Dal molise all'irlanda

Manuela Greco, artista molisana a Dublino. Storia di un successo stile Cenerentola

Dublino è una città particolare: chiassosa, intensa, magica al di là di folletti e trifogli che ne incarnano il mito. Si direbbe lo scenario ideale di belle storie da raccontare, anche quando le vie del centro, con pub e ristoranti chiusi per il Covid 19, sono deserte. Storie underground come quella di Manuela Greco, pittrice campobassana, che, nella città dei Chiftains, ha dormito sui divani per 15 euro a notte, pulito camerini alle 6 del mattino, inchiodato pannelli con la forza di un uomo. E poi… e poi l’incontro artistico che le ha cambiato la vita.

Manuela abita a 20 minuti d’auto dal cuore della città. Vive da sola, in un’area residenziale e, nonostante le restrizioni irlandesi siano dieci volte più lente che in Italia (2 km di movimento confronto ai 200 metri di casa nostra) lei in centro non può andare: “Mi manca la vitalità di Dublino, certo – spiega dall’altro capo del telefono – E mi manca Campobasso, non proprio la città, che offre poco, ma gli affetti di famiglia e amici sì, tantissimo”.

Manuela greco artista

Due luoghi diversi che sono la sua vita, partenza e arrivo di un sogno: lavorare di arte e per l’arte.

Ci aveva provato anche in Molise: contratto a tempo indeterminato in un negozio del centro commerciale. Cinque lunghi anni. “Mi ero ritagliata un angolo creativo, realizzavo le vetrine, vivevo a Ripalimosani, avevo un’indipendenza economica, amici e le persone care sempre a fianco”. Aveva tutto, ma non il ‘tutto’ che desiderava. Le mancavano le pennellate della sua arte, o forse quella motivazione che ti colloca nel tuo posto del mondo reale, dove ti senti utile a una causa.

“Sono partita che avevo 37 anni – racconta – Tanti per provare una nuova avventura. E’ stato un colpo di testa, lo so. Lasciavo il certo non per l’incerto, ma per il vuoto assoluto. Ho scelto Dublino forse proprio perché non c’erano appoggi, amici, o un lavoro vero che mi aspettava. Non c’era niente”. Per di più, non conosceva una parola d’inglese. Istinto puro e follia messi insieme. “Mi hanno preso per matta”. In effetti oggi un lavoro a tempo indeterminato non si butta via, ma…

Dublino è una città che affascina. Persone accoglienti, spontanee, meno ingessate del britannico medio. Alcuni giorni fa, in un condominio cittadino, hanno organizzato una sessione di ‘Bingo’ per sconfiggere la monotonia della quarantena. A chiamare i numeri un altoparlante. Più Napoli che Londra, no?

“Meno male – spiega Manuela – che hanno chiuso tutto prima di San Patrick, il 17 marzo, quando la gente si mescola felice, i turisti invadono le strade e c’è un clima rilassato, di profonda condivisione. Anche per questo, qui non sembra tragica come in Italia.

mascherine manuela greco

“La mia vita non è cambiata tanto – continua – perché posso raggiungere il mio studio e anche lavorare da casa. Negli ultimi giorni ho realizzato disegni per le mascherine protettive”. Già, i disegni e uno studio tutto suo, un ‘nuovo inizio’ che l’ha portata a lavorare per la Vision Creative Studios, importante azienda creativa che opera nella produzione, design, installazione, studio di soluzioni per gli uffici, esposizioni e altro, con una lista di clienti straordinariamente importante (Google, Linkedin, Guinness, Hyundai, Facebook tra gli altri).

https://www.vision-creativestudios.com/work

Un ‘nuovo inizio’ per capovolgere un destino che pareva segnato. Non per lei, of course.

“L’istinto mi ha sempre guidato e spinto oltre – spiega – rafforzato dalla fortuna d’incontrare gente con una visione delle cose diversa, persone fantastiche che hanno creduto nelle mie qualità, portandomi fuori dalle secche in cui mi ero incagliata”. Con un filo di emozione che infiamma il tono pacato, Manuela cita il ‘mago’ delle luci al led e delle installazioni Domenico Petrella (di Ripalimosani), la moglie Barbara, e soprattutto il suo pigmalione, Aaron O’Grady, fondatore di Vision, uomo dalla speciale sensibilità artistica e molto di più.

