di Antonio Andriani
Lo clamore rimpiango e, nel rosone
del duomo, all’aurora
punto l’anima all’isole lontane,
al mare, d’ogne speranza dimora.
Son io brezza in prigione,
tra sabbiose maree, fede immane
al suon delle campane.
Ad esta marina, faccio da faro
ai naufraghi, pregando mi ribello
e così pure ‘l castello.
Amo la spiaggia, il borgo, m’è caro
l’orizzonte. Amaro
‘l fulgore dei fochi
d’artifizio e merluzzi, inesplosi,
de’ fanciulli li giuochi,
le processioni e i gabbiani festosi.
Andri180420 Parafrasi = pleonastico dire chi sia la voce narrante della canzone petrarchesca, la sua firma è inequivocabile; nun c’e’ bisogno ‘a zingara per capirlo! Il titolo è un settenario in rima col primo verso; ogni tanto, l’io narrante si serve del rosone per dare un senso alla propria quarantena, osserva il panorama, ed anche il futuro, nella parte alta del duomo; 20 gli elementi peculiari di questo luogo, spero sufficienti a descriverlo! Forse, tra le processioni pensa a quella in mare del 3 agosto! Segue lo schema metrico: AbC-BaC-c-Dee-Ddf-GfG; in maiuscolo i versi endecasillabi, in minuscolo i settenari.
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