Settore in ginocchio

Il dramma del turismo. Nadia, titolare di un’agenzia di viaggi: “In fumo il lavoro di un anno”

Il settore dei viaggi è probabilmente il più colpito dalla crisi causata dalla pandemia. Cancellazioni e disdette sono partite da febbraio, quando il Covid era confinato in Cina, e sono proseguite senza soluzione di continuità. "Il problema è che è andato in fumo il lavoro di mesi precedenti" ci dice Nadia Cimini, titolare della Miramed Travel a Termoli. Per loro la crisi si prevede ancora lunga. Per questo 45 Agenzie e tour operator molisani hanno lanciato un appello alla Regione

Ci sono situazioni, nella casistica delle attività ‘congelate’ dal coronavirus, in cui non basterà rialzare le saracinesche per rimettersi in corsa. È il caso delle Agenzie di viaggio che dovranno fare i conti, ancora per diverso tempo, con le restrizioni che la pandemia di Sars-CoV2  comporterà.

Il loro è un dramma dai contorni particolarmente accentuati che assume, quasi, i tratti di una beffa. La voce di Nadia Cimini (nella foto in home in un viaggio in Perù fatto qualche anno fa), 42 anni e da tre lustri titolare dell’agenzia di viaggio Miramed Travel a Termoli, ce lo conferma. Qui non si tratta di mancanza di spirito imprenditoriale, di minor attitudine al cambiamento e di carenza di idee su come innovarsi. No, le agenzie di viaggio e i tour operator vendono ‘viaggi’, e se viaggiare è precluso c’è poco da fare.

Miramed travel

È anche per questo che 45 agenzie molisane del settore (la quasi totalità) si sono messe in rete per chiedere, implorare, un aiuto perché il loro comparto è probabilmente il più colpito dall’emergenza sanitaria. “Forse i ristoranti vengono dopo di noi, ma loro non hanno perso il fatturato dei mesi precedenti”.  La ‘crisi’ per loro si è affacciata peraltro prima che in altri settori e perdurerà, presumibilmente, per diverso tempo ancora. Nessuno spiraglio a breve termine, insomma.

“Abbiamo mandato, da fine marzo a fine aprile, quattro pec alla Regione Molise, indirizzate al Governatore Toma e all’assessore al ramo per chiedere un aiuto concreto”. Un contributo economico a fondo perduto in favore delle Agenzie di Viaggio articolato tenendo conto delle unità lavorative, estendendo la misura anche ai soci lavoratori e titolari, e stimato in 20mila euro per operatore del settore. Questa la richiesta. E ancora: “Chiediamo aiuto alla Regione, chiediamo un sostegno al nostro reddito mensile per poter proseguire le nostre attività, la cassa integrazione per i nostri dipendenti e l’esonero dei pagamenti di qualsiasi contributo e imposta che nessuna delle nostre aziende si può permettere con entrate azzerate. Non ci abbandonate”. Nadia si auspica che siano state approvate misure anche per loro. Ma è scettica: “Finora non ci hanno nemmeno risposto”. Si attendono misure anche a livello governativo per un settore che produce una parte importante del Pil nazionale. Anche il Presidente del Consiglio, nel presentare il decreto per la Fase 2, ne ha fatto menzione.

Nadia 16 anni fa, insieme a due amici, ha messo sù la Miramed, un’attività che nel tempo si è costruita credibilità ed è stata ricompensata da un valido volume d’affari. Ma ora non si tratta di una crisi passeggera del turismo, bensì di un colpo che ha mandato in fumo mesi e mesi di lavoro. Passato, presente e futuro. È lei a spiegarci come il primo impasse ci sia stato a febbraio, “quando il Coronavirus iniziava a diffondersi nei Paesi asiatici”. Da allora sono partite le prime cancellazioni dei viaggi per Cina, Thailandia e Stati limitrofi. Poi l’epidemia ha raggiunto il Nord Italia, come noto, e così anche a chi avesse voluto partire gli è stato impedito. Erano i giorni delle ‘porte chiuse’ agli italiani. E giù con altre disdette. Da marzo la chiusura ufficiale è arrivata un po’ per tutti, ma la beffa per Nadia e colleghi è stata aver perso finanche il lavoro di 7-8 mesi prima. Marzo, aprile, maggio, giugno e anche luglio. Cancellati con un colpo di spugna tutti i voli prenotati, le crociere, le lune di miele. E poi, con le scuole chiuse, sono saltati anche i viaggi d’istruzione, che costituiscono per le agenzie una bella fetta di guadagno, specie nei mesi primaverili.

“Noi capiamo le problematiche di tutti, ma noi siamo decisamente quelli che ne hanno di più. Non stiamo lavorando con zero di fatturato, siamo proprio in perdita”. A rendere decisamente critico il quadro non solo le cancellazioni, ma anche tutte le somme anticipate che finora non sono state minimamente rimborsate. Si tratta di cifre anticipate dai clienti, “che ogni giorno ci chiamano per avere il rimborso, ma vaglielo a spiegare che alberghi e compagnie aeree finora non hanno sborsato nulla!”, ma in molti casi da loro stessi. “Forse ci rimborseranno, ma chissà quando”. Ed è utopico pensare che il cliente pagherà per un servizio non ricevuto.

L’ufficio in via Sannitica 34/A è chiuso, ma il pc di Nadia è sempre acceso e non potrebbe essere altrimenti. “Arrivano continuamente disdette”. E di nuovi clienti all’orizzonte neanche l’ombra. “Così sono solo spese, come si fa ad andare avanti?”. Anche perché i costi fissi ci sono, dall’affitto del locale (in centro a Termoli) alle utenze, da internet al commercialista e via dicendo. “In questi mesi mi sto auto-sostenendo, privandomi di cose per me”. Ma a lungo andare diverrà insostenibile. Il fatturato da febbraio in poi è stato praticamente azzerato, e così sarà forse per l’intero 2020.

Nadia cimini miramed

Nadia ha un bambino di 5 anni (nella foto un viaggio della sua famiglia a Dubai) e con lei in agenzia ci sono due collaboratrici che attualmente sono una in maternità e una in cassa integrazione (non ancora percepita). La Miramed ha anche un Bed&Breakfast, anche lì zero introiti e una dipendente in cassa integrazione. Una stima sulla perdita? Nadia ci pensa un po’, poi mestamente ci dice che nel suo caso è di 40-50mila euro. Una cifra enorme, che non potrà certo essere ripianata facilmente. Se non appunto con un contributo istituzionale. Se non ci fosse quello la prospettiva sarebbe particolarmente nefasta. La paura più grande di Nadia, neanche a dirlo, è di non farcela, e dover così abbandonare un’attività in cui finora ha messo anima e corpo, con risultati ragguardevoli. “Io mi sono data un tempo massimo, ed è luglio. Quando si riaprirà l’ufficio sonderò per un po’ il terreno. Se dovessi accorgermi che le cose non migliorano la soluzione sarà inevitabile”. Chiudere? Non vuole neanche pronunciare quel verbo, ma è chiaro che se non arriveranno gli aiuti non avrà scelta. Sono due gli scenari che Nadia prospetta e dai quali dipenderà il suo futuro lavorativo: o la gente sarà terrorizzata dal pensiero di uscire di casa e dunque avrà paura di viaggiare, oppure non vedrà l’ora di farlo.

Ma le incognite non sono solo queste, perché fino a che la Farnesina non autorizzerà determinati voli internazionali, i tour operator avranno le mani legate. “Poniamo che vengano da me 10 coppie che vogliono fare il viaggio di nozze in America ad ottobre-novembre. Io ora non posso vendergli il pacchetto perché non so se per allora si potrà partire. Non posso vendere una cosa contrattualmente non valida”.

L’incertezza dello scenario futuro è dunque un dramma nel dramma. Perché è questo che getta ancora più ombre sulla possibile ripresa. Nessuno sa quando si potrà tornare a viaggiare liberamente e, per giunta, se le persone avranno voglia di farlo.

C’è un altro aspetto che rende il panorama estremamente beffardo. “Io non posso inventarmi altro come, per esempio, può fare un ristorante con il take away oppure una fabbrica che dall’oggi al domani si mette a produrre gel o mascherine. Io vendo viaggi ed emozioni, non riesco neanche a pensare a frapporre tra me e i clienti un pannello in plexigras”. Già, perché non è certo una consulenza di un minuto che si cerca quando si entra in un’agenzia viaggi, non si tratta certo di uno scambio di soldi veloce. La ‘merce’ è una esperienza indimenticabile, fatta di emozioni ed esplorazioni. Con la paura addosso non si può viaggiare. Nadia lo sa.

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