La crisi dopo il covid

Dolci sì, ma solo da asporto. Senza feste e senza il rito della “pastarella” al banco il lavoro è amaro: “Siamo in ginocchio”

Oggi, 7 maggio, hanno rialzato le saracinesche le pasticcerie che potranno effettuare solo il servizio da asporto e la consegna a domicilio. Con tutte le dovute limitazioni: possibile prenotare i prodotti e andarli a ritirare di persona. Dura riprendere dopo due mesi di lockdown ma i titolari dei locali pubblici sono pronti a combattere: "La salute prima di tutto ma è chiaro che le difficoltà sono tante e legate ai mancati introiti degli ultimi mesi. La crisi sarà inevitabile".

Meno di una mezza apertura… Ma meglio di niente. Da oggi, 7 maggio, hanno rialzato le saracinesche le pasticcerie come consentito dall’ultimo decreto del Governo che ha in parte allentato le restrizioni. Con tutte le dovute limitazioni: sarà possibile prenotare i prodotti e andarli a ritirare di persona, visto che l’asporto è consentito. Così come sono consentite le consegne a domicilio. Un passetto in avanti che quanto meno fa vedere un bagliore di luce in fondo al tunnel ai titolari di esercizi commerciali che da due mesi, nel periodo del lockdown, si sono dovuti fermare completamente.

E il futuro sarà nero, ancora più amaro, l’esatto opposto delle torte e delle gustose paste tornate in produzione nei vari laboratori artigianali. Matrimoni, battesimi e comunioni non saranno celebrati, almeno nelle prossime settimane: le feste sono ancora vietate per evitare la diffusione del virus. Dunque una buona fetta di guadagni è ‘andata a farsi’ benedire.

Pure i clienti abituali sono ‘spariti’: non solo per paura, ma anche perchè è vietato il consumo al bancone. Un altro ‘rito quotidiano’ annullato dal virus che ha cambiato drasticamente le nostre vite.

Fa strano, inutile negarlo, prendere il caffè e berlo fuori dal bar. Oppure osservare le vetrine, i banchi, quasi vuoti, visto che al dettaglio non è possibile vendere nulla. Paste, pasticcini, torte, semifreddi, dolci tipici: si può tornare a gustarli, ma a patto che si prenoti 24 ore prima, la confezione sarà bella e pronta al ritiro.

Pasticceria Azzurra

E loro, i titolari delle pasticcerie, sono molto sfiduciati, pessimisti sul futuro di un altro settore che si avvia verso il tracollo.

Abbiamo voluto testare gli umori nella primissima mattinata di semi-riapertura a Campobasso. È chiaro che è fin troppo presto per valutare il bilancio, ma quanto meno si torna a vedere qualche persona. Rigorosamente con mascherina e almeno a un metro di distanza, come recitano i cartelli degli esercizi. Il nostro viaggio parte dalla periferia di Campobasso, dalla pasticceria ‘Azzurra’ di via De Gasperi.

“Abbiamo riaperto anche per rimettere in ordine, ripulire il locale – spiega il titolare Libero Giannaccaro – ma è chiaro che di persone se ne vedono poche. Non mi aspettavo niente, onestamente, ma visto che c’è la possibilità di fare l’asporto anche la 100 euro va bene…”. L’appello alle istituzioni: “Chiediamo una mano un po’ per tutto, tra affitti, bollette, tasse da pagare andiamo in forte difficoltà visto che per due mesi non abbiamo incassato nulla”.

Andando verso il centro città, è immancabile la tappa alla pasticceria ‘Iannetta’ di Viale Elena, da decenni punto di riferimento del capoluogo. “Si entra uno alla volta e rispettando le regole – dice subito la dipendente Carmela, che lavora da quasi trenta anni nel punto vendita, impegnata nel lavoro di cassa mentre risponde alle nostre domande –. Ripartire dopo due mesi di chiusura è dura, la situazione è triste. Io mi ritengo fortunata essendo dipendente, sono tornata al lavoro, c’è molta gente che sta peggio sicuramente”.

Pasticceria Jolly

L’ideale ‘viaggio’ tra le pasticcerie termina da Jolly, via Monsignor Bologna. Il titolare, Angelo Paranza, spiega con quale spirito si è ripartiti: “Ce la mettiamo tutta per superare questo momento particolare sia per noi che per i nostri clienti. Si può prenotare, prendere i prodotti, ma purtroppo non si può mangiare né all’interno né all’esterno del locale. E questo vale anche per i caffè: solo da asporto”. Paranza ammette le difficoltà generali, comprese quelle di chi è chiamato a prendere decisioni: “La salute viene prima di tutto, è chiaro che questi due mesi ci hanno messo in ginocchio e quello che ci aspetterà non sarà facile perché le vendite saranno molto inferiori: la gente ha paura, non esce, le varie feste (matrimoni e comunioni ad esempio) sono state annullate. Purtroppo il settore subirà una crisi inevitabile”.

 FdS

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