25 aprile

Celebrazioni vietate per la Liberazione. I messaggi di politica e sindacati

Manifestazioni annullate in tutto il Molise per l'emergenza legata al covid. A Campobasso sarà deposta solo una corona di fiori, mentre il governatore Donato Toma sottolinea nel suo messaggio: "Dobbiamo recuperare lo spirito unitario del 25 aprile come festa di tutti, a prescindere dal colore politico".

Sarà un 25 aprile diverso dal solito: celebrazioni annullate in tutto il Molise e nel resto del Paese, come deciso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con una circolare del 17 aprile, che ha confermato i provvedimenti restrittivi alla luce dell’emergenza sanitaria in corso.

Ad esempio a Campobasso l’amministrazione comunale, in osservanze di tali disposizioni e di quelle fornite dal Ministero dell’Interno, ha previsto solo la deposizione di una corona d’alloro presso il Monumento dei Caduti in Piazza della Vittoria, alla sola ed esclusiva presenza del sindaco, del prefetto di Campobasso e di due rappresentanti dell’Anpi, con tutte le precauzioni imposte dalla legge ed evitando gli assembramenti.

Intanto politica e sindacati hanno inviato dei messaggi in occasione di questa giornata che ha segnato la storia dell’Italia, liberata il 25 aprile del 1945 dal dominio nazifascista.

donato toma

TOMA: “RECUPERARE SPIRITO UNITARIO”

Nei giorni che stiamo vivendo, senza poterci incontrare in strada e nelle piazze, non possiamo non ricordare la Festa della Liberazione e riflettere sul sacrificio di tante donne e uomini, che hanno dato la vita per consegnarci un’Italia democratica.

Il 25 aprile non è stato mai festeggiato all’insegna della coesione e dell’unità, quantunque la liberazione dell’Italia dal regime nazifascista e la fine del secondo conflitto mondiale in Italia siano ascrivibili ad un’azione combinata alla quale contribuirono in molti, dalle Brigate partigiane, al cui interno militavano patrioti di diversa estrazione politica, ai gruppi del ricostituito Esercito italiano confluiti nel Contingente italiano di liberazione, dal Comitato di liberazione alle Forze alleate rappresentate da una pluralità di soldati diversi tra loro per nazionalità, razza e religione.

Fu una lotta aspra contro l’esercito tedesco e i repubblichini di Salò, combattuta per l’affermazione della democrazia e della libertà in un’Italia mutilata dalla guerra e oltraggiata da vent’anni di dittatura fascista.

Ma la Resistenza non fu solo questo. Fu un percorso prodromico che gettò le basi per quelle che, di lì a poco, furono le conquiste democratiche del Paese: la nascita della Repubblica Italiana  e la Costituzione antifascista.

È in questa ottica che dobbiamo recuperare lo spirito unitario del 25 aprile come festa di tutti, a prescindere dal colore politico.

E lo dobbiamo fare, forse, contestualizzandolo all’attuale momento che oggi, come allora, chiama in causa il sacrificio di noi tutti e la volontà di ripartire e di ricostruire il Paese provato da questa nuova “guerra” contro un nemico invisibile.

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IL SINDACO DI CAMPOBASSO GRAVINA: “OGGI LA LIBERTà CI PARE SCONTATA, MA 75 ANNI FA NON LO ERA”

“Anche la costrizione dei tempi e dei modi, nella quale in questo periodo siamo chiamati a muoverci e ad agire, non può impedire al ricordo di tutta la nostra nazione di prendere corpo, dopo settantacinque anni, ancora una volta in questo giorno. Proprio per festeggiare questi settantacinque anni di libertà democratica, in tutta Italia erano originariamente previste manifestazioni degne di una tale ricorrenza che però si è stati costretti a rinviare.

Il 25 aprile è una data che non serve solo a marcare l’incedere della storia, ma rappresenta l’indizio principale della volontà democratica dell’intero Paese in cui viviamo che da allora ha saputo sviluppare radici così forti e solide in grado di permettergli di resistere alle mistificazioni, preservandolo dagli estremismi che, nel corso degli anni, hanno più volte provato a rovesciarne il senso e interromperne la crescita.

La possibilità della libertà per il nostro popolo ha preso il via da lì, da quel risveglio e da quella tragedia vissuta sulla propria pelle. Da quel momento, da quel 25 aprile del 1945, abbiamo intrapreso la costruzione delle regole democratiche che oggi la nostra Costituzione custodisce, come uno scrigno prezioso e vitale, e che garantiscono ad ognuno di noi di poter chiedere il rispetto per ciò che si è come uomini e donne oltre che come cittadini.

