L'Ospite

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Delusi e rincuorati: il cammino dei discepoli di Emmaus

di don Mario Colavita

 

Il cammino della Chiesa non è certo facile in questo tempo. In verità quello che la Chiesa sta vivendo diventa prova di fedeltà, prova di speranza, prova d’amore.

Luca narra di quel giorno di Pasqua in cui, due discepoli, uno si chiama Cleopa, delusi e scoraggiati si allontanano da Gerusalemme per il villaggio di Emmaus distante circa 11 Km.

Sono delusi, scoraggiati, fiacchi, perché tutto quello che aveva pensato del loro maestro, Gesù, si era dissolto con la morte più infamante che un ebreo potesse trovare: la croce.

Pensavano a quelle parole del libro del Deuteronomio in cui si dice che l’uomo che pende dal legno è maledetto lui, con tutti i familiari. Un ebreo crocifisso era considerato maledetto da Dio. Anche se gli ebrei non praticavano la crocifissione ma appendevano il condannato dopo la morte ad un albero, essi ritenevano che il condannato fosse un maledetto da Dio.

Grande delusione! Il loro cammino è pesante, stanco, ma è proprio durante questa delusione che si avvicina un pellegrino che inizia a riaccendere in loro speranza.

Loro speravano nel messia, invece è morto, e la prova che Gesù non era il messia è che è morto, perché il messia non sarebbe potuto morire, la delusione della comunità che aveva riposto tutte le sue speranze in Gesù.

Dopo il piagnisteo dei discepoli, il pellegrino-Gesù inizia il suo discorso.

Le parole di Gesù ci fanno bene, anzi le dobbiamo cercare perché ci aiutano a comprendere questo tempo brutto e strano dove le certezze del super-uomo sono state abbattute da qualcosa di così piccolo e microscopico…

Si, abbiamo bisogno di Gesù, della sua vicinanza, della sua Parola, del suo ardore, della sua forza per camminare.

La vicinanza di Gesù ai discepoli non è solo fisica, lui è vicino a loro ricordando e aprendo loro la forza della Scrittura: “cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27).

Al calar della sera Cleopa e l’altro discepolo invitano Gesù a casa a mangiare, mentre spezza il pane si manifesta come il Risorto. Nel momento in cui spezza il pane, cioè si fa dono, che lo riconoscono. Ma egli, dice il vangelo “si rese invisibile”, non è sparito non è più visibile.

Questo è il messaggio che Luca, l’evangelista, lascia per le comunità e per i credenti di tutti i tempi: Gesù è invisibile, perché si rende visibile ogni volta che la comunità spezza il pane. Anche in questo momento, mentre siamo “reclusi” in casa il Signore spezza il pane per noi, ci apre gli occhi, il nostro cuore batte delle sue parole, la nostra Chiesa è confermata nella speranza della sua presenza.

Mi vengono in mente le parole di un canto che dice: resta con noi Signore, non ci lasciar, Resta con noi Signore e avremo la pace!

 

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