Sanità 'paralizzata'

Doccia fredda per i malati cronici: visite e prestazioni non urgenti sospese altre 2 settimane

Il governatore Toma ha firmato l'ordinanza che conferma le restrizioni per l'assistenza sanitaria erogata dalle strutture pubbliche e private fino al 17 maggio. Saranno garantite sono alcune prestazioni come quelle per i pazienti oncologici o i dializzati. Protestano i sindacati, per l'Aiop "ci saranno danni per le aziende e per chi soffre di patologie croniche. A loro viene negata l'assistenza".

La doccia fredda è arrivata ieri sera, 2 maggio, quando il presidente della Regione Donato Toma ha confermato la sostanziale paralisi di gran parte dell’assistenza sanitaria erogata dalle strutture pubbliche e private per altre due settimane. Fino al prossimo 17 maggio non si potranno effettuare visite ambulatoriali o accedere ad altre prestazioni considerate “non urgenti” e indifferibili. E’ quanto prevede l’ordinanza (numero 27) con cui il governatore concede un alleggerimento delle restrizioni e dà il via libera solo alle attività per la cura, ad esempio, di malati di tumore oppure rivolte a coloro che effettuano la dialisi.

Quali sono? Eccole: ricoveri in regime di urgenza, ricoveri elettivi oncologici, ricoveri elettivi non oncologici con classe di priorità A, ricoveri per riabilitazione ospedaliera ed extraospedaliera acuta e post-acuta. 

Inoltre tra le attività ambulatoriali sono consentite le richieste di esami o visite che rientrano nelle classi di priorità U (Urgenti) e B (Brevi); prestazioni onco-ematologiche; prestazioni indispensabili così individuate dallo specialista di riferimento, comprese quelle in ADI (assistenza domiciliare integrata). Saranno effettuate poi le dialisi, i controlli chirurgici e ortopedici post-operatori, la terapia del dolore. E ancora: l’attività di pre-ospedalizzazione per interventi di Classe A; le prestazioni dei servizi area salute mentale nell’età adulta e dell’età evolutiva, e quelle dei SERD; prelievi ambulatoriali con carattere d’urgenza e le prestazioni TAO (terapia anticoagulante orale).

Sono permesse anche le vaccinazioni secondo calendario nazionale vigente e le attività connesse con la donazione di sangue.

La sanità molisana resta dunque ‘sospesa’, obbligata a rispettare le stesse limitazioni stabilite durante la fase 1, quella più critica dell’emergenza legata all’epidemia da covid e che si conclude in queste ore. Dalla mezzanotte del 4 maggio, infatti, il Paese entrerà nella fase 2, ma per la sanità molisana resterà il lockdown.

L’ordinanza del presidente Toma trova fondamento nella relazione che i vertici Asrem Oreste Florenzano e Virginia Scafarto hanno inviato in via Genova lo scorso 2 maggio evidenziando la necessità di una ripresa graduale delle attività regionali a causa dei rischi legati ad una seconda ondata del contagio da coronavirus.

“Si rappresenta – hanno scritto nel report i massimi rappresentanti dell’Azienda sanitaria – la necessità che tale ripresa sia caratterizzata da step graduali e progressivi di implementazione delle attività sanitarie, tali da consentire un efficace monitoraggio real time degli effetti sul Sistema sanitario regionale”.

Florenzano Toma Scafarto coronavirus

Per altre due settimane, fino al prossimo 17 maggio, chi deve effettuare una visita o necessita di altre prestazioni sanitarie non potrà farlo. Una rinuncia importante per i pazienti cronici e che ha fatto insorgere i sindacati della sanità: l’ordinanza del governatore è in controtendenza rispetto a quanto sta succedendo in altre regioni del Paese, dove domani anche la sanità non legata all’emergenza covid riprenderà gradualmente la sua attività.

Il referente molisano dell’Associazione italiana ospedalità privata, Raffaele Panichella, critica aspramente il nuovo ‘blocco’ della sanità imposto dal capo della Giunta regionale: “Tale provvedimento viaggia in direzione opposta a quelli adottati dalle regioni limitrofe che già da tempo hanno “liberalizzato” le attività sanitarie. Ad esempio, nella vicina Campania tutto il settore pubblico e privato si è riorganizzato per effettuare attività assistenziali ed ambulatoriale nel rispetto delle norme di sicurezza ( misurazione temperatura corporea, pre-triage, etc)”.

Anche i privati, inoltre, sono in sofferenza perchè “sono fermi da due mesi con evidenti danni per le singole aziende che comunque hanno pur sempre costi fissi, hanno un elevato costo del personale, costi per le manutenzioni di tutte le apparecchiature unitamente a tutti gli altri costi di gestione che non sono venuti meno nel periodo pandemico”.

Ieri ad esempio il Gemelli Cattolica ha annunciato di aver attivato il Fondo di integrazione salariale per 90 dipendenti.

Ci sono dunque situazioni di difficoltà anche per le aziende private accreditate che si erano riorganizzate per la ripartenza graduale alle quali oggi pure il Corriere della Sera ha dedicato una pagina proprio per sottolinearne il contributo dato nella lotta al virus. “Poi lo stravolgimento totale”.

Per questo Panichella definisce “incomprensibile” il comportamento dell’Azienda sanitaria regionale “anche alla luce del fatto che la curva epidemica tutto sommato è stabile e, pertanto, non giustifica un tale blocco in controtendenza rispetto al Paese”. E poi i pazienti cronici sono in sofferenza. “In Molise – denuncia ancora il sindacalista – i cittadini hanno il diritto di curarsi! Non dimentichiamo che la popolazione molisana ha un’alta percentuale di anziani con patologie croniche bisognevoli di assistenza ospedaliera. Così facendo a tutti questi cittadini viene negata l’assistenza in Molise”.

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