L'appello

Anziani a casa, la petizione online del Comitato San Timoteo: “È discriminazione”

Una petizione online, su Change.org (qui il link), per dire no alla discriminazione (e al pregiudizio) nei confronti di chi ha qualche anno in più e (forse) qualche capello in meno.

A lanciarla è il Comitato San Timoteo che ha voluto farsi portavoce di un tema molto sentito, specie tra gli over 65, e che oltre ad avere una precipua valenza sociale ne ha una altrettanto rilevante di natura squisitamente giuridica. L’appello è rivolto non solo al Presidente della Regione Molise, ma altresì al Capo dello Stato Mattarella e al Presidente del Consiglio Conte.

Già, perché si sta parlando molto – causa coronavirus – di anziani ma non sempre lo si fa nella maniera più rispondente ai loro, sacrosanti, diritti. E molto spesso la ‘lente’ con cui si legge la questione è falsata da stereotipi che in molti casi nulla hanno a che vedere con la realtà.

Sul tema, visto da un’altra angolazione, era intervenuta anche la Garante regionale dei Diritti delle Persone, Leontina Lanciano, che aveva bollato come inaccettabile la discriminazione verso gli anziani e aveva criticato il linguaggio utilizzato a riguardo, anche dai media.

Pandemia e vittime, la Garante: inaccettabile la discriminazione nei confronti degli anziani

 

Nel testo che accompagna la petizione si legge: “Si è insistentemente diffusa in questi giorni la proposta particolarmente inquietante della Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, di segregare in casa gli anziani sino alla fine dell’anno, quindi ben oltre il cosiddetto prevedibile picco della pandemia.

Tale proposta, priva, peraltro, di qualsiasi serio supporto scientifico, è da giudicare gravemente lesiva dei diritti di quei cittadini che verrebbero discriminati in base al solo dato anagrafico e certamente e sostanzialmente condannati a una morte civile.

Ecco perchè intendiamo rivolgere un accorato appello al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio, nonchè al Presidente della Regione Molise affinchè respingano questa nefanda proposta”.

Dunque un riferimento all’articolo della nostra Carta Costituzionale sull’uguaglianza, principio-faro del nostro Ordinamento: “Pur vero che l‘articolo 3 della Costituzione Italiana – nell’affermare che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza ecc. – non fa un espresso riferimento all’età, ma in ogni caso richiama le condizioni personali e certamente l’età è una condizione personale.
Inoltre, l’art. 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo afferma che ogni persona ha diritto alla libertà e che nessuno può essere privato della libertà se non in quei casi tassativamente previsti nello stesso articolo.

L’articolo 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo dispone che il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella stessa Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione”.

Il Comitato conclude affermando che un’eventuale discriminazione in base all’età si paleserebbe, quindi, illegittima costituzionalmente e in violazione di norme della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo. Distanziamento sociale sì, ma discriminazione no.

 

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