Campobasso & l'anniversario

Lo strano caso di piazza “Falcone e Borsellino”: il nome ai magistrati, il dominio scenico alla pubblicità

Una riflessione nel giorno della tragica ricorrenza della strage di Capaci. Il cambio toponomastico, fortemente voluto dalla scorsa amministrazione di palazzo San Giorgio (targata centrosinistra) nel 2018 suona ancora come una nota stridente. Nella ex piazza Savoia, oggi, l’implementazione della gigantesca - oltre che vivace - cartellonistica pubblicitaria troneggia ancora rispetto all’opera artistica dedicata ai due magistrati palermitani.

Il tempo sembrò arrestarsi, quel giorno. Assalito da una caligine asfissiante, intrappolato tra le macerie e la polvere più nere. Quel giorno la vita urlò tutto il suo dolore; fino alle porte del cielo, sospinta da un boato infame. Quel giorno, allo svincolo di Capaci. Un’eco che risuona ancora, terribile, nelle stanze della memoria come monito e promessa. Ed è li che vivrà per sempre. Perché quel giorno c’insegna ancora. Quel giorno era oggi. 

A Campobasso, un anno e mezzo fa circa, si è deciso di ricordare il significato di quel sacrificio, dedicando una piazza – che un’intitolazione però già l’aveva – a Giovanni Falcone ed al suo amico e collega conterraneo Paolo Borsellino, vittima anch’egli della barbarie mafiosa e della criminale “congiura” culminata nel sangue di quel luglio 1992. 

Una mossa, sancita ufficialmente il 19 dicembre 2018 dalla scorsa amministrazione comunale di centrosinistra, che non mancò di suscitare qualche perplessità. E non solo per ragioni toponomastiche. Perché, probabilmente, più di qualcuno si aspettava una soluzione differente per rendere e tributare giusto onore al ricordo dei due magistrati. E invece ci si è dovuti accontentare di una iscrizione in condivisione, di un equilibrio striminzito. Di poltrona per tre. 

La città monarchica abbassa la testa: Falcone e Borsellino scalzano i Savoia senza clamore

Perché quel “piazza Falcone e Borsellino, ‘già piazza Savoia’“ suona ancora come una stonatura forzata. A suscitare ulteriori e dominanti dubbi è stata, poi, soprattutto la concezione di una proposta capace di privilegiare più la cartellonistica pubblicitaria – imperante nell’area in questione, con tanto di mega schermo – che l’elemento simbolico e monumentale: l’opera artistica raffigurante la bilancia, antonomastica rappresentazione della giustizia, sembra infatti perdersi tra il selciato e gli sparuti ciuffi d’erba; quasi accantonata in un angolo dell’aiuola, sovrastata, messa in ombra ed infine eclissata dalle luci cangianti degli spot. Un quadretto che dipinge, più che la celebrazione di due eroi nazionali, l’effige dell’approssimazione. 

Eppure, tutto questo non dovrebbe stupirci più di tanto. Non più, per lo meno. Lo ricordate, ad esempio, il fantastico “Parco 5 luglio”? Sicuramente no. E avete ragione. Perché effettivamente non c’è; semplicemente. Non esiste. Zero. Una balla, una sorta di entità fantasma. Che però fu annunciata e sbandierata, all’epoca, con cerimonie ufficiali e sorrisi smaglianti, gravidi di promesse. Era il luglio del 2015. E alla guida di palazzo San Giorgio c’era appunto il centrosinistra, lo stesso centrosinistra. 

L’intitolazione dell’area – voluta in “partnership” con la diocesi di Campobasso e dedicata alla visita di Papa Francesco in Molise, avvenuta l’anno precedente – avrebbe dovuto rappresentare “il primo primo presupposto per fare dell’area dell’Ex romagnoli un parco urbano”.  Così, almeno, ci raccontarono allora.

Ebbene…L’ “urbe” è rimasta, l’area dell’ex Romagnoli pure; identica a se stessa. Le promesse, invece, sono svanite nei vagheggiamenti. Sogni d’una notte di mezza estate.

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