Ex consiglieri forensi

Ingiustamente esclusi da Fase 2 perchè sopra i 65 anni, lettera a Conte

C’è anche il legale termolese Antonio De Michele fra gli ex Consiglieri Nazionali Forensi autori di una lettera inoltrata al premier Giuseppe Conte nella quale si esprime sconcerto per la decisione di escludere gli over 65 dal rientro graduale alla normalità e si sollecita  il presidente del consiglio dei Ministri, caratterizzato da una cultura da giurista e pertanto idealmente sensibile al tema, a un ripensamento sulle modalità previste nella cosiddetta Fase 2.

 

“Caro Presidente Conte,
siamo un gruppo di avvocati, ex Consiglieri Nazionali Forensi, di cui avrà certamente ricordo, per averci frequentato all’epoca della prestigiosa presidenza del Prof. Guido Alpa, taluno Suo collega accademico, tutti nel pieno esercizio dell’attività forense, attivi nella vita sociale, anagraficamente appartenenti alla c.d. terza età.
Con preoccupazione ed incredulità apprendiamo della possibilità di escluderci dal ritorno, seppure graduale, ad una vita controllata, garantita agli altri.
Non contestiamo la legittimità dei Suoi precedenti provvedimenti, ma siamo sicuri che la Sua sensibilità umana e di giurista, è a disagio di fronte alla paventata discriminazione basata sull’età, o, peggio, sulle condizioni di salute, tale da impedirci l’esercizio dei nostri elementari diritti costituzionali.
Non siamo vettori di infezione, solo perché di una certa età, né lo siamo più di chiunque altro; i nostri dati anagrafici non predispongono alla trasmissione del virus.
La discriminazione, dunque, non è funzionale alla salvaguardia della collettività , essendo evidente che ci si vuol imporre la protezione da, o di noi stessi, obbligandoci a star bene al prezzo della libertà, prezzo la cui congruità dovremmo essere noi e solo noi a valutare.
Se la discriminazione si giustificasse poi, con i costi delle nostre eventuali degenze, comprenderà il pericolo che l’idea rappresenta per un paese democratico; si farebbe strada la prospettiva di conculcare le libertà fondamentali di una intera categoria di persone in ragione dell’età, solo perché potenzialmente più costose per lo Stato.

A queste considerazioni si aggiungono le preoccupazioni per il nostro lavoro che lo smart working non può eleminare, almeno per quanto riguarda l’assistenza nel processo.
Per quelli che tra noi svolgono anche attività accademica le limitazioni sarebbero ugualmente gravi, perché la ricerca è essenziale e, come certamente sa, è impossibile o gravemente limitata a casa.
Non vogliamo trattamenti speciali, ma vogliamo essere equiparati agli altri e destinatari degli identici eventuali provvedimenti limitativi.
Vista anche la Sua caratura di giurista, auspichiamo, che resti fedele ai principi di libertà, uguaglianza e non discriminazione, rifuggendo dai consigli estremi di chi, verosimilmente condizionato dalla propria settoriale visione scientifica, non ha la Sua capacità di comprensione del significato profondo della Costituzione e la Sua consuetudine con quei valori che segnano il confine oltre il quale si affaccia il modello sinistro di uno Stato padrone delle vite, oggi in omaggio a presunte esigenze sanitarie, ma domani in applicazione, magari, finanche di principi di eugenetica”.

La lettera è firmata da  Ubalado Perfetti , Giuseppe Bassu, Nicola Bianchi, Stefano Borsacchi ,Aldo Bulgarelli, Luigi Cardone,Antonio De Giorgi, Antonio De Michele, Lucio del Paggio, Gianni D’Innella, Agostino Equizzi, Fabio Florio, Corrado Lanzara, Aldo Morlino, Ugo Operamolla, Giorgio Orsoni,Marco Stefenelli, Pierluigi Tirale, Giovanni Vaccaro, Carlo Vermiglio.

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