Campobasso - il punto sull'inchiesta

I giorni del contagio rom, non solo corteo: indagini per epidemia colposa stringono il cerchio sul via vai a casa del defunto in pieno lockdown

Non solo l'assembramento in via Liguria, il mancato tampone post mortem e l'ipotesi di falle nei controlli. C'è anche, all'attenzione della Mobile, il via vai a casa del defunto per un ultimo saluto e poi le condoglianze alla famiglia. Il punto sul contagio interno alla comunità due settimane dopo il primo caso di infezione da covid registrato quando una giovane donna è stata ricoverata nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Cardarelli. I positivi al nuovo coronavirus sono attualmente 92. Tra questi anche il fratello del deceduto il 30 aprile e dipendente del Comune di Campobasso. Mentre la Squadra Mobile continua le indagini, emergono nuovi elementi sull’accaduto e sui controlli in via Liguria presidiata dalle 9 alle 11 dai vigili urbani.

Non solo il corteo funebre e la folla dello scorso 30 aprile in via Liguria a Campobasso: qui decine di persone si sono accalcate davanti al carro funebre per dare l’addio alla salma di Pasquale di Rosa, uno degli esponenti più in vista della comunità rom della città e deceduto a causa di una serie di patologie di cui soffriva.

Se l’aggravamento delle sue condizioni di salute fosse legato però a una possibile infezione da coronavirus, non lo sapremo mai: le autorità sanitarie non hanno ritenuto opportuno effettuare un tampone post mortem che probabilmente avrebbe potuto fornire qualche elemento in più sul contagio che otto giorni dopo si è scatenato all’interno della comunità rom del capoluogo. Il primo caso accertato infatti è del 7 maggio, quando una giovane donna è stata ricoverata all’ospedale Cardarelli.

Poi sappiamo com’è andata: la nuova impennata di casi, il ricovero dei pazienti covid in Terapia Intensiva che si era svuotata poco prima, il Molise classificato tra le regioni sotto osservazione mentre si avvicinava la ‘Fase 2’.

Ora le cose vanno meglio, ma l’inchiesta non è conclusa e l’obiettivo è ricostruire non solo la modalità di espansione del contagio ma anche eventuali responsabilità e eventuali falle nel controllo.

Attualmente ci sono 92 rom positivi al Sars-Cov-2 nella sola Campobasso. Fra queste, come emerso dalle ricostruzioni dell’autorità sanitaria, oltre ai rom entrati in contatto con la ragazza di origine nomade, anche molti familiari di Pasquale di Rosa: il figlio e il fratello, dipendente del Comune di Campobasso come addetto del Settore Lavori pubblici, attualmente ricoverato nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Cardarelli. Per questo probabilmente la comunicazione del decesso di di Rosa era arrivata anche negli uffici del Comune. 

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Per la Squadra Mobile, che ha aperto un’indagine ipotizzando il reato di epidemia colposa, il contagio potrebbe essere partito però ben prima del funerale (anche se, lo ribadiamo, è improprio definirlo in questo modo perché durante il lockdown erano consentite solo la benedizione e la tumulazione della salma) considerato il principale veicolo di diffusione del virus all’interno della comunità del capoluogo.

In realtà gli uomini guidati da Raffaele Iasi hanno ampliato il lasso temporale in cui potrebbe essersi iniziato a propagare il virus e riportano le lancette indietro nel tempo al 26 aprile, quando sarebbe iniziato il via vai in via Liguria da parte di coloro che si sono recate a casa di Pasquale di Rosa per un saluto. Probabilmente dal punto di vista medico già si era capito che non c’era nulla da fare e che di lì a poco sarebbe deceduto. C’è chi – ma questo non è confermato dagli investigatori – parla pure di una veglia di preghiera che si sarebbe svolta il giorno prima del decesso.

