Una vita per il calcio

Antonello Toti, il miglior talent scout molisano. Fondò le Acli 52 anni fa

Il 18 aprile di otto anni fa ci lasciava il direttore sportivo campobassano: lanciò calciatori del calibro di Pasciullo, Cianci, Tomasino, Giugliano, Molino. All’apparenza burbero e scontroso, a chi lo conosceva bene regalava aneddoti, battute in dialetto e racconti capaci di riempire un’intera serata. A lui e all’inseparabile amico-collega Antonio Rauso è dedicato l’antistadio di contrada Selvapiana.

Il 18 aprile del 2012 ci lasciava il miglior talent scout che il Molise abbia mai avuto. Se ne andava a 62 anni, strappato alla vita da un male terribile, che non gli lasciò scampo. Antonello Toti era il calcio, inteso nella sua accezione più vera, genuina. Giornate intere sotto il sole cocente, la pioggia battente, la neve, il vento, a guardare partite, studiare giovani talenti, scrutare tra le pieghe di una singola giocata, tra i meandri di un dribbling, di un gol da cineteca. Amava il pallone, ne fece il suo scopo di vita.

 

Antonello Toti fa rima con Acli Campobasso, la storica scuola calcio. La fondò 52 anni fa, nel 1968. Impossibile ricordarlo senza l’amico-collega di sempre, quell’Antonio Rauso che scovò calciatori per lanciarli nel mondo del calcio ‘vero’. Una coppia tosta, indistruttibile, formata da due uomini che si erano ‘fatti da soli’ sulla polvere dei campetti: il ‘Toti-Rauso’ oggi è l’antistadio di contrada Selvapiana. Generazioni di giocatori campobassani, molisani, ma anche di fuori regione. E tutti quei tornei internazionali organizzati nel capoluogo…

Mosse i primi passi da ‘procacciatore’ di talenti in età giovanissima: nei primi anni sessanta è alla scuola calcio Santa Maria, poi alla Tiberiana. Erano i tempi in cui si scontravano i migliori calciatori dei quartieri in sfide sentitissime sul campo degli ‘Orfani di guerra’.

Ha formato anche allenatori e dirigenti. Come non ricordare la grande amicizia con Mario Oriente, con Peppe D’Elia. Ma pensiamo anche ai mister Carlo Oriente, Carmine Rienzo, Pinuccio Silva, Mario Vavolo. Ha collaborato a più riprese col Campobasso, sia nei fasti che nelle ripartenze. Ha fatto grandi cose con il Castel di Sangro di Gabriele Gravina. Poi l’avventura al Trivento, con Edoardo Falcione e Marco Meo, ora al timone delle Acli. Anche l’attuale segretario sportivo del Bari, Davide Teti, legatissimo ai Lupi, lo ricorda sempre con affetto per “gli insegnamenti ricevuti”. Come Pompilio Mandato, già trainer della juniores rossoblù.

 

Scontroso, spigoloso a prima vista. Ma con un cuore grande. Bisognava conoscerlo bene Antonello Toti per capirne l’essenza. Battute, campuascianità orgogliosamente ostentata, competenza. E una invidiabile capacità di raccontare fatti, aneddoti, esperienze, facendo vivere tutto come se si assistesse in diretta. E quel “Uagliò” sempre presente nei dialoghi con gli amici e il suo immancabile sigaro fumato tra un provino e l’altro.

 

Per fare qualche nome, Toti lanciò Carmelo Parpiglia, che fu uno dei migliori difensori del Campobasso nonché calciatore di ottimo livello in serie B. La lista è lunga: Luigino Pasciullo da Montemitro, forse il calciatore molisano più forte di sempre. I campobassani Nello Cianci, Michele Tomasino, Enzo Nunziata. E ancora, Ugo Armanetti, Gennaro Barbiero, espressioni nostrane che si sono affermate anche fuori dai confini regionali. Ma anche Domenico Giugliano, roccioso centrocampista lanciato sotto la gestione Scasserra, Gigi Molino che iniziò giovanissimo con la maglia del Castel di Sangro, e Aurisano, Ferro. Più recentemente, Kevin Magri, Danilo Fusaro e Mauro Del Zingaro.

Foto Maurizio Cavaliere

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