Sanità

Malattie Infettive, mai più dimenticate. Il centro Covid a Larino convince i comitati: “Strategico per il futuro”

Mentre il disavanzo della sanità molisana continua a crescere, ci si interroga sull'opportunità di rivisitare l'attuale sistema. Covid, certo, ma non solo. Il Comitato San Timoteo plaude all'idea di fare del nosocomio frentano - ora ospedale di comunità - un centro specializzato per le Malattie Infettive. Un investimento 'strategico', specie ora che sappiamo che una pandemia è cosa concreta

La pandemia da Sars-Cov-2 ha riportato alla ribalta – mediatica e dell’opinione pubblica – l’importanza di una branca medica molto spesso ignorata se non proprio bistrattata: quella delle Malattie Infettive.

Le infezioni virali sembravano finite nel dimenticatoio, o tuttalpiù confinate a Paesi lontani e meno industrializzati (come quelli del Continente nero). Ma oggi sappiamo che non è – e non può essere più – così. Perché passata l’infezione da Covid19, di cui nessuno può dire se e quando ciò possa avvenire, ce ne potrebbe essere un’altra. Fra un anno, due, cinque o chissà quando, ma appare realistico pensare che in un futuro dietro l’angolo una nuova pandemia possa minacciare la vita umana.

Ha fatto molto discutere la proposta di destinare l’ospedale ‘Vietri’ di Larino ad un centro specializzato Covid – ora – e in futuro ad un centro interregionale ad alta specializzazione di Malattie Infettive. Proposta avanzata dal Commissario ad acta Angelo Giustini, che pare abbia trovato l’appoggio del Ministero della Salute, e che però ha fatto storcere il naso all’attuale Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria del Molise (Asrem) nonché al Presidente Donato Toma.

Tra i sostenitori dell’idea c’è anche il Comitato San Timoteo, che plaude a quella che considera possa essere una svolta necessaria per la sanità molisana. Ricordando il dibattito che ne è scaturito tra favorevoli e contrari tra coloro che sono ai vertici delle istituzioni molisane, il presidente del Comitato Nicola Felice taglia corto: “Non è tempo di ‘braccio di ferro’, è tempo di agire! Per affrontare il possibile ritorno del contagio del prossimo autunno, è indispensabile individuare subito una soluzione definitiva e condivisa”.

E il Comitato, che ritiene “opportuno, oltre che necessario, disporre anche in Molise di un ospedale Covid” porta l’esempio, tra le altre cose, di Pescara. “Nella Fase 1 dell’emergenza molte regioni hanno provveduto a realizzare soluzioni ottimali e ospedali Covid come indicato dal Ministero della Salute. Anche nel vicino Abruzzo è in corso, a Pescara, la realizzazione dell’ospedale regionale Covid. Il progetto è stato approvato dai Ministeri per l’importo di oltre 11 milioni di euro e finanziato con 7 milioni dalla Protezione Civile Nazionale, 3 milioni dalla Banca d’Italia con un contributo liberale e i restanti da fondi regionali. L’intervento prevede lavori di ristrutturazione di un edificio sanitario in disuso, la fornitura di apparecchiature elettromedicali, arredi e quant’altro per la realizzazione, entro due mesi, di 181 posti letto di cui 41 di Terapia Intensiva; ad oggi sono stati già disponibili i primi 32 posti letto”.

 

Ma in Molise è realizzabile qualcosa di simile? Dopo aver appreso che anche nell’anno 2019 si è avuto un disavanzo di gestione sanitaria ingente – che comporta dunque l’applicazione delle aliquote massime di Irpef, Irap e accise varie anche per l’anno in corso – qualcuno si chiede se sia fattibile e sostenibile il progetto che intende dare una nuova vita al nosocomio frentano. Senza dimenticare che per fare un ospedale ci vogliono medici, infermieri e personale vario.