Oggi si corre il rischio che tutto questo possa apparirci come qualcosa da dare per scontato, ma settantacinque anni fa non lo era affatto e chi sacrificò la propria vita per permettere alla nostra nazione di spezzare il giogo che per oltre un ventennio l’aveva tenuta legata ad un’ideologia catastrofica, lo fece nella convinzione che proprio la libertà fosse il bene più grande da poter lasciare in dono al proprio Paese.

Ciò che allora fu sconfitta fu l’idea insopportabile della dittatura, delle limitazioni delle proprie idee e libertà personali, un’idea che fu capace di incendiare letteralmente il mondo facendolo diventare un falò nel quale vennero bruciati corpi, interi popoli, città e nazioni in nome di presunte superiorità legate alla razza.

L’Italia proprio dalla libertà seppe ripartire, per ricostruirsi totalmente dalle fondamenta. Animata da quello stesso anelito di diritto e di uguaglianza, la nostra nazione non baratterà mai più, men che mai in tempi difficili e impegnativi come quelli che ci ritroviamo a vivere oggi, ciò che la storia dolorosamente ci ha insegnato permettendoci di diventare una repubblica moderna e democratica, con le promesse illusorie di chi ritiene di essere il depositario di un’unica chiave di lettura della realtà.

Oggi il nostro Paese è maturo e capace di appartenere ad ognuno di noi donando a ciascun cittadino la libertà conquistata quel giorno, il 25 aprile del 1945”.

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CIRCOLO PD TERMOLI: “I PARTIGIANI CI HANNO INDICATO UN CAMMINO DI LIBERTà”

“È un 25 aprile particolare, questo del 2020. Lo è innanzitutto per una questione di cifre. 75 anni sono tre quarti di secolo, un tempo lungo, un tempo della storia, seppur con una parte dei protagonisti ancora qui a raccontare la resistenza partigiana. È una festa inusuale, perché non potremo celebrarla come meriterebbe la liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. Ce lo impongono le norme sanitarie e il distanziamento sociale, che non ci impediscono, tuttavia, di intonare col cuore e a voce alta le note di “Bella Ciao”, o di riandare con la mente al monito di Sandro Pertini: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.

Le parole di uno dei più amati presidenti della Repubblica ci rammentano che i regimi non lasciano scelta: non consentono alcuna mediazione, piegano le volontà dei singoli e soffocano la libera espressione dei cittadini. Spesso in nome di una idea deformata di rigore e sicurezza, diffondono il pensiero unico, il clichè, lo stereotipo, il modello ideale: lo collocano in un universo astratto e in questo modo lo rendono replicabile all’infinito. O con noi o contro di noi, dove il consenso al “con noi” si ottiene (anche!) attraverso l’innaturale e assurda pretesa di renderci tutti uguali, omologandoci a cominciare dagli indumenti. Ogni regime ha la sua divisa e il suo colore. Il regime fascista ha scelto il nero: non propriamente il colore dell’allegria. Più esattamente, il colore del lutto. Benito Mussolini si era figurato un’Italia intera vestita a lutto.

Le partigiane e i partigiani che ci hanno liberato da questo lutto, il 25 aprile, a Milano, ci hanno indicato una via di riscatto e un cammino di libertà. Spazzando via la dittatura, ci hanno consegnato la Repubblica, la cittadinanza, i diritti: le ragioni più nobili per festeggiare.

Viva l’Italia, Viva il 25 aprile!”

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TERMOLI BENE COMUNE – RETE DELLA SINISTRA: “LIBERAZIONE, DONO RICEVUTO IERI E DA COSTRUIRE OGNI GIORNO”

Oggi come ieri, sappiamo da che parte stare. Siamo consapevoli che i nostri occhi possono vedere la luce perché altri occhi si sono chiusi allora alla luce, come ha scritto Salvatore Quasimodo.

Sappiamo che, come scriveva Stéphane Hessel, partigiano francese, “Resistere significa rendersi conto che siamo circondati da cose scandalose che devono essere combattute con vigore. Significa rifiutare di lasciarsi andare a una situazione che potrebbe essere accettata come disgraziatamente definitiva.”

Siamo consapevoli che Resistenza oggi significa anche opporsi ad un sistema che distrugge il pianeta, sfrutta il lavoro, allarga ogni giorno di più la forbice tra chi non ha niente e chi ha troppo. Abbiamo ben presente che essere partigiani oggi significa lottare contro la logica orrenda del “Prima noi e poi tutti gli altri”, e che i sovranismi striscianti minacciano i valori per i quali i giovani di allora sono morti. Vediamo con chiarezza che la trappola del debito ingiusto, creata da un’economia malata e triste, porta a mettere il profitto davanti al diritto alle cure, al lavoro, ai beni comuni.

