espressione artistica?

“La mia famiglia è fiera di quello che faccio, anche se sono di poche parole. Mia sorella, i miei amici, le mie amiche, cugine, zie mi sostengono tantissimo”.

Come ti rapporti a chi ti legge? Temi i giudizi oppure scrivi per te stessa?

“Quando una persona scrive è come se ne avesse necessità. Quindi io lo faccio e se trovo anche solo una persona a cui piace ciò che scrivo, allora sono contenta. Può dispiacermi, ma me ne faccio una ragione e continuo lo stesso”.

 

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Qui una delle poesie di Sara Bruscino

 

Com’è diventata scarna la mia immaginazione.

È tutta imbottita di desideri primitivi o di

desideri d’amore,

non mette le ali per volare

sopra dei verdi prati.

I sensi non si confondono mentre la penna

traccia i desideri,

non si uniscono in una danza furiosa.

È molto compatta questa percorrenza

che compio,

forse non permette agli altri che leggono

di aprire la bocca per un senso di

meraviglia.

Ma la mia bocca si apre,

vorace.

Il mio buco compatto nel petto

è bramoso di alcune cose ed

è molto chiaro nel definire i suoi confini bianchi.

Desidera cibarsi,

vorace.

Mi allargo senza limiti,

quando cedo ed alimento il mio petto.

Come un campo sconfinato che non conosce

linee e si ciba

di visioni e appetiti dell’anima.

Mi allargo…

mi allargo ancora…

divento universo.

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