La battaglia per l'ambiente

Nuovo stop a impianto rifiuti nel Parco del Matese: Tar rinvia udienza a novembre

Il prossimo 3 novembre l'udienza di merito sul ricorso del Comune di Sassinoro che punta a bloccare il funzionamento della mega discarica che sorge al confine con il Molise, a poca distanza da Altilia e da Sepino

L’autorizzazione per il funzionamento dell’impianto di compostaggio di Sassinoro (paese della provincia di Benevento e poco distante da Sepino) è stata sospesa dal Tribunale amministrativo della Campania. Tutto rinviato al 3 novembre, quando si terrà l’udienza di merito sul ricorso promosso dal Comune di Sassinoro contro la Regione Campania, la Provincia di Benevento, l’Asl di Benevento e l’Agenzia regionale Protezione ambientale della Campania.

E’ l’ultimo capitolo sulla querelle avviata dall’amministrazione comunale che ha trascinato davanti ai giudici non solo le varie istituzioni che hanno autorizzato l’impianto ma anche la New Vision (l’azienda che lo realizzerà). Due anni fa l’inizio della battaglia contro l’ecomostro (come è stato definito dalle associazioni ambientaliste) nato dalla trasformazione dell’ex segheria del paese, circondato da distese di ulivo e allevamenti, all’interno dell’area Pip di Sassinoro e nel cuore del Parco del Matese. L’impianto di trattamento e compostaggio rifiuti sorge a poche centinaia di metri dal confine col Molise, e non lontano dal Massiccio del Matese, dal fiume Tammaro, dal sito archeologico di Saepinum-Altilia, dalla Diga di Morcone-Campolattaro e da una serie di aree naturalistiche e siti di interesse comunitari, oltre che dal Regio Tratturo Pescasseroli – Candela, che è sottoposto a vincolo e tutela.

Le associazioni ambientaliste e il comitato ‘Rispetto e tutela del territorio’ che dal 27 marzo hanno denunciato i danni per l’ambiente e per la salute dell’uomo e il possibile rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata.

Rivolta contro la ’discarica’ di Sassinoro, bloccata la statale tra Molise e Campania

 

Anche per i giudici bisogna chiarire una serie di nodi, come la distanza della discarica dal fiume Tammaro. Per ora il Tar ha dichiarato “di non poter condividere la tesi avanzata dalla difesa della New Vision”, secondo la quale non si possono attuare alcuni obblighi di legge come la distanza di 250 metri dell’impianto degli edifici destinati ad abitazione.

La sospensione dell’autorizzazione è stata accolta con favore anche dalla Rete dei comitati nata per la tutela ambientale. “La natura va rispettata non stravolta, la montagna va salvaguardata e non sventrata – sottolinea Michele Petraroia – le falde acquifere vanno preservate, il suolo non va inquinato ed il patrimonio storico, paesaggistico, artistico, archeologico e religioso va promosso e valorizzato perseguendo un modello ecocompatibile ed ecosostenibile.

Trasformare il Matese in una foresta pietrificata con pale eoliche che affondano i basamenti in cemento a decine e decine di metri di profondità su un territorio carsico in cui è custodito il più grande bacino d’acqua dolce del Centro-Sud è un errore. Installare un impianto di trattamento rifiuti in una zona in cui dal 2017 il legislatore nazionale ha scelto di istituire un Parco è sbagliato.

Non sarà semplice impedire l’installazione di pale eoliche, ne fermare l’impianto di compostaggio e sarà ancora più difficile accelerare gli adempimenti per istituire il Parco Nazionale del Matese, ma questa pandemia ha fatto capire a tutti che o l’uomo rispetta la natura ed evita di inquinare aria, acqua e suolo, o presto o tardi, la natura restituisce all’uomo il frutto avvelenato di ciò che è stato seminato”.

 

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