Il 'caso' in consiglio regionale

Incontro politico in pieno lockdown, l’assessore Niro si difende: “E’ vero, ci sono andato ma non sono stato multato”

Esattamente dieci giorni dopo il summit in Alto Molise, durante il quale sono intervenuti anche i Carabinieri, il titolare dei Lavori pubblici nella Giunta regionale chiarisce quanto accaduto: "Sono stato lì circa un'ora, poi sono stato fermato dalla pattuglia mentre stavo raggiungendo la mia auto e non sono stato nemmeno multato. Stavo esercitando la mia attività istituzionale". I 5 Stelle avevano presentato un'interpellanza chiedendo al presidente Toma di togliere le deleghe all'assessore.

Lo ammette: “Sono stato lì per circa un’ora”.  Dove? A Belmonte del Sannio, centro dell’Alto Molise poco distante da Agnone, che lo scorso 15 maggio ha ospitato un incontro a cui ha partecipato anche l’assessore Vincenzo Niro. La riunione, che in altri tempi non avrebbe destato eccessivo clamore, questa volta ha fatto ‘rumore’ per l’intervento dei carabinieri allertati da alcuni passanti che avevano segnalato l’assembramento, vietato in base alle leggi per limitare il propagarsi del covid-19.

L’assessore, chiamato in causa del Movimento 5 Stelle, esattamente dieci giorni dopo il summit espone la sua verità.

Assembramento politico per scegliere il candidato sindaco, arrivano i carabinieri. Greco denuncia: “C’era pure l’assessore Niro, Toma chiarisca”

 

Avviene oggi – 26 maggio – in Consiglio regionale quando il Movimento 5 Stelle chiede di discutere l’interpellanza presentata sulla vicenda. Il capogruppo Andrea Greco considera l’episodio “un oltraggio al decoro dell’intera assise regionale”. Da qui la richiesta al governatore Donato Toma di togliere le deleghe al titolare dei Lavori pubblici, ormai privato della competenza sui Trasporti dopo l’azzeramento della Giunta deciso dallo stesso presidente.

Per i grillini la riunione a cui aveva partecipato Niro aveva uno scopo puramente elettorale: ossia scegliere il prossimo candidato sindaco di Agnone. Un’ipotesi confermata dal fatto che fossero presenti alcuni ex consiglieri comunali del paese e l’imprenditore Domenico Di Pasquo: secondo i rumors, potrebbe essere proprio lui il prescelto per la corsa alla poltrona più alta del Municipio agnonese.

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“Non è stato un incontro elettorale, anche perchè non sappiamo nemmeno quando si terranno le elezioni amministrative”, puntualizza innanzitutto Niro nella sua autodafè, non nascondendo di sentirsi bersaglio della ‘macchina del fango’ messa in piedi dal Movimento 5 Stelle sin dall’inizio della legislatura.

Anche durante la pandemia legata alla diffusione del nuovo coronavirus sono circolate delle notizie sul suo conto: “Mi è stato detto – chiarisce Niro – che ho avuto contatti con persone contagiate da covid. Il 14 marzo sono stati accertate tre persone contagiate nel mio Assessorato, il 15 anche mia moglie è risultata positiva. Io e le mie figlie ci siamo posti in isolamento, mentre la sede dell’Assessorato è stata sanificata e riaperto il 3 aprile”.

Poi entra nel merito del confronto avvenuto a Belmonte. “Venerdì 15 maggio sono stato invitato da alcuni imprenditori a partecipare ad un incontro in qualità di esponente della Giunta regionale”, racconta ancora circoscrivendo l’episodio “nell’ambito dell’attività istituzionale di un assessore, ossia l’ascolto del territorio“. L’assessore poi esplicita: “Volevano incontrarmi in assessorato, ho detto che sarei andato io da loro perché a Campobasso c’era il nuovo focolaio ed era pericoloso. Ho chiesto io se era possibile avere un luogo per garantire le distanze di sicurezza”.

Quindi ricostruisce l’accaduto: “I Carabinieri mi hanno fermato non all’interno del capannone industriale di circa 2mila metri quadrati che ha ospitato l’incontro, ma all’uscita del cancello, mentre stavo raggiungendo l’auto. Sono stato lì un’ora circa: sono arrivato alle 19.40 ad Agnone e sono andato via alle 21.10″. E quella sera, al termine del controllo dei militari, “non ho ricevuto nessun verbale, non mi è stata elevata alcuna sanzione”. Al tempo stesso, sottolinea, “non c’è stato assembramento perché l’incontro è avvenuto in una stanza di 90 metri quadrati dove è stato possibile osservare il distanziamento. Anche perchè c’erano 9 persone e non 15, come ha detto qualcuno”.

L’obiettivo della riunione, chiarisce ancora Niro, non era elettorale: “Quegli imprenditori mi stavano raccontando le loro difficoltà sui bandi regionali e sulla cassa integrazione che avevano anticipato, oltre ad espormi alcuni dubbi in vista delle riaperture del 18 maggio, alle quali mancava poco (la riunione si è svolta il 15 maggio, ndr)”.

“Erano nel panico: volevano sapere come fare, volevano delle certezze sulla riapertura delle loro aziende”, continua Niro. E quindi “io, che sono una figura istituzionale, non potevo sottrarmi all’incontro che si è tenuto nel rispetto delle misure di sicurezza. E lo rifarei dal momento che fa parte del mio ruolo ascoltare le istanze del territorio”.

Nella parte finale dell’autodifesa i siluri ai consiglieri del Movimento 5 Stelle: “Il Consiglio regionale sta degenerando” e “la dignità istituzionale è messa alla berlina”. “Questo clima di odio senza badare al bene pubblico non lo accetto” e “non possiamo permettere che alcuni giovani e animosi trasformino questa assemblea in una riunione di condominio. Io mi vergogno per loro”.

Il Consiglio regionale finisce subito dopo l’intervento di Vincenzo Niro. Nessuna possibilità di replica, nè di intervento da parte di altri consiglieri regionali. E probabilmente l’interpellanza non sarà nemmeno votata.

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