di Antonio Andriani
Figurando i politici,
far nomi ivi non posso.
Per natura ridicoli,
lo nero, bianco e rosso
irrido con la sciabola,
e questa penna lo è;
nonostante sia piccola,
canzona la matrona,
sciatta peripatetica
provvista di corona
che litiga con l’etica
e viaggia ‘n british coupé.
In demerito ai sindaci,
Gravina a Campobasso
lo ritengo lodevole
d’elogio; mai gradasso
né avvezzo alle bettole,
solamente ai caffè.
Di parole, un vortice,
il problema assai serio,
mica da niente o futile.
Sbeffeggi con criterio,
giusto una tenue critica
per tutti i viceré.
Consiglierei di pungere
gli eletti dai compari,
nell’intera penisola,
gente mossa a denari
e immune dalla polvere,
fosse una novità!
A noi lasciano le briciole
trattandoci da schiavi;
ciò accade da secoli.
A loro soldi e ricavi,
troppo semplici i calcoli,
per certe maestà.
Senz’alcun dubbio, nevica
sempre abbondantemente
sulla pelle dei sudditi,
giammai del dirigente.
Ombre ovunque, che squallida
la fosca povertà!
L’orizzonte adriatico,
ad ogni minoranza,
da potere e son complici,
si colmano la panza
in commissioni e prendono
poltrone a volontà.
Gustatore di vongole,
lusso e frutti di mare,
d’afrodisiache ostriche,
non se ne può privare
il lecchino, risibile,
ch’esige pure il lei!
Sicuro, va sul trespolo,
vola l’ambasciatore.
L’illustre diplomatico,
manco fosse un senatore,
li governanti sa ungere
col solito fair-play.
Ennesime parentesi,
fra esse, santi e briganti,
sciacalli a mille, rettili
e ministri lestofanti;
v’è compreso un oracolo
che li vorrebbe in off.
Battaglie, guerre puniche
tra volpi. Chi la spunta,
si move con libidine
varando un’altra giunta
di livello, ma putrida,
dopo accesi play-off.
All’amica onorevole
rimprovero qualcosa,
d’esser stata, lei, fievole
con li avversi, paciosa
nel partito mutevole,
desueto e rococò.
Presidenti, isterici,
non gridate al complotto!
Stop a promesse chimeriche,
giuro, c’avete rotto!
A le chiacchiere generiche
rispondono sfottò.
L’eccellenza magnifica
e de putato europeo,
lo conto si bonifica,
più prospero ‘l trofeo.
In maniera scientifica
v’è, in ogni menù.
Qui s’ode l’eco d’Itaca,
la patria dei migliori
ignota ai pusillanimi,
agli arrampicatori
d’appalti, senza l’anima,
rievoco virtù.
Che ritornasse un despota
nella nomenclatura
odierna, Giulio Cesare
di questa dittatura,
dio contemporaneo
e sovrano di quaggiù!
Seducente, Calliope
s’è mossa con cautela
nel castigar li vandali
d’estesa clientela.
Ha seguito le regole,
per non provarci più.
Andri040520 Parafrasi = Componimento lirico, di varia forma metrica e strofica e di vario contenuto, ma prevalentemente morale, civile o amoroso, per lo più di tono elevato; nato in Grecia come componimento musicale, tipico della lirica dorica ed eolica, si stacca dalla musica in epoca alessandrina e poi romana, e riappare nella letteratura italiana dall’età rinascimentale in poi, con struttura metrica mai fissa, ma comunque sempre ispirata ai modelli classici: le odi di Pindaro, di Alceo, di Saffo; le odi di Catullo, di Orazio; le odi del Chiabrera, in cui vengono elaborati nuovi schemi metrici intessuti di versi brevi; le odi civili del Parini; le odi del Monti, del Foscolo, del Manzoni. Odi barbare, titolo di un volume di versi di G. Carducci (pubblicato in tre parti, negli anni 1877, 1882 e 1889), in cui sono rievocati episodi e temi ideali della storia antica e moderna d’Italia.
Nella mia ode ho seguito la metrica del 5 maggio di Alessandro Manzoni, nella scelta stilistica ha prevalso l’autore lombardo poiché grande amico, anche letterario, di Vincenzo Cuoco.
Il testo si compone di 108 versi raggruppati in 18 strofe di sei settenari. Il primo, il terzo ed il quinto settenario sono sdruccioli, ovvero pongono l’accento sulla terzultima sillaba, e non sono rimati, ad eccezione delle strofe 13 e 15; il secondo e il quarto sono rimati fra loro e terminano con una parola piana, mentre il sesto e ultimo settenario è tronco e rima con l’ultimo verso della strofa successiva. Complessivamente, i settenari sono rimati secondo lo schema ABCBDE, FGHGIE.
Il titolo, mutuato da un verso dell’ode, è un evidente tributo ad un personaggio mitologico greco, tra i più illustri di tutta la letteratura. Ulisse, l’eroe acheo e re di Itaca, è certamente agli antipodi dei politici attuali. La traduzione, più accreditata di Ulisse, recita: Odiato dai nemici. Il mio lavoro non si prefigge nulla, se non lo sporco scopo di tramandare, in versi dotti, il bailamme politico, sia locale che nazionale, senz’alcun riferimento a figure istituzionali precise, ma ci sono due eccezioni. Non leggetela subito l’ode, attendete qualche tempo, prima di scorrerla fate passare almeno una ventina d’anni e sarà, probabilmente, più matura. Ne ho scritte di poesie in tema politico, anche un paio di raccolte: La politica quale antiossidante e I bucanieri non giungon più dal mare. Su Primonumero, la prima rubrica aveva tale nome: Politica in versi. A seguire, altre odi e ballate, canzoni e rime liriche, madrigali ma lungi da me la prosecuzione di tale tema, pseudo istituzionale!
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