E a casa, forse senza una opportuna aerazione degli ambienti chiusi, con le persone a stretto contatto, il virus si sarebbe facilmente propagato finendo per contagiare – è una delle ipotesi al vaglio – anche alcuni rom di Termoli che sarebbero venuti a Campobasso per omaggiare Pasquale di Rosa. Attualmente nella città adriatica ci sono 14 persone positive al covid e appartenenti al gruppo di origini nomadi.

Dal cluster di Campobasso l’infezione si sarebbe propagata pure tra i rom che risiedono in Abruzzo: a Pescara, Vasto, Lanciano.

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Era possibile evitare la folla a casa del defunto? E’ chiaro che qualcosa non ha funzionato dal punto di vista dei controlli del territorio da parte delle forze dell’ordine. E per chiarire le responsabilità del sindaco le opposizioni (centrodestra e Pd) ha incalzato in Consiglio comunale lo stesso Roberto Gravina che ha riferito all’Aula il resoconto del dirigente della Polizia locale Matteo Iacovelli sui fatti del 30 aprile.

Quel giorno la prima telefonata alla Polizia Municipale è arrivata alle 9 quando “la centrale operativa ha ricevuto una segnalazione da altra Forza di polizia (i Carabinieri, riferiscono fonti investigative, ndr) relativa da un assembramento di persone in via Liguria” e “la richiesta di personale della Polizia locale in ausilio ad una loro pattuglia che si stava già dirigendo sul posto”.

Una volta giunta sul posto la prima pattuglia ha accertato “la presenza di una decina di persone dinanzi al civico 54″ che poi si sono date alla fuga (a parte una). Sono sopraggiunte altre due pattuglie che hanno identificato e sanzionato una sola persona.

Dopo aver verificato che “le persone che si erano allontanate non tornassero ad assembrarsi”, “alle ore 11 l’Ufficiale di turno ha reputato concluso l’intervento“.

La mattina del 30 aprile quindi i vigili urbani, corpo di pubblica sicurezza su cui è competente il sindaco, hanno presidiato due ore via Liguria. Sono tornati operativi poco dopo, quando “alle 13.30 circa – ha riferito Iacovelli – è pervenuta al Comando formale ordinanza di servizio della Questura, la quale ha dato comunicazione che, a partire dalle ore 15 circa, nel piazzale antistante il cimitero comunale in via San Giovanni si sarebbe svolta la benedizione e successiva tumulazione della salma di un appartenente alla comunità Rom di Campobasso”.

Nella comunicazione della Questura ai vigili urbani è stato assegnato il “servizio di viabilità e traffico”. Per evitare la prevedibile folla le tre pattuglie (con sei vigili) hanno presidiato tre punti diversi del camposanto: l’ingresso principale, l’accesso al lato posteriore del cimitero e il piazzale antistante il cimitero.

Funerale rom Campobasso covid

“Dopo la breve benedizione, la salma è stata fatta entrare nel cimitero per la tumulazione avvenuta alla presenza del personale preposto e di due stretti congiunti”, è emerso ancora dal racconto del dirigente Iacovelli che guida la Polizia locale di Campobasso. Invece “non ci sono state segnalazioni di eventuali assembramenti in via Liguria nei giorni precedenti il 30 (aprile, ndr), il giorno stesso e nei giorni successivi” contrariamente a quanto sta invece accertando la Squadra Mobile.

Infine, il punto sui controlli: si sono svolti “nelle strade di residenza o domicilio dei positivi o delle persone in contatto con questi ultimi e, pertanto, con obbligo di non uscire”. Non sono state riscontrate irregolarità: “Nessuna delle persone identificate è risultata ricompresa tra coloro che non potevano lasciare casa”. Almeno per i vigili urbani dunque l’obbligo di quarantena è stato rispettato dai rom, per i quali si era ipotizzato il trasferimento in un ex hotel proprio per evitare la ‘fuga’ da casa di coloro che hanno contratto il virus.

 

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