Il caso del ss. annunziata

Tamponi-lumaca per medici e pazienti di Chieti. Molisano con sintomi aspetta da 8 giorni il risultato

Ricoverato a Chieti, dove è arrivato con febbre e difficoltà respiratoria, è in attesa dei risultati del tampone da 8 giorni. È un caso paradossale quello di un cittadino bassomolisano appeso da una settimana all’incertezza di aver contratto o meno il virus a causa dei tempi lunghissimi del laboratorio di Pescara. Qui si processano i campioni orofaringei per operatori sanitari e soprattutto a pazienti dell’ospedale di Chieti, interamente dedicato a trattare casi Covid.

Tra questi anche un anziano residente in un comune dell’hinterland termolese, che una settimana fa è stato ricoverato a Chieti con i sintomi del Covid. L’uomo, un anziano con diverse patologie, si è fatto accompagnare da una ambulanza privata che opera sul territorio e che senza seguire il protocollo previsto da Asrem ha accolto la richiesta, portando l’uomo fino all’ospedale Santissima Annunziata, dove opera l’equipe medica che lo segue da tempo. Una volta arrivato è stato sottoposto al tampone orofaringeo i cui risultati però, incredibilmente, dopo tanti giorni non si conoscono ancora.

Quale che sia la causa dei ritardi, se dipende dal fatto che l’ospedale di Pescara sia a corto di reagenti o da altre ragioni non meglio precisate, non si sa. Sicuramente la mole di richieste e i tempi di risposta fanno emergere forti criticità rispetto alle quali occorrerebbe intervenire con urgenza, anche perché diventa poco utile conoscere l’esito di un tampone trascorsi così tanti giorni, specie se si tratta di un paziente ricoverato in un ospedale dichiarato Covid dove le possibilità di contrarre il virus si moltiplicano.

Stessa situazione la stanno vivendo medici e paramedici dell’ospedale di Chieti che non hanno avuto comunicazioni rispetto ai test effettuati sulla base di contatti a rischio e continuano a operare nella struttura. Questi tempi rischiano di vanificare gli effetti delle misure restrittive e dell’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, visto che le persone in attesa di conoscere i risultati del test molecolare nel frattempo potrebbero aver esteso il contagio. Questo è vero soprattutto considerando che tra i tamponi “congelati” ce ne sono alcuni che riguardano medici di reparti a rischio.

Una situazione, quella dell’ingorgo dei tamponi al laboratorio di Pescara, che era già stata portata all’attenzione della stampa abruzzese, e che ora desta comprensibilmente apprensione in Molise, dove si attende con impazienza di conoscere l’esito del tampone sul paziente ricoverato a Chieti per attivare le procedure di sicurezza e ricostruire la eventuale catena epidemiologica, compresi i contatti col personale dell’ambulanza che ha trasferito l’uomo dal Basso Molise a Chieti.

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