Il fenomeno del disavanzo nella sanità molisana viene così commentato da Felice: “Si registra da anni dimostrando che il disavanzo di gestione è strutturale, e negli anni passati è diminuito di poco, nonostante i diversi Commissari designati dal Governo, la riduzione della spesa per il personale per il blocco del turn over, nonchè la chiusura di reparti e ospedali. Di contro ha generato molti disagi al personale rimasto in servizio e la riduzione dei servizi ai cittadini costretti – per soddisfare le esigenze di cura – a rivolgersi altrove, facendo crescere la mobilità passiva, oltre a far diminuire quella attiva per la minore offerta” Ergo la crescita del debito.

Fatto sta che il debito sanitario è passato dai 60 milioni, definito nell’incontro dello scorso mese di novembre, ai 103 milioni riscontrati nell’ultimo incontro con i tecnici dei Ministeri. “Per i Commissari allo stato dei fatti l’unica soluzione è l’azzeramento del debito maturato negli anni pregressi. Pertanto hanno provveduto a fare richiesta ai Ministeri di un provvedimento del Governo. Riteniamo questa iniziativa condivisibile e che debba essere supportata dall’intera classe dirigente e politica molisana. È il momento di accantonare il senso, pur se nobile, di appartenenza politica e/o territoriale. Dobbiamo tutti sentirci impegnati in questa ‘battaglia’, che per il Molise è madre di tutte le battaglie. Dall’esito dipende anche la tanto, e da tutti, conclamata autonomia regionale”.

Le argomentazioni a favore del Vietri-centro Covid sono diverse: “Ciò consente agli altri ospedali di riprendere in sicurezza l’ordinaria attività di ambulatorio e interventi per tutte le discipline. Servizi che per l’emergenza sono stati consentiti esclusivamente a ricoveri urgenti, rinviando quelli programmati. Di fatto si sono ridotte le cure ai cittadini, ovviamente con riflessi negativi, anche gravi, sulla salute degli stessi, oltre ad allungare ulteriormente le liste di attesa”.

Dunque l’auspicio è “che venga accolta e condivisa la proposta di utilizzare la struttura del Vietri come ospedale Covid, in quanto già funzionante e quindi con pochi lavori necessari per l’adeguamento, utilizzando così i fondi assegnati allo scopo per la fornitura delle apparecchiature e quant’altro necessita”.

E poi c’è il dopo-Covid, e la lungimiranza di investire sul futuro della sanità pubblica di cui, in questi mesi, si è compresa tutta l’importanza. “Terminata l’emergenza Covid, quanto realizzato sarebbe comunque importante e strategico per la futura programmazione della medicina territoriale, per l’esigenza non solo del Basso Molise – che vede una popolazione di oltre 120 mila abitanti, un importante nucleo industriale, il porto regionale, l’autostrada e altro ancora – con il solo ospedale “San Timoteo”, ma dell’intera regione”.

L’organizzazione sanitaria, così com’è, in Molise rischia di naufragare e di far pagare – ancora una volta – un conto salato ai cittadini. “Molto lascia credere che nel breve futuro ci sarà una rivisitazione dell’attuale sistema sanitario nazionale, con nuovi indirizzi di programmazione dei servizi sanitari, con maggiore attenzione verso la medicina territoriale e una nuova organizzazione della rete ospedaliera”.

Quindi il Comitato chiede di agire, rimettersi sulla rotta giusta: “Ora è impellente assumere subito e a tempo indeterminato nuovo personale sanitario (specialisti, medici, infermieri ecc.), per sopperire alla carenza presente già prima dell’emergenza Covid, rafforzando così i reparti esistenti e garantendo ai cittadini servizi efficienti ed efficaci. Ciò consente, inoltre, di evitare chiusure di altri reparti, come a breve potrà accadere all’ospedale San Timoteo con Pediatria, e di conseguenza Ostetricia e Punto Nascita, per mancanza di Pediatri”.

L’appello, naturalmente, è indirizzato alla Politica: “È risaputo che molto si decide nei Ministeri romani, e quindi per giungere a risultati positivi occorre unità di intenti, compattezza e impegno di tutta la classe dirigente, politica e amministrativa. È chiaro che un maggiore impegno spetta ai parlamentari, partiti e movimenti politici del Molise che appartengono e sostengono il Governo nazionale, ciò che finora non si è appurato. Al contrario, purtroppo, si è registrato in primis dai parlamentari un assordante silenzio”.   

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