O’Grady è un visionario, folle il giusto, pieno di idee. Ha vissuto per due anni nelle zone più ‘selvagge’ vicino Napoli. “Partì per aiutare le persone di colore emigrate e disagiate, oltre che per imparare la lingua – dice Manuela – E’ diventato imprenditore di successo, molto stimato, anche perché sempre pronto ad aiutare il prossimo. Ha un cuore grande – prosegue – mi ha tirato su dal nulla. Credo che nessun altro mi avrebbe dato quest’occasione, non parlando io l’inglese e non sapendo assolutamente nulla di ciò che riguardava il lavoro in Vision.

“Un giorno mi ha detto che l’istinto gli diceva che potevo dare qualcosa alla squadra, vedeva in me delle potenzialità e dopo i primi mesi mi ha lasciato libera di creare e di esprimere la mia arte, supportandomi in ogni modo anche nei momenti di sconforto”.

Il primo incontro è avvenuto da Pinocchio (il ristorante di Dublino gestito dai molisani Maurizio Mastrangelo e Marco Giannantonio, ndr). Al tempo facevo lì la cameriera, ma è durata poco. Però, grazie a Domenico, che mi ha aiutato pure lui tanto, ho potuto stabilire un contatto con Aaron e da lì tutto è cambiato”.

Tutto e in un anno, perché l’Irlanda è terra di druidi, pozioni e magiche combinazioni.

“La prima volta che sono entrata in Vision era dicembre. Facevo la cameriera nel catering di Pinocchio. Era la prima inaugurazione e io giravo con i vassoi in mano, versando vino agli invitati – racconta ancora sorpresa – Un anno dopo ero nello stesso posto con i miei quadri intorno e facevo parte di un’azienda importante.

“Lavoro lì da due anni e le cose vano bene. Ho avuto la fortuna di avere un manager che parla italiano e ama l’Italia, e soprattutto voleva una persona italiana che avesse passione e gusto artistico e studiasse, in sostanza, possibili soluzioni per lo showroom.

“Poi arrivò il momento dell’esposizione di Vision per Scavolini – continua – e il Direttore mi chiese di lavorare a un quadro su vetro, cosa che non avevo mai fatto (nonostante gli studi, il master a Terni e gli aggiornamenti continui, ndr). Lo realizzai in 3D, lui apprezzò e mi chiese di fare altri quadri per lo showroom. Wow! Era un sogno che si realizzava: tornare a dipingere, come facevo a Campobasso, lavorare e produrre arte, avere uno spazio. Adesso, mi ha dato uno studio all’interno dell’azienda. E alle inaugurazioni mi presenta come l’artista di Vision. E’ fantastico”.

Le opere di Manuela Greco sono tutte in Vision ed è probabile che quei disegni saranno a breve impressi anche su pannelli acustici. “Quando sai che useranno la tua arte per gli uffici, anche di aziende prestigiose, ti vengono i brividi”. Sensazione a fior pelle che ha già provato alcune volte. “Ho realizzato opere per EY (la famosa Ernst & Young, network mondiale di servizi professionali di consulenza direzionale, nrd). Ho realizzato i disegni, poi stampati su carta, che sono stati messi alle pareti”. Non male… Ernst & Young ha rinnovato gli interni, cambiando profondamente, e ora negli uffici ci sono anche stampe con i disegni di Manuela. “Mi hanno chiesto pure di firmare un muro”. Finalmente il suo ‘segno’.

Manuela greco artista

Dietro quella firma c’è infatti una lunga storia. Sotterranea, complicata, appassionata. La tenace pittrice, che ha imparato l’arte dal campobassano Nicola Ciaccia (“tutto quello che so fare col pennello lo devo a lui”) non dimentica il tortuoso percorso, soprattutto quel giorno in cui pianse per strada e pensò di cedere alla tentazione di tornare a casa, di accontentarsi di quello che aveva prima. “Fu terribile. Non avevo un posto dove stare e nemmeno un angolo per piangere. Facevo le pulizie al Penneys (catena d’abbigliamento di Dublino, ndr). Mi svegliavo col buio e l’inverno dentro, lavoravo in un reparto con decine di camerini. Non avevo una stanza, non solo allora. Ho dormito in un ostello, unica donna in una stanza da otto. Poi su un divano per 15 euro a notte, fino a quando Domenico e Barbara mi hanno aiutato concretamente”.

“Quella mattina da Penneys e poi per strada ho pianto a dirotto”. Il punto più basso del suo volo… underground. Senza una direzione, non sapeva più cosa fare“Ma la mattina dopo mi sono detta: me ne andrò da qui solo quando avrò visto che non c’è realmente niente per me. Di lì a poco è arrivata la telefonata di Aaron per fare il colloquio in Vision e…”.

Dublino è la città della volontà e dell’ottimismo, quelli di Manuela, donna nel vento che cambia direzione.Da quando sono in Irlanda si sono mosse delle cose, delle energie. Mi sentivo su una barca e volevo andare da una parte ma la corrente mi portava via, fino a quando non ha spinto nella direzione della mia strada. Quando hai coraggio e ti butti qualcosa succede”.

Chissà quante storie a lieto fino, oppure no, di emigrati molisani sono nascoste dietro le appannate bow windows londinesi o impresse sulle vie ciottolose di Dublino. Già, Dublino, il suo folklore, le sue verità nascoste, il pallore dei volti in inverno, il candore della gente semplice. Non è solo la città degli U2. Non è l’apparenza di una pinta tra i vip del Temple Bar, pub dei turisti non proprio amato dai veri irlandesi. Dublino è anche i Thin Lizzy di “The boys are back in town”, è la strada dura che porta al successo. E’ pianto e allegria. Povertà e incanto, vita vissuta. “Qui mi è cambiata la vita, oggi ci sono lavoro e responsabilità per me – sancisce la donna che da ragazzina ascoltava i Cure – Amo l’Irlanda perché mi ha dato tanto. La risposta è in quello che faccio che è il lavoro per cui probabilmente sono nata. Lo sento dentro: senza dare un contributo artistico alla società non sarei felice”.

Manuela greco artista

E’ l’arte di quel lato oscuro che Manuela riflette nelle pennellate dai toni neutri che raffigurano mani, corpi e volti in maniera indefinita. “La figura umana mi ha sempre affascinato. Ho in mente tante altre cose, per esempio i lavori in 3D: sovrapposizioni con fogli di plastica, velature. Mi piacciono le imperfezioni”.

Manuela greco artista

Di recente ha aggiunto un po’ di colore: “Perché mi piace cambiare, sperimentare”. E poi ci sono le mascherine di questi tempi incerti anche alle verdi latitudini di folletti e quadrifogli. “Già – commenta la visual artist – è dura per tutti, ma bisogna reagire. Ho lavorato una settimana intera sulle mascherine, pensando più a imprimere messaggi che a decorare. Mani che si uniscono e altri disegni che saranno stampati su un particolare tessuto antibatterico arrivato dall’Italia. La sarta provvederà a cucire e a terminare il lavoro”. Ma c’è di più. I disegni realizzati da Manuela saranno utilizzati per creare prodotti da acquistare online (magliette, maschere, sciarpe, ed altro) per poi devolvere il ricavato ad Aware, una grande associazione che aiuta le persone a combattere la depressione e altri disturbi mentali, legati anche al suicidio.

“Con Vision lavoriamo tanto e bene. E facciamo qualcosa di utile per gli altri – spiega soddisfatta – Quando ancora oggi mi chiedo cosa ci faccio qui, a tremila km da casa, se mi sto perdendo qualcosa, se ho fatto bene – conclude – la risposta la trovo di fronte ai miei occhi in un quadro, in un segno, in queste strane mascherine”. Utili, belle, filtri magici di lacrime e gioia.

La sua arte è su https://www.manuelagrecoart.com

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