Ci rendiamo conto che il fascismo di allora vive nelle parole di chi chiama “divisiva” questa giornata, di chi propone altre parole invece di quelle universali di Bella Ciao, di chi continua a considerare le donne, colonna portante della Resistenza, solo carne da usare e uccidere, ancora inferiori e un passo indietro all’uomo, di chi strilla sui social “Orgoglio Italiano”.

L’unico orgoglio italiano del quale siamo fieri è quello dei Giganti, come li ha chiamati Stefano Massini, che morirono sulle montagne e nelle città, senza dubitare per un secondo da che parte bisognasse stare. Perché sì, c’erano e ci sono i buoni e i cattivi, e non si vive senza essere partigiani. L’indifferenza uccide, Gramsci lo aveva capito subito.

Per questo riconosciamo come nostre le parole di Sandro Pertini, Presidente Partigiano: “Il fascismo non è un opinione, è un crimine”.

Rendiamo onore al 25 Aprile, non festa banale della libertà, illusione comoda, ma festa della Liberazione, dono ricevuto ieri e da costruire ogni giorno.

Perchè l’antifascismo, piaccia o no ai tanti fascisti che provano a rialzare la testa, resta il fondamento della religione civile del nostro paese e pilastro della nostra Costituzione.

Stiano sereni, ne resterà sempre uno di partigiano, ritto sulla collina, come è scritto nel Partigiano Johnny…La Resistenza è una storia che non finisce, i tanti giovani iscritti all’ANPI lo testimoniano: cammina oggi e sempre sulle loro gambe.

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FEDERAZIONE PD BASSO MOLISE, OSCAR SCURTI: “RICORDARE E RESISTERE”

“Oggi 25 aprile 2020, ricorre il 75° anniversario della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazifascista. In questa giornata, si commemora la “liberazione” del nostro Paese dalle catene del totalitarismo fascista, che ha portato al depauperamento mentale di masse di italiani, restituendole una nuova identità, fondata sui valori della libertà, uguaglianza e antifascismo, donandole un nuovo volto, il cui tratto dominate è la democrazia. Si commemorano tutti coloro che hanno combattuto e creato le condizioni per un paese libero e democratico, perché la memoria non è un esercizio retorico, ma un atto democratico concreto. Pertanto, è fondamentale il valore di questa giornata, che serve a ricordare alle generazioni di oggi e a quelle di domani, la vittoria della democrazia sulla dittatura, la vittoria del fronte democratico sulle barriere del nazifascismo e che la Costituzione italiana è figlia della resistenza. Una resistenza fatta di gente comune: contadini, operai, studenti, parroci, persone di ogni tipo che decisero di opporsi a questa occupazione diventando partigiani e si organizzarono nel movimento di Resistenza agli “invasori” di cui parla “Bella ciao”, diventata la canzone simbolo di quella lotta.

Un 75° anniversario che oggi assume un significato molto particolare, perché ricorre proprio nel momento in cui l’Italia è afflitta da un altro invasore, più subdolo e pericoloso perché invisibile e sconosciuto. Oggi, come 75 anni fa, il popolo italiano è chiamato a resistere all’invasore invisibile.

Una resistenza che oggi, come ieri, è fatta da gente comune: medici, paramedici, infermieri, OSS, personale addetto alle pulizie e tutti i lavoratori impiegati in attività essenziali, chiamati a combattere in prima linea per l’emergenza Coronavirus e resistere per debellare questo nemico invisibile che sta mietendo vittime a più non posso.

“Una mattina, mi son svegliato, o bella ciao, bella ciao, bella ciao,ciao, ciao! Una mattina mi son svegliato, e ho trovato l’invasooor….”.

Probabilmente la state canticchiando mentre leggete, perché se c’è una canzone che parla di speranza e unità, questa è “Bella ciao”, il canto della Resistenza famoso in tutto il mondo.

Il Partito Democratico ha aderito al flashmod lanciato dall’Associazione nazionale partigiani (Anpi) “L’Italia canti ‘Bella ciao’ in ogni casa” per celebrare la Liberazione. L’appuntamento è alle ore 15: dai balconi e dalle finestre l’Anpi invita gli italiani a intonare “Bella ciao”, il canto della Resistenza”.

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PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI:IL VIRUS FASCISTA E IL COVID, UNICA MATRICE NEI CRIMINI DEL CAPITALISMO E DEI PADRONI”

Non restiamo in silenzio, festeggiamo anche nel Molise il 25 aprile, facciamo sentire le nostre voci, le musiche di lotta a partire da quella della Resistenza, sentiamoci come se stessimo anche domani, a ricordare quella gloriosa storia in tutta la sua attualità, ai piedi di Monte Marrone e delle splendide Mainarde, innanzi al cippo di Jaime Pintor, il partigiano morto per la libertà.
Cerchiamo di riprendere in ogni forma possibile uno spazio pubblico, perché è troppo importante questa giornata.

Per una società più libera e più giusta, contro ogni rigurgito fascista in qualsiasi forma oggi si ripresenta pericolosamente.

E dunque per la Memoria di tutte le Vittime del fascismo, di una oppressione sanguinaria al servizio di grandi padroni e banchieri che colpì duramente il movimento dei lavoratori in ascesa, in Memoria delle vittime di una guerra voluta da un regime corrotto e criminale, delle stragi di innocenti, di tutti coloro che vennero deportati come bestie e nei vagoni piombati per finire nei campi di sterminio, degli eroici partigiani che presero le armi per combattere per la libertà.
Come non perderemo mai la memoria dei Martiri delle Resistenza e della barbarie fascista, così sarà per le vite umane perse a causa del virus e del capitalismo che ne ha favorito coscientemente la pandemia dovuta infatti alla sua criminale legge del profitto.
Nessuno pensi, anche nel Molise, di “approfittare” della situazione per offuscare la ricorrenza del 25 Aprile, che deve essere rispettata sempre e per sempre, in quella data, e ogni anno: deve essere sempre onorata ad alta voce da tutti gli antifascisti, dai vecchi e dai nuovi partigiani.

E torneremo senza indugio a lottare nel nome della Resistenza, con la prospettiva della “rossa primavera”, come cantava la parte operaia e popolare delle brigate partigiane.

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GUARRACINO: IL NOSTRO ‘BUON 25 APRILE’ VA A CHI HA AVUTO CORAGGIO

Ahimè quest’anno non potremo celebrare il 25 aprile come vorremmo, non saliremo sul Monte Marrone a portare il nostro doveroso e sentito omaggio al cippo funebre di Giaime Pintor, non ascolteremo scossi e commossi, come ogni anno, le storie dei partigiani sopravvissuti.

Sarà un 25 aprile con un sapore diverso, per noi della UILTuCS e per tutti i molisani. E noi non ricorderemo la Liberazione da una cattedra, come ha fatto il nostro Presidente della Regione nel suo comunicato. Noi della UILTuCS dedichiamo questa giornata a tutti i Sindaci che hanno avuto coraggio, il coraggio di accogliere la nostra richiesta e di emanare ordinanze di chiusura di tutti gli esercizi commerciali per le date del 25 aprile e del 01 maggio, a tutela della cittadinanza e dei lavoratori.

Dedichiamo questo 25 aprile anche a tutti coloro che purtroppo non hanno avuto la fortuna di essere governati da Primi cittadini coraggiosi, ma da Sindaci con la stessa inerzia del Presidente della Regione e che domani ed il 1 maggio andranno a lavorare negli esercizi commerciali che avranno deciso di restare aperti, perchè nessuno glielo ha impedito.

Dedichiamo il 25 aprile a chi la liberazione la sta combattendo sul campo, per renderci liberi da questo male che ci ha privato proprio della libertà, ovvero ai medici, agli infermieri, a tutto il personale sanitario e non, che lavora, a qualunque titolo, ogni giorno negli ospedali, nelle RSA, nelle case di riposo, nelle cliniche: il nostro pensiero va agli operatori delle pulizie, delle mense, della vigilanza armata e non, del portierato, del cup pass.

Dedichiamo questo 25 aprile a tutti coloro che, dall’inizio della pandemia ad oggi, non sono arretrati di un millimetro rispetto al loro dovere, nonostante la paura e nonostante i rischi, e quindi, a tutte le Forze dell’ordine, in particolare a coloro che lavorano quotidianamente per strada, alla Polizia Municipale, ai Vigili del Fuoco, alla vigilanza armata e non armata, ai lavoratori tutti del commercio, piccola, grande e media distribuzione comprese, ai volontari del 118: senza tutti loro, a cui va ogni giorno il nostro abbraccio e la nostra gratitudine, la  nostra città ed il nostro Molise non sarebbero stati gli stessi, in termini di servizi e sicurezza.

A chi, invece, non ha avuto coraggio, come parte della politica molisana, compreso il suo vertice, diciamo che il 25 aprile non ha davvero nulla da insegnarci.

 

(in foto la manifestazione organizzata l’anno scorso a Campobasso)

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