L'analisi del professore

Il ‘vento’ della politica sulle Istituzioni. Il costituzionalista: “La legge elettorale si poteva cambiare, sbagliato il momento”

Mentre negli ambienti politici continua a far parlare l'ultima manovra del presidente Donato Toma e c'è chi non esita a definire la sua mossa "spregiudicata", abbiamo chiesto un parere tecnico al direttore del Dipartimento Giuridico dell'Università del Molise, il professore Michele Della Morte: "La sede non è certamente la più indicata per procedere a modifiche della normativa elettorale ma da tempo (anche a livello nazionale) osserviamo che i procedimenti divengono purtroppo cedevoli rispetto alle esigenze della decisione politica".

Si possono cambiare le regole del gioco a partita in corso? Si può dire a quattro giocatori che sedevano in panchina di andare via dalla società perchè non servono più? Certo, un conto è il calcio, lo sport. Un conto sono le istituzioni democratiche, pilastro della Repubblica italiana che domani festeggia una delle ricorrenze più importanti della sua storia, la Liberazione dal nazifascismo.

E così in Molise chi ricopre la massima veste di rappresentante del popolo, il presidente della Regione, ha deciso di vincere la ‘partita’ sul bilancio con una mossa in contropiede, si direbbe in gergo calcistico. Non una ‘gara’ qualsiasi, attenzione. Parliamo di una partita decisiva, da ultima spiaggia direbbero gli esperti del pallone, simile a una finale di Champions League. Per un semplice motivo: chi perde va a casa.

Dunque, con la canzone ‘The wind of change’ suonata a tutto volume nel ‘campo’ di via IV Novembre, Donato Toma ha riconsegnato la maglia da titolare ai quattro assessori. I suoi assi della manica. Al tempo stesso, non potendo contare su una squadra di 16 giocatori (è la norma a dirlo), il governatore ha escluso dalla ‘rosa’ coloro che ne avevano preso il posto, lasciati con un palmo di naso e senza un ricco  stipendio. Parliamo di Antonio Tedeschi, Massimiliano Scarabeo, Paola Matteo e Nico Romagnuolo, i cui nomi probabilmente vi saranno ormai rimasti scolpiti nella testa.

Del loro sfortunato destino (politicamente parlando, ovviamente) se ne parla da 8 giorni, ossia da quando Donato Toma ha preso una decisione che non ha precedenti in Molise. Ricapitoliamo brevemente quello che è successo nel caso in cui vi foste distratti o abbiate perso qualche puntata di questa appassionante vicenda: il capo di palazzo Vitale convoca la Giunta e chiede ai suoi assessori le dimissioni. “Dovete andare in Consiglio regionale a votare il bilancio”. I franchi tiratori sono in agguato. E contro le loro cerbottane il governatore ha una potenza di fuoco, un bazooka per la precisione.

Quindi succede che il Consiglio regionale non voterà solo il bilancio e gli altri documenti (il Defr, Documento di economia e Finanza, che contiene i 58 milioni per la ripartenza del Molise e Legge di stabilità), ma anche un emendamento di due righe (non è un’esagerazione, è proprio così) che cambia definitivamente la legge elettorale che era stata approvata in ‘zona Cesarini’ dall’ex presidente Frattura e dalla sua maggioranza di centrosinistra.

Tornando seri, cosa cambia ora? In pratica chi viene eletto e nominato assessore resta pure consigliere senza un allargamento extra dei posti nell’Assemblea legislativa con i ‘supplenti’. Si risparmieranno parecchi soldi, è vero: quasi 800mila euro all’anno. 

Tuttavia, questa mossa che negli ambienti politici molti non esitano a definire “spregiudicata” era lecita? Se politicamente il governatore ha ‘asfaltato’ maggioranza e opposizioni, silenti e succubi al volere dell’imperator della Regione Molise, tecnicamente la modifica della legge elettorale si poteva effettuare? Si poteva cambiare in maniera retroattiva la norma che consente a chi viene eletto in base al risultato delle urne di sedere o meno a palazzo D’Aimmo? E soprattutto le istituzioni democratiche possono essere piegate al volere dei rappresentanti politici?

Per fare chiarezza sulla questione abbiamo chiesto un parere tecnico, super partes e non influenzato da opinioni politiche, al professore Michele Della Morte, direttore del Dipartimento Giuridico dell’Università del Molise, studioso e docente di diritto costituzionale, nonché autore di testi e saggi.

“Il problema è di una certa complessità, ma giudico con favore la modifica operata dal Consiglio regionale”, puntualizza innanzitutto il professore. “La figura del consigliere supplente aveva, infatti, suscitato, sin dalla sua introduzione, diversi rilievi di carattere costituzionale anche perché consentiva una sorta di controllo sostanziale dell’organo rappresentativo regionale”.

Al tempo stesso, aggiunge Della Morte, “la sede (discussione del bilancio) non è certamente la più indicata per procedere a modifiche della normativa elettorale ma da tempo (anche a livello nazionale) osserviamo che i procedimenti divengono purtroppo cedevoli rispetto alle esigenze della decisione politica. Così come qualche dubbio potrebbe essere sollevato in ordine alle modalità di convocazione del Consiglio stesso.

La speranza è che in futuro i nuovi consiglieri/assessori, essendo venuta meno l’incompatibilità tra i ruoli, si dimostrino capaci di districarsi tra le diverse funzioni, senza pregiudicare le prerogative del Consiglio a favore della Giunta. Svilire il significato della rappresentanza territoriale non gioverebbe a nessuno”.

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