L'intervista

Il silenzio del Venerdì Santo. Il maestro Colasurdo: “Dispiaciuto, ma giusto rispettare le regole”

Parla il direttore del coro del Teco Vorrei: "Abbiamo riflettuto tanto su altre soluzioni ma ci è sembrato giusto attenerci a quanto stabilito. Silenzio e dolori intimi". Dal 2011 ricopre il ruolo che gli fu assegnato subito dopo la morte di Don Armando Di Fabio: "da quando ho preso in mano il coro, mentre prima il venerdì era un giorno tra virgolette libero ora è l'unico giorno che mi impegna tutto l'anno. E anche in questo momento continuo a tenere i rapporti con i coristi, rispondo a tutti. Paradossalmente pare stia lavorando di più".

Il silenzio. La forma più alta della parola a detta di molti. Dovrà essere la rigida regola per i campobassani, oggi, 10 aprile, più che mai. La Processione del Venerdì Santo, come noto, non si svolgerà. Ci sarà un unico momento di raccoglimento voluto dal vescovo Bregantini che reciterà una preghiera davanti al carcere. Alla presenza esclusiva delle sole autorità. Non è permesso alcun assembramento.

Un vuoto incolmabile, da qualunque punto di vista la si guardi. Niente processione, niente coro e niente Teco Vorrei, l’inno di Campobasso. Le disposizioni sono ferree ma vanno rispettate. Come ribadisce il maestro Antonio Colasurdo, che dirige il coro dal 2011, anno della scomparsa di Don Armando Di Fabio.

Maestro, la prima volta senza processione dal dopoguerra: il dispiacere è tanto, cosa sente di dire a tutti i campobassani e molisani?
“Il primo a soffrirne sono io, mi dispiace molto ma dobbiamo attenerci alle disposizioni vigenti e cercare di rispettarle al massimo. Non possiamo fare altro. C’è stata una omelia di don Michele la Domenica delle Palme in cui è esplicitato proprio il concetto che non si possono creare assembramenti. Io dirigo il coro, ho questa responsabilità musicale, ma la processione e il coro dipendono dalla Cattedrale. Abbiamo riflettuto tanto su altre soluzioni ma ci è sembrato giusto attenerci a quanto stabilito. Silenzio e dolore intimo”.

Lei dirige il coro dal 2011: cosa significa dal punto di vista personale?
“Io sono l’organista della Cattedrale dal 1993, due anni fa ho celebrato il 25esimo anniversario, ho sempre svolto molte attività in Cattedrale. Purtroppo anche l’organo è muto da qualche tempo. Devo dire che prima dell’incarico di maestro del coro il Venerdì Santo non ero mai impegnato, pur essendo organista. Invece, dal 2008, quando ho iniziato prima col dirigere la banda e poi con la direzione del coro, tutto è cambiato. Attualmente c’è mio figlio alla direzione della banda. Dicevo, da quando ho preso in mano il coro, mentre prima il venerdì era un giorno tra virgolette libero ora è l’unico giorno che mi impegna tutto l’anno. E anche in questo momento continuo a tenere i rapporti con i coristi, rispondo a tutti. Paradossalmente pare stia lavorando di più”.

Teco Vorrei: i volti della processione

C’è un grande senso di appartenenza all’interno del coro, è così?
“Sì, è vero. I campobassani ci tengono tanto e molti vengono anche da fuori. Per loro è l’espressione della fede, che si mescola a espressioni per così dire popolari. Questo credo sia per loro. Però è chiaro che il Venerdì Santo ognuno se lo porta dentro con il proprio sentimento intimo”.

Parlando di aspetti tecnici, la tonalità del Teco Vorrei è cambiata rispetto all’originale, giusto?
“L’originale del maestro De Nigris era in fa minore. Qualcuno dice in sol minore ma in realtà questa era la tonalità dei clarinetti, che sono strumenti traspositori. Adesso è in re minore, modifica che fu fatta dal maestro Lino Tabasso. L’abbassamento di tonalità permette di cantarla senza troppo sforzo a soprani e tenori. Ma si raggiunge comunque un’altezza considerevole, difficile per chi non è avvezzo. Ecco perché la prova è importante, con l’esercizio si possono ovviare gli inconvenienti”.

E la selezione è molto rigida, no?
“Il Teco Vorrei resta un canto popolare, cioè cantato da tutti. E’ chiaro che per entrare a farne parte bisogna essere intonati. Però capirà che si parla di settecento persone e all’interno di essere non tutti sono perfetamente intonati. Ma questo coro ha una genesi particolare, questo aspetto a volte può essere anche superato